Il titolare di IngEne sospende il progetto previsto ad Acquarossa: ‘Tempistica e politica non giocano a favore’. I sette punti critici della commissione
«Considerato quanto successo dal profilo politico, e valutata a freddo la situazione, mi vedo costretto a sospendere il progetto». È risoluto Daniele Bernasconi, titolare della ditta IngEne di Cadenazzo attiva nel fotovoltaico e promotrice in Val di Blenio del parco solare alpino previsto all’Alpe di Laveggia su un terreno di 200mila metri quadrati di proprietà del Patriziato di Ponto Valentino. A pesare è la non decisione del Consiglio comunale di Acquarossa, che riunitosi il 16 luglio ha rinviato la trattanda all’autunno ritenendo di non poter preavvisare il progetto sulla scorta delle informazioni, ritenute insufficienti, contenute e allegate al messaggio municipale. Da qui l’invito rivolto al promotore affinché in settembre presenti al Legislativo un quadro esaustivo dell’investimento da 20-25 milioni di franchi.
«Ma l’incontro non ci sarà – spiega Bernasconi – perché questo ulteriore scalino istituzionale ci impedisce di stare nei tempi dettati dalla politica federale». La quale impone di depositare la domanda di costruzione entro il 31 dicembre 2025 per poter beneficiare dei contributi federali fino al 60% dell’investimento. «Quindi riprenderemo eventualmente il filo del discorso solo se Berna dilaterà ulteriormente, come parrebbe essere, stando a voci di corridoio non confermate, i tempi dell’offensiva Solar Express tramite una nuova modifica della Legge sull’energia. In caso contrario il discorso con Acquarossa cadrà. E sarebbe un peccato, perché il progetto è molto interessante, i finanziamenti sono garantiti e la redditività prevista soddisfa i partner coinvolti».
Già a metà luglio, ricordiamo, Bernasconi aveva indicato su queste colonne quanto in realtà sia in salita la cosiddetta ‘procedura facilitata’, così dipinta dalle autorità federali: «Nel corso degli anni – ci aveva detto – la mia ditta ha realizzato centinaia di impianti fotovoltaici e quello dell’Alpe di Laveggia è di gran lunga il più complesso, oltre che tecnicamente in particolare anche dal profilo procedurale. Infatti l’iter presenta dei passi formali molto complessi che richiedono ciascuno parecchio tempo». Quello dell’avallo del Consiglio comunale, poi, si è aggiunto un po’ all’ultimo momento, ciò che rosicchia altri mesi preziosi senza alcuna garanzia di riuscita. «A questo punto – conclude Bernasconi – diventa per noi impossibile stare nei tempi federali senza certezze politiche locali. Le due cose non vanno di pari passo. Tanto più che l’iter è molto oneroso: centomila franchi già solo per allestire la domanda di costruzione. Ma come detto, se Berna allungherà ulteriormente i tempi, se ci sarà per esempio ancora tutto il 2026 a disposizione, sarò ben disposto a presentare i dettagli richiesti dal Comune. Gli stessi, aggiornati, che avevo già esposto nella primavera 2024 all’assemblea patriziale dichiaratasi poi favorevole a concedere il diritto di superficie».
Ma cosa chiede il Legislativo di Acquarossa? Il rapporto della Commissione edilizia, pubblicato sul portale del Comune il giorno dopo la seduta di Cc, non è all’acqua di rose. È anche basandosi su questo rapporto, due paginette suddivise in sette punti, che il plenum ha votato il rinvio dopo ampio e approfondito dibattito. Dapprima, citiamo, la commissione afferma di condividere l’importanza strategica di implementare le energie rinnovabili e perciò riconosce l’urgenza di procedere in questa direzione: “Tuttavia il progetto presentato solleva diverse perplessità, di merito e metodo, che rendono al momento impossibile esprimere preavviso favorevole”. Il dossier presentato “è insufficiente per un’approvazione consapevole”. Il rapporto allegato al messaggio municipale, elaborato da IngEne, “risulta molto carente. Manca in particolare di dettagli tecnici relativi agli accessi, allacciamenti elettrici ed eventuali infrastrutture di servizio necessarie per l’esercizio del parco solare, e soprattutto di un ‘render’ che possa mostrare in modo chiaro e il più realistico possibile l’inserimento dell’impianto nel contesto paesaggistico”.
Senza contare, punto secondo, che lo scorso ottobre il Cc ha votato una variante di Piano regolatore e stanziato quasi 400mila franchi per il nuovo percorso di mountain bike da Campra al Nara che transita nella medesima zona: perciò, “la destinazione prevalente dell’area è turistica o energetica? Se si ipotizza una convivenza, perché non si prevede almeno una condivisione delle strade d’accesso e relativi costi?”. Terzo punto, i benefici per la popolazione. Infatti l’impatto dell’impianto, a mente della Commissione edilizia, sembra andare ben oltre il Patriziato: “Riguarda l’intera comunità. Legittimo chiedersi in che misura il Comune e suoi cittadini potranno trarre benefici, per esempio in termini di partecipazione alla Sa, indennizzi energetici, fornitura di energia rinnovabile, costi ridotti”. Citato in particolare il fatto che il Cc abbia approvato il Piano energetico intercomunale: “Si chiede quindi di usare questo strumento per cercare di coordinare e sfruttare al meglio il potenziale di questo e altri progetti di energia rinnovabile, creando per esempio una Comunità energetica locale che potrebbe gestire e vendere quanto prodotto”.
Nel quarto punto la commissione evidenzia che non si esplicita in base a quale accordo la Sa responsabile del parco solare prenderebbe il domicilio in paese. Quinto, non è chiaro quale sarebbe il peso formale di un eventuale consenso del Cc: vincoli per il Comune? Implicazioni giuridiche e operative? Punto sei, la Sa otterrà una privativa esclusiva? Il progetto potrà essere ceduto a terzi? In che modo verrà regolata l’eventuale remunerazione del Comune? Infine la tempistica: la commissione ritiene “spiacevole” constatare che, pur essendo stato annunciato già nell’aprile 2024, il progetto sia stato sottoposto al Legislativo solo nell’estate ’25, sei mesi prima della scadenza del termine per la procedura agevolata: “La fretta e la mancanza di tempo non favoriscono un’analisi approfondita né decisioni ponderate. Progetti di questa portata richiedono trasparenza, pianificazione e condivisione”.