I 6 campeggi di Tenero dopo le critiche a più livelli sull’usufrutto pubblico solo parziale della zona a lago: ‘Frutto di una convenzione condivisa’
«Peccato per la disinformazione: è voluta per creare confusione. Il che è grave. Al di là del fatto che esiste una convenzione fra tutte le parti in causa, noi presentiamo cifre reali, non inventate. Ed è troppo facile stendervi sopra un velo di inezie ingigantite ad arte per confondere le acque».
Non va per il sottile, Simone Patelli, commentando toni e contenuti della battaglia da tempo combattuta specialmente in prima persona, ma non solo, dal consigliere nazionale di Gordola, Bruno Storni, per una fruizione pubblica, continuativa e senza limiti delle rive, e segnatamente di quelle che costituiscono il Sentiero delle rive da Mappo al campeggio Campofelice di Tenero. Patelli, che del Campofelice è direttore (e di Ticino Turismo presidente), rappresenta con la sua presa di posizione tutti i 6 campeggi beneficiari della convenzione: oltre al Campofelice abbiamo Miralago, Rivabella, Lido Mappo, Tamaro e Lago Maggiore.
«La prima cosa da dire è che la convenzione del 2019 che regola l’usufrutto pubblico, da ottobre a marzo, delle rive antistanti i campeggi, è il frutto di una negoziazione, di un processo condiviso che ha coinvolto tutte le parti interessate. Da parte nostra abbiamo preso parte alla sua formulazione e sempre rispettato le modalità previste, con un approccio propositivo e improntato alla collaborazione».
Convenzione che recentemente è stata al centro di un’interpellanza al governo federale da parte dello stesso Storni, ma limitatamente alla situazione del Centro sportivo nazionale per la gioventù di Tenero. Rispondendo al deputato ticinese, il governo ha detto di ritenere l’accordo sottoscritto nel ’19 “ragionevole e adeguato” e che “la posizione del Cst è compatibile con la legislazione in maniera di pianificazione del territorio”. Secondo Patelli «ciò traduce perfettamente il senso dell’accordo che riguarda anche tutti i campeggi, ed è sinceramente scoraggiante leggere, come ha scritto Storni, che “la risposta del Consiglio federale è chiaramente stata redatta da Bixio Caprara” (direttore del Cst, ndr.)».
Il percorso del Sentiero delle rive «attraversa per l’80% proprietà private – precisa Patelli – e i privati mettono a disposizione circa 25mila metri quadrati di superficie. Altre superfici minori sono di proprietà comunale (8’800 metri quadrati), dove sorgono un bagno pubblico e un lido pubblico, e federale (6’000 metri quadrati), dove c’è il Centro sportivo». Quanto ai campeggi «assicurano, insieme, un totale di circa 800mila pernottamenti fra paganti (si intende le tasse di soggiorno, ndr.), non paganti (i ragazzini fino ai 13 anni compresi) e stagionali. Il che significa, per i campeggi, tasse di soggiorno, tasse di promovimento turistico e forfait per un totale di 1,53 milioni di franchi (che quest’anno supereranno i 2 milioni). Ma anche, secondo uno studio del 2014 sull’impatto economico del turismo ticinese, un indotto indiretto di 59 milioni di franchi, più quasi 300 posti di lavoro e una costante attenzione al territorio, all’ecologia e allo sviluppo sostenibile (tutte belle cose che hanno i loro costi)». Il Centro sportivo, prosegue Patelli, «fa 150mila pernottamenti e 439mila utilizzatori quotidiani l’anno, ed è sempre e completamente aperto al pubblico, salvo la porzione di riva durante la bella stagione, per i motivi che il Consiglio federale ha spiegato bene».
Vedendo queste cifre, aggiunge, «è dunque facile capire che l’uso della riva da parte di tutte queste strutture e attività deve essere coordinato. Si tratta, inoltre, di attività soggette a obblighi di legge, tra cui il dovere di controllo e sicurezza degli accessi al sedime, in particolare nel periodo di apertura. Un accesso libero e continuo creerebbe evidenti difficoltà nel garantire la sicurezza interna e nel monitorare chi accede alle aree riservate agli ospiti».
Un altro elemento sottolineato dal direttore del Campofelice è quello riguardante la bilancia dare-avere dei campeggi rispetto al contesto che li circonda; anche e non solo per quanto attiene alla convenzione: «Interamente a carico dei privati vi sono i costi di manutenzione, della pulizia del sentiero e della sorveglianza durante la stagione balneare. Ciò comporta un impegno finanziario rilevante, che varia fra i 350 e i 400mila franchi annui. Inoltre, i campeggi firmatari della convenzione pagano al Cantone 256mila franchi annui di tasse demaniali, secondo la tariffa metrica stabilita nel Regolamento nel demanio pubblico».
Infine, viene ricordato un altro studio, quello di Hochparterre/Watson, del febbraio ’24: «Dice che il Lago Maggiore è, in classifica, il secondo lago svizzero fra gli 11 con una superficie pari o superiore a 30 chilometri quadrati, per minor numero di rive private (sono il 28,6%). È dietro solo a Neuchâtel (16,1%). Lugano ha il 48,5% di rive private. In questo contesto, la creazione di un Sentiero delle Rive è quindi stata un esempio virtuoso in cui spazi privati sono stati messi a disposizione per l’utilizzo pubblico senza procedere con espropri e nel rispetto delle proprietà». Dunque, «la convenzione in sé, pur imponendo oneri importanti ai privati (costi di gestione, manutenzione e sicurezza), ha portato benefici concreti sia ai cittadini che ai visitatori, favorendo l’accesso a porzioni di lago che altrimenti non sarebbero accessibili. Sottolineo che, prima della firma della convenzione nel 2019, non esisteva un sentiero delle rive ufficialmente accessibile in cui i privati concedevano il loro spazio; l’accordo ha rappresentato un primo passo concreto per rendere accessibile ai cittadini uno spazio che prima non lo era affatto».
Non è tutto. Recentemente a più livelli (comunale a Tenero-Contra e cantonale con una lettera al governo e un atto parlamentare) il Sentiero delle rive veniva additato per un presunto “stato di illegalità congenito nelle aree demaniali” con “gravi pregiudizi di accessibilità e a livello paesaggistico”. Con tanto di esempi fotografici venivano mostrate le inferriate che delimitano i confini fra un campeggio e l’altro (finendo anche nel lago) e indicata inoltre la presenza, al Campofelice, di docce e altri manufatti che sarebbero stati realizzati abusivamente. Per quanto lo concerne, Patelli risponde che «da foto risalenti all’inizio degli anni 60 (1963) risulta che le docce c’erano già, quindi il problema, se c’è, è antico, e mai nessuno ci ha detto di intervenire. Ce lo dicessero, ne potremmo discutere». Quanto alle inferriate, «idem come sopra. Quella a confine con l’attuale bagno pubblico c’era già. Semmai, noi l’abbiamo, con il tempo, ridotta di dimensioni e sistemata meglio». Per non dire di un muretto di contenimento contro l’erosione, pure contestato: «Abbiamo trovato la licenza edilizia: era stata firmata il 10 gennaio 1985. Di migliorabile c’è sicuramente qualcosa, ma di illegale proprio nulla».