Una carrellata di immagini storiche nell'esposizione di Garbani alla stazione della funivia a Colmanicchio e un nuovo parco giochi in zona seggiovia
Una mostra fotografica allestita all’arrivo della funivia a Colmanicchio e un nuovo parco giochi situato ai margini del pratone, sotto la partenza della seggiovia per Cimetta. Venticinque anni dopo, sono gli echi della rinascita di Cardada con i profondi mutamenti societari che l'avevano accompagnata e il netto cambio di marcia nell’approccio della regione alla sua montagna di riferimento. Tanto netto – va ricordato – da risultare a suo tempo addirittura traumatico, con l’epocale sorpasso di spesa e la conseguente operazione di risanamento economico, dolorosa ma imprescindibile per raggiungere la stabilità e il consolidamento che fanno oggi della Cardada impianti turistici una società sana e della montagna una meta ambita dai turisti (molto meno, ma questo è un problema destinato a rimanere, dai locali residenti nei Comuni azionisti).
Premesso questo, non è probabilmente casuale il tono moderato con cui si è deciso di sottolineare il primo quarto di secolo di attività della nuova Cardada. Lasciati gli squilli al passato, il presente è caratterizzato da numeri soddisfacenti, da un ampio corollario di iniziative che consentono di costantemente ravvivare l’offerta, nonché da investimenti per la valorizzazione del territorio, anche ma non solo in ottica turistica. Ne è un buon esempio il laghetto multifunzionale inaugurato pochi mesi fa all’Alpe Cardada. Fra quelli da mettere in cantiere potrebbe (dovrebbe) esserci la ristrutturazione della capanna a Cimetta, punto d’arrivo degli impianti Cit. La struttura è di proprietà dello Sci Club e abbisogna di importanti interventi di miglioria e di adattamento, ma il sodalizio, ormai da 7 stagioni senza missione sciistica, da solo non è in grado di finanziare e gestire un investimento che, secondo l’ultimo progetto, dovrebbe aggirarsi sui 3 milioni di franchi. Come già riferito sulle pagine della “Regione”, si tratta di esplorare possibili scenari di collaborazione in quota con Pro Cardada e, soprattutto, Cardada impianti turistici.
Sabato mattina alla doppia inaugurazione aleggiava dunque tutta questa storia, con il suo carico. Fra i protagonisti di un tempo sono stati osservati almeno tre profili significativi come l’ex amministratore delegato e poi presidente del Cda della prima Cit, Ferruccio Nessi; Gianbeato Vetterli (oggi membro di Cda e municipale a Orselina), che anch’egli da presidente, e poi da amministratore delegato, unitamente al Cda rinnovato si era preso carico del risanamento economico; e Paolo Bürgi, l’architetto che aveva curato gli aspetti paesaggistici del più ampio progetto riguardante le stazioni di partenza e d’arrivo della funivia, firmato da Mario Botta.
Protagonisti di un tempo, e nel tempo, sono stati del resto anche Marco e Luca Garbani Nerini, i fotografi cui si devono le immagini del processo di rinascita della stazione di Cardada, oltre a quelle che raccontano un lontano passato della montagna, recuperate da negativi ereditati da papà Marco. Come sottolineato dal nuovo presidente della Cit Sa, Michele Fumagalli, «quella che inauguriamo è molto più di una sequenza di immagini: è un racconto visivo che ci riporta alle origini del nostro legame con Cardada». Un legame, ha ricordato, vecchio di oltre un secolo, risalente al 1901, con la posa della croce all’Alpe Cardada «e che da allora non ha mai smesso di evolvere».
Fumagalli ha evidenziato date e passaggi storici come il 1906, con l’entrata in funzione della funicolare Locarno-Orselina; gli anni Trenta del ’900, quando gli Sci Club di Solduno e Locarno costruirono le prime capanne «dando vita a una cultura alpina fatta di passione e spirito comunitario». Poi arrivò la Floc (1950) con il primo presidente Luigi Pedrazzini «e altri 20 pionieri» grazie ai quali venne avviata la costruzione della prima funivia Orselina-Cardada, inaugurata nel ’52 e subito rivelatasi vitale, con i suoi 70mila passaggi nel primo anno, per lo sviluppo della montagna (oggi, a mo’ di paragone, i passaggi sono poco meno del doppio).
«Da allora è stato un susseguirsi di sviluppi tecnici, miglioramenti, fusioni societarie e progetti visionari – ha proseguito il presidente della Cit –. Dagli impianti sciistici, nati grazie all’iniziativa di Ulisse del Grande nel ’51, agli anni della modernizzazione, fino alla nascita, nel ’97, della nostra attuale società, la nostra storia è fatta di persone, di scommesse vinte, di momenti molto difficili e di scelte lungimiranti». Tutto ciò passando da situazioni contingenti come la cessazione dell’attività sciistica nel 2019, decisa per lo scarso e incerto innevamento, ma anche per i danni subiti dagli impianti a causa di due valanghe e per la necessità di ammodernare gli impianti. «Oggi – ha concluso Fumagalli – Cardada non è solo un luogo fisico: è un patrimonio collettivo, un equilibrio prezioso tra natura e intervento umano, tra memoria e futuro».
Bello e significativo anche il momento dell’inaugurazione del parco giochi (con adiacente disegno di Edo Soldini), scandito dai canti del Gruppo Jeans e caratterizzato dalla presenza della piccola Emily, cui è dedicata l’associazione Emily’s future is now (emilysfuture@bluewin.ch), che dal ’24 è attiva per sostenere i bambini che soffrono di distrofia muscolare da deficit di Merosina.
Da segnalare anche la presenza del vicesindaco di Locarno (nonché presidente della Pro Cardada e membro del Cda Cit) Claudio Franscella e del direttore della società, Luca Jardini.