Il pp Ruggeri: ‘Assassinio senza attenuanti’. Per l'uomo che gli procurò l'arma domandati 10 anni e per la donna che fece da intermediaria 7 anni
Detenzione a vita per l'omicida, che dev’essere riconosciuto colpevole di assassinio; 10 anni per complicità in assassinio (più innumerevoli altri reati) a carico del 33enne di origini balcaniche che materialmente gli procurò la pistola utilizzata per l’esecuzione; e 7 anni per la 34enne, allora collega di lavoro dell'uccisore, che fece da intermediaria per l'ottenimento dell'arma e non può quindi che venire condannata anch'essa per complicità in assassinio.
Sono le richieste di pena avanzate dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri nei confronti dei tre imputati al processo in corso a Palazzo di giustizia a Lugano per l'uccisione del custode del Centro scolastico ai Ronchini di Aurigeno, avvenuta esattamente due anni fa con tre colpi di pistola esplosi da tergo mentre la vittima tentava disperatamente di mettersi in salvo.
In mattinata aveva parlato il procuratore Pablo Fäh, titolare dell'inchiesta sui permessi le cui risultanze sono appunto state integrate – purtroppo, mischiando un po’ il burro con la ferrovia – nell'atto d'accusa redatto da Ruggeri. Riguardo all'agire del 33enne in quel contesto, Fäh lo ha inquadrato come «figura centrale» della vicenda e ha parlato di «scorciatoie per ottenere guadagni facili e per ingannare il prossimo, negando l'evidenza e millantando la propria buona fede».
Oltre che della questione dei permessi (tradotta nei reati di corruzione di pubblici ufficiali, falsità in certificati, inganno nei confronti delle autorità, incitazione all'entrata, alla partenza o al soggiorno illegali), l'uomo doveva rispondere di una serie di furti, di truffa, danneggiamento, violazione di domicilio, falsità in documenti, falsità in certificati, appropriazione indebita, ottenimento illecito di prestazioni di un'assicurazione sociale o dell'aiuto sociale, minaccia e altri reati.