Bellinzonese

Appello dal Gottardo per il Primo agosto: ‘Amare da morire anche il nemico’

Sul Passo l’amministratore apostolico Alain de Raemy ha invitato a riconoscere nella croce svizzera la vittoria dell’amore sulla morte e sull’odio

(Ti-Press)
1 agosto 2025
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Più che agli oltre cinquanta conflitti attualmente in corso nel mondo, sul Passo del San Gottardo durante la messa per festa della patria l’amministratore apostolico Alain de Raemy ha rivolto sottotraccia le proprie riflessioni a ‘chi’ quelle guerre le vuole, le alimenta, le pianifica e vi partecipa con obiettivo strategico il controllo dei territori e delle risorse, ma in particolare anche o soprattutto l’annientamento delle persone. Partendo dall’augurio di pace per tutta la nazione e dal ruolo che qualunque cittadino, nel buon nome della croce elvetica, può avere in questo periodo storico molto critico, focus su chi annienta e su chi cerca di opporsi. Quella pace più volte evocata da papa Leone sin dal giorno della sua elezione.

Durante l’omelia proposta in italiano, francese e tedesco alla presenza di alcune migliaia di fedeli saliti sul Passo insieme ai rappresentanti delle comunità cristiane della Svizzera italiana, citando la prima lettura di San Paolo monsignor de Raemy ha detto che «forse, anche se difficile, qualcuno è disposto a morire per un giusto. Forse, ma solo in circostanze particolari, qualcuno accetta di morire per la madre-patria. E dunque si capisce che morire per una persona cattiva, morire per il nemico, morire per chi ti odia... nessuno lo fa! Non esiste!». Gesù «non muore solo per i suoi amici ma anche per i suoi nemici! E dunque figurati! Tu sei amato da uno che è capace di amare anche chi lo odia, lo vuole uccidere e lo uccide! Questo sorpassa davvero tutto quello che uno può immaginare! Ma siamo coscienti di quello che implica?». Un cristiano o una cristiana, ha proseguito, «possono morire per la patria, sì, ma lo faranno davvero da cristiani solo nella consapevolezza di essere chiamati ad ‘amare da morire’ anche il nemico che ti vorrebbe uccidere. Più alto rispetto umanitario non c’è: l’amore cristiano».

‘Guerre, ingiustizie, povertà: a che punto siamo dopo duemila anni?’

Guardando poi ai duemila anni di cristianesimo, de Raemy ha posto pesanti interrogativi citando il Vangelo di Luca: «Buona novella ai poveri, liberazione ai prigionieri, vista ai ciechi e libertà agli oppressi: realizzate? A che punto siamo dopo 2’000 anni e 49 anni santi? Abusi di ogni tipo, guerre e ingiustizie anche nei Paesi cosiddetti della buona vecchia cristianità, aborti a non finire... È possibile chiederci di guardare alla vita con occhi diversi? Sapete forse quanti sono i nostri fratelli e sorelle cristiani che oggi vivono nell'angoscia ma la trasformano in speranza? Che rispondono alla violenza con la forza della pazienza, alla vendetta con il dialogo, alla provocazione con l'offerta di riconciliazione, all'odio col perdono? Quanti sono oggi questi santi e queste sante tra i poveri, i prigionieri e gli oppressi che stanno realizzando la buona novella, in Palestina e in Israele, in Ucraina e in Russia, in Iran e negli Stati Uniti, nello Yemen, in Ruanda o in Congo, e in Svizzera? Quanti sono? Nessuno lo sa. Ma esistono. E perseverano. E non sono delusi. La speranza non delude! Il cardinale Pizzaballa li conosce a Gaza! Sono la storia più vera. Sono il Giubileo permanente della Chiesa. Sono l'Anno santo che si vive ogni anno».

‘Dovremmo festeggiare come cristiani’

Chiudendo il cerchio con la festa nazionale, l’amministratore apostolico ha lanciato un monito: «Se oggi noi cristiani festeggiamo, allora dovremmo farlo davvero come cristiani. Come amici di Gesù che vivono e danno l'esempio della loro speranza: una speranza attiva, e non solo un pio desiderio! Quella speranza cristiana che riconosce in un crocifisso la vittoria definitiva sulla morte, l'odio e la violenza. Nella nostra bandiera svizzera riconosciamo, nel segno della croce, la vittoria dell'amore sulla morte e sull'odio! Una croce bianca luminosa che illumina lo sfondo rosso sangue: non è forse l'effetto dolce e potente di un risorto amorevole? Sotto una tale bandiera, sotto un tale segno, non si può più odiare il nemico, si può solo prendersi cura di tutti e vivere».