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Vuoi fare la guardia del Papa? Appello anche ai 12enni

A Bellinzona sabato 20 settembre una giornata informativa rivolta ai giovani ticinesi, una novità alle nostre latitudini per avvicinare gli interessati

Richiesti almeno 26 mesi di servizio consecutivi
(Ti-Press)
15 settembre 2025
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Da grande farò la guardia del Papa. Non l’anno prossimo o fra due anni, ma da grande. È l’elemento della ‘giovane età’ a spiccare in vista della giornata informativa sul reclutamento che la Guardia svizzera pontificia ha agendato per sabato 20 settembre nella sala patriziale al primo piano di Palazzo civico a Bellinzona. Un’occasione rivolta ai ragazzi sin dai 12 anni d’età, fino ai 19, i quali oltre a ricevere tutte le informazioni di dettaglio potranno anche incontrare e parlare con due guardie ticinesi bardate di tutto punto. E dai loro racconti comprenderne le motivazioni e le aspirazioni. Testimonianze utili e motivanti per chi sta meditando di candidarsi.

Attualmente il Corpo conta circa 140 fra militi e ufficiali, di cui undici ticinesi, e il ricambio è abbastanza importante visto che al termine del periodo minimo di permanenza, pari a 26 mesi, un numero significativo di guardie lascia per tornare alla vita civile e professionale oppure agli studi. C’è però chi decide di prolungare la permanenza in Vaticano, tant’è che attualmente più di un terzo del Corpo vanta più di quattro o cinque anni di servizio. Ma questo non basta a mantenere un livello sufficiente, perciò si rende necessario organizzare sovente appuntamenti informativi in tutta la Svizzera, in ottica di reclutamento, per raggiungere ogni regione linguistica anche in contesti di orientamento professionale.


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Il momento cruciale del giuramento, impegno solenne a servire e difendere il pontefice

Una novità dunque per il Ticino l’evento del 20 settembre. «Possono prendervi parte tutti gli interessati, sia i giovanissimi sia ovviamente i loro familiari e accompagnatori», sottolinea il capitano Christian Kühne, capo del personale, della comunicazione e del marketing della Guardia svizzera pontificia. Non è necessario annunciarsi, è possibile presentarsi a qualsiasi ora fra le 9 e le 15, e in programma ci sono la proiezione di filmati, spiegazioni di dettaglio, la possibilità di porre domande e anche di sorseggiare qualcosa grazie al rinfresco offerto. Particolare attenzione sarà riservata alle condizioni, al profilo e al processo di selezione: informazioni queste di competenza del responsabile dell’arruolamento, anch’egli presente (tutte le info su www.guardiasvizzera.ch).

Si comincia fra Roma e Isone

Oltre alla cittadinanza svizzera, uno dei requisiti fondamentali per poter entrare a far parte del Corpo è l'aver completato la formazione militare (scuola reclute). Una volta ammessa, l’aspirante guardia trascorre due mesi in Vaticano dove riceve nozioni pratiche e teoriche fondamentali per comprendere a fondo il contesto in cui opera, a cominciare da quello spirituale e culturale; la seconda parte si svolge sulla piazza d’armi di Isone dove la Polizia cantonale addestra all’uso delle armi e all’autodifesa. Degne di nota anche le collaborazioni sia con l’Esercito svizzero per la formazione dei quadri e in materia di protezione personale, sia con l’Istituto svizzero di polizia per quanto riguarda la formazione continua, sia con alcuni Corpi di Polizia cantonale in materia di tattica. Il tutto poi orientato, guardando avanti nella vita, a conseguire un attestato federale quale specialista in sicurezza, figura assai ricercata dalle istituzioni pubbliche come pure dal settore privato.

‘Esperienza sfidante e unica’

«Focus sulla cosiddetta generazione Z», ha rimarcato Kühne riferendosi ai ‘nativi digitali’ nati a cavallo del millennio e tecnicamente descritti (cit. Wikipedia) come “avvezzi all'uso della tecnologia e dei social media, che incidono per una parte significativa sul loro processo di socializzazione”. Come trasformare questo profilo in guardie che lavorano con divise pittoresche, armate di pistola e di alabarde che devono essere in grado di maneggiare, chiamate molto concretamente a difendere realtà storiche come il Papa e il Vaticano? «Qui gioca un ruolo importante la voglia di confrontarsi con due punti forti: una missione concreta e gerarchie chiare», risponde Kühne. Dal canto suo il portavoce Eliah Cinotti sottolinea che «fare la guardia svizzera può rientrare in quella categoria di esperienze sfidanti e uniche e perciò molto stimolanti sotto più punti di vista».

E le donne? Deciderà Leone

Più in generale il Comando sottolinea che oggigiorno le aziende operano in un mercato caratterizzato da rapidi cambiamenti tecnologici e sociali, e in tale contesto la Guardia pontificia non fa eccezione: “Il reclutamento di giovani talenti rappresenta non solo una necessità, ma una straordinaria opportunità per portare innovazione, dinamismo e nuove competenze. Tuttavia per attrarre e trattenere efficacemente i giovani, è necessario comprenderne le aspettative e adattare l’approccio. Anche la nostra organizzazione non sfugge a questa logica, alle influenze, all’agilità e alle fluttuazioni del mercato del lavoro”. In tutto ciò una fase cruciale è quella del reclutamento che include un viaggio informativo di alcuni giorni a Roma, un’ulteriore giornata informativa e poi la prova di abilità al servizio. In tutto ciò, a 519 anni dalla fondazione del Corpo risalente al 1506, viene spontaneo chiedersi se e quale ruolo possa giocare la donna. «Al momento nessuno», risponde Cinotti: «Sul piano logistico l’attuale caserma non consente un adeguato inserimento e il Papa non si è ancora espresso in materia». Mentre Bergoglio aveva soprasseduto, compete ora a Leone XIV decidere. Intanto la nuova caserma prevista entro il 2030 è stata progettata per poter accogliere, se sarà il caso, anche guardie di sesso femminile. Sarebbe un passo storico e – secondo gli osservatori progressisti e meno tradizionalisti – benvenuto.