La Corte di appello ha ridotto la pena da 13 anni e mezzo a 12 ma ha confermato il reato. Respinto il ricorso contro i 30mila franchi per torto morale
Reato confermato (tentato assassinio) ma pena ridotta dai 13 anni e mezzo, inflitti in primo grado dal Tribunale penale cantonale, a 12 anni. Questa la decisione della Corte di appello e revisione penale (Carp), presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will, nei confronti dell’ex gerente 52enne della stazione di servizio Eni, in via Motta a Bellinzona, che nel febbraio 2022 all'interno del magazzino colpì almeno otto volte e di spalle, con una mazza da hurling, un conoscente con cui aveva una vertenza privata di natura finanziaria, dovendogli circa 25mila franchi derivanti dalla vendita di un furgone.
La vittima 57enne era rimasta gravemente ferita e tutt’oggi porta i segni dell’aggressione: frattura della calotta cranica e seri danni cerebrali. L’imputato, uno svizzero di origini polacche, da allora si trova in carcere. Patrocinato dall’avvocata Maria Galliani, in Appello ha chiesto ma non ottenuto la derubricazione del reato principale da tentato assassinio in ‘tentato omicidio intenzionale commesso con dolo eventuale in eccesso di legittima difesa putativa’; e perciò una pena non oltre i 6 anni e mezzo Malgrado il non accoglimento in questi termini, la Carp ha comunque diminuito di un anno e mezzo il periodo di carcerazione. In tal senso il ricorso d’Appello può dunque dirsi parzialmente accolto. Ma in ogni caso a pesare sulla definizione del reato, secondo i giudici della Carp, sono state la premeditazione e l’efferatezza.
Confermata dunque la tesi accusatoria del procuratore pubblico Luca Losa, secondo cui l’imputato aveva attirato la vittima nel magazzino con l'intenzione di ucciderla e liberarsi del problema che lo assillava da oltre un anno. Secondo il magistrato inquirente solo il caso (l'intervento di un passante che ha allarmato la polizia e la decisione di un agente di entrare nel magazzino, ndr) ha fatto sì che la vittima sopravvivesse.
Da notare che la difesa aveva riscontrato una discrepanza formale e sostanziale fra le motivazioni scritte della condanna di primo grado (dove venivano indicati 13 anni) e il dispositivo di sentenza pronunciato nel marzo 2024 dal presidente della Corte delle Assise criminali, giudice Amos Pagnamenta, che invece indicava i 13 anni e mezzo.
Pure contestato in Appello, ma infine confermato dalla Carp, l’indennizzo per torto morale pari a 30mila franchi. Non era inoltre stata contestata dalla difesa la pena pecuniaria inflitta sempre dal Tribunale penale per il côté dei reati patrimoniali, ossia le 180 aliquote sospese per due anni con la condizionale per appropriazione indebita ripetuta e falsità in documenti.