Bellinzona: Verdi-Fa-Indipendenti chiedevano un’ordinanza ma la competenza è del Municipio. Branda: ‘Potrebbe essere una situazione da regolamentare’
Un’ordinanza comunale per prevenire l’inquinamento luminoso. È ciò che chiedeva di istituire il gruppo Verdi-Fa-Indipendenti, prima firmataria la consigliera Lorenza Giorla-Röhrenbach, con una mozione presentata lo scorso febbraio. La quale, ritenuta irricevibile dal Municipio, è stata nel frattempo ritirata. L’esecutivo nel suo preavviso spiega che la competenza di elaborare e adottare un’ordinanza che definisca criteri e linee guida per l’illuminazione pubblica e privata, come richiesto, è del Municipio e non del Consiglio comunale. Al legislativo compete semmai l’adozione o la modifica di regolamenti comunali. Lo stesso discorso vale per le altre proposte contenute nella mozione: promuovere la sensibilizzazione della popolazione e degli attori economici sui benefici della riduzione dell’inquinamento luminoso. Essendo ritenute subalterne alla richiesta di elaborare e adottare un’ordinanza, “sono pure da considerarsi come un invito al Municipio (che ne ha la competenza) a intraprendere i passi necessari secondo quanto stabilito nella mozione”. Nello specifico il gruppo Verdi-Fa-Indipendenti chiedeva anche di prevedere orari di spegnimento o riduzione dell’intensità luminosa per l’illuminazione pubblica e commerciale, dove possibile e compatibile con la sicurezza pubblica. E anche di “ridurre il fabbisogno energetico e ottimizzare i costi di gestione uniformando sull’intero territorio comunale le caratteristiche dell’illuminazione esterna, pubblica e privata”. Tutto ciò per garantire “una migliore qualità di vita, un ambiente più sano e un utilizzo più efficiente delle risorse energetiche”.
Su questo tema dunque il Cc ha le mani legate essendo la regolamentazione dell’illuminazione pubblica e privata completamente in mano all’esecutivo. Raggiunto dalla redazione, il sindaco Mario Branda precisa che «le ordinanze sono di competenza del Municipio, mentre con una mozione si possono trattare solo argomenti di competenza del Consiglio comunale, ma non è questo il caso. È per questo motivo che l’abbiamo preavvisata come irricevibile». Si tratta quindi di una questione formale, ma il tema non meriterebbe quantomeno d’essere approfondito? Poiché è risaputo: l’inquinamento luminoso può alterare l’ecosistema con ripercussioni negative su flora, fauna, paesaggio ma anche sull’uomo e sulla qualità del suo sonno. Non da ultimo ridurre tali emissioni significa utilizzare meno energia e risparmiare sui costi pubblici e privati. Ma mancando un’ordinanza specifica, la Polizia comunale non può nemmeno intervenire qualora sia segnalata una situazione problematica. «Sì, effettivamente non posso escluderlo, potrebbe essere un tema degno di attenzione», risponde Branda. «Va comunque detto che non abbiamo ricevuto particolari segnalazioni riguardo a situazioni problematiche. Ma non è nemmeno da escludere l’ipotesi di regolamentare questo aspetto, dobbiamo però approfondire la situazione».
Le situazioni di malcontento però non mancano e ne avevamo riferito nell’edizione del 15 gennaio. C’è chi è esasperato per l’agire di vicini che illuminano giorno e notte l’esterno delle loro abitazioni, in alcuni casi tramite diversi e potenti faretti, arrecando disturbo ai confinanti a causa di luce indesiderata che penetra nottetempo nelle stanze nonostante la presenza di persiane, tende e tapparelle. Nei casi in cui non sia possibile trovare una soluzione tra le parti, i cittadini si rivolgono ai servizi comunali che però, al pari della polizia, hanno un margine d’intervento limitato: “Attualmente non sussiste alcuna base legale per poter vietare l’illuminazione privata in determinate fasce orarie”, è stata la risposta data a una richiesta d’intervento inoltrata da un privato.
Limitazioni che invece vengono ben esplicitate nelle ordinanze: in quella di Lugano si legge infatti che ‘Le illuminazioni esterne di qualsiasi genere e le insegne pubblicitarie devono di regola essere spente dalle ore 24 fino alle ore 6’. Limitazioni che renderebbero più semplice anche il compito della polizia, la quale invece a Bellinzona, in casi come quello sopracitato, ha il compito di ‘mediare’ tra vicini ‘al fine di trovare una possibile soluzione al problema’.
Pur essendo la seconda città del Ticino per numero di abitanti e la prima per superficie fra centro e quartieri, a differenza delle altre città del cantone e di alcuni comuni minori, Bellinzona è dunque tutt’oggi sprovvista di un’ordinanza per contenere l’inquinamento luminoso. A tal proposito nella mozione i consiglieri facevano notare che “numerosi comuni in Svizzera e all’estero hanno già adottato misure per regolamentare l’illuminazione pubblica e privata, riducendo le emissioni superflue senza compromettere la sicurezza”. In particolare la “Legge federale sulla protezione dell’ambiente e le direttive cantonali in materia raccomandano l’adozione di misure volte a ridurre la dispersione luminosa e a promuovere un’illuminazione efficiente e sostenibile”.
La mancanza di regole in questo ambito aveva anche fatto scattare tre anni fa un’interpellanza dei Verdi che chiedevano se vi fossero regolamenti o ordinanze in vigore e quali iniziative intendesse eventualmente portare avanti il Municipio per contrastare l’inquinamento luminoso. Nella sua risposta l’esecutivo spiegava che in quel momento – come anche oggi – non erano in vigore né regolamenti né ordinanze. Unicamente le Norme d’attuazione del Piano regolatore del quartiere di Bellinzona prevedevano che l’illuminazione degli stabili venisse espressamente richiesta al Municipio e da esso approvata. Napr che in più casi non vengono rispettate.