Confronto fra municipali e forze dell’ordine su temi caldi come lo spaccio in stazione e le violenze alla pensilina. Folto pubblico alla serata del Centro
All’interrogativo ‘Bellinzona città sicura?’ La sezione del Centro ha cercato di fornire alcune risposte e chiavi di lettura durante il dibattito organizzato ieri in un affollato auditorium di BancaStato. Un centinaio i presenti confrontati con conferenzieri che hanno fatto emergere situazioni concrete parzialmente disallineate con i dati statistici indicanti un Ticino ben messo sul piano nazionale (Lugano è costantemente in cima alla classifica fra le città svizzere più popolose) sebbene non sfugga ai fenomeni emergenti. Sotto gli occhi di tutti – per fare alcuni esempi di cronaca recente – i ripetuti episodi di violenza giovanile alla pensilina di Lugano, il consumo di crack al Parco Ciani e lo spaccio in zona stazione a Bellinzona. Le autorità e rispettive polizie che fanno? Hanno strumenti e forze a sufficienza? Il loro approccio è corretto e all’altezza? L’impianto legislativo risulta adeguato?
Mentre è in corso la consultazione allargata sulla proposta ‘Polizia ticinese’ elaborata dal Dipartimento istituzioni in alternativa al criticato modello di ‘Polizia unica’ (la decisione compete al Gran Consiglio), dai municipali responsabili della Sicurezza arrivano risposte incoraggianti. «Si può sempre fare meglio – ha premesso Mauro Minotti, capodicastero a Bellinzona – ma considerate le risorse a disposizione ritengo che il nostro corpo si coordini adeguatamente con la Cantonale e offra un servizio all’altezza delle aspettative nell’intero comprensorio, e non solo in quello centrale, per gestire situazioni che in effetti capitano ma che a volte vengono ingigantite». Sulla stessa lunghezza d’onda l’omologa luganese Karin Valenzano Rossi: «Di fronte a certi episodi di violenza inaudita, una parte della cittadinanza chiede più polizia. Che invece già agisce sul terreno e collabora adeguatamente con la Cantonale. Purtroppo certi episodi si verificano anche quando la polizia c’è, vedi il 1° agosto alla pensilina. Peraltro schierando ancora più agenti si correrebbe il rischio di alimentare la sensazione di una città non sicura, quando in realtà lo è molto più di altre». Viene in aiuto Marco Zambetti, capo Gendarmeria della PolTi: «Le cifre ufficiali indicano che negli ultimi cinque anni la delinquenza in Ticino non è aumentata. Le criticità però non mancano e, se pensiamo alla stazione di Bellinzona, il disagio è più visibile. Anche perché la mobilità è migliorata parecchio anche per il popolo della notte che in pochi minuti di treno si sposta da Locarno a Bellinzona a Lugano». Le stazioni registrano dunque un via-vai accresciuto rispetto ad alcuni anni fa.
Un sondaggio empirico proposto dal Centro in vista della serata (circa 160 le risposte rientrate), indica che il 20% ritiene Bellinzona molto sicura e il 60 piuttosto sicura; però il 45% sostiene che negli ultimi cinque anni la sicurezza sia diminuita. Il 68% non si sente sicuro in stazione, il 30 in golena, il 25 ovunque. A preoccupare di più è la presenza di persone moleste (63%), il disagio giovanile (53), gli atti di vandalismo (40), la criminalità (30), la scarsa illuminazione pubblica (25). Stazione dunque in ‘pole’. «Tuttavia – evidenzia Gianfranco Salvatico della Polizia trasporti Ffs – un sondaggio ufficiale delle Ferrovie dice che quella di Bellinzona è una delle più sicure della Svizzera. Evidentemente la percezione dei turisti è diversa da quella dei residenti». È proprio nelle stazioni o nelle loro vicinanze che i giovani comprano grandi quantità di superalcolici, per poi spostarsi in continuazione. Valenzano Rossi: «I superalcolici costituiscono un gran problema. In particolare sono un fattore scatenante di atteggiamenti molto molesti fuori dai locali. Accentuano l’emulazione e il fare branco. Ma alla fine la polizia si ritrova a gestire sempre gli stessi soggetti. Un aiuto lo vedrei in una vera struttura di presa a carico, che manca in Ticino. Quanto a noi, abbiamo avviato un approfondimento con i vari portatori d’interessi presenti nel centro cittadino. Qualcuno suggerisce, e potrei essere d’accordo, che la polizia integri degli operatori sociali, come ha fatto il Belgio».
Stefano Moro, direttore di Securitas, pone l’accento sulle segnalazioni dei cittadini e sulla corretta valutazione delle tendenze: «Sono fattori determinanti per poter organizzare un’azione adeguata. Di sicuro osservando cosa succede di notte, dico che c’è un evidente problema sociale». Eppure la polizia nel corso dei decenni non è stata a guardare. Zambetti: «Abbiamo costituito il Gruppo visione giovani e quello per i minorenni. Se certi fenomeni si ‘prendono’ in tempo, i risultati si vedono. Quanto ai nostri agenti, le nuove generazioni hanno un approccio molto più ‘sociale’ rispetto alla vecchia guardia. Semmai i Comuni potrebbero investire di più negli operatori di strada». Bellinzona in questo ambito è esemplare, avendovi man mano dedicato più risorse. Però il sondaggio del Centro dice un’altra cosa: il 45% vorrebbe schierati più agenti e un altro 45% una maggiore presa a carico. Il primo dato è in linea con un sondaggio ufficiale proposto a suo tempo a Lugano: «Se da un lato rimane un tema aperto il presidio delle zone calde – osserva Valenzano Rossi – dall’altro non si è voluto ‘militarizzare’ la città. Abbiamo optato per una soluzione più equilibrata istituendo l’agente di quartiere».
Tornando nella Turrita, un’indicazione positiva la fornisce Moro: «Il rapporto di polizia sul sabato sera del Rabadan 2019 indica quattro vetrine rotte, tre risse con almeno venti persone coinvolte e il ritiro di 80 coltelli, dieci tirapugni, una pistola e un fucile. Da allora queste cifre si sono ridotte parecchio, segno che la sensibilizzazione ha raggiunto l’obiettivo, sebbene si registrino purtroppo ancora gravi atti di violenza, comunque non così frequenti». Concorda Valenzano Rossi: «Talvolta la violenza cui assistiamo è inaudita. Dal profilo sanzionatorio la legislazione è inadeguata e i tempi giudiziari troppo lenti». Una risposta può darla la politica.