Locarnese

Il maltempo in Vallemaggia, la peste suina e la prospettata riduzione dei militi

Il bilancio 2024 e le sfide del Consorzio regionale di Protezione civile. Il comandante Patrik Arnold: ‘Da 750 a 450 uomini: dovremo riorganizzarci’

Militi impegnati in Alta Vallemaggia
(PCi Locarno e Vallemaggia)
19 maggio 2025
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Il 2024 per il Consorzio protezione civile (PCi) regione Locarno e Vallemaggia è stato caratterizzato dal devastante maltempo di fine giugno; piogge torrenziali che hanno provocato morti e causato danni ingenti nei territori dei Comuni di Cevio (con la Valle Bavona) e Lavizzara. Il consuntivo della PCi, che sarà discusso nel corso dell'assemblea dei delegati mercoledì 21 maggio, dalle 18, nella sede di piazza Castello, ripercorre i 12 mesi. «Il nostro intervento è stato massiccio, con 600 militi impiegati per un totale di 3'500 giornate di lavoro – spiega a laRegione il comandante Patrik Arnold –. Il coordinamento tra la nostra organizzazione e gli altri 17 enti coinvolti nel soccorso e nelle prime fasi di ripristino, con l'aggiunta quindi di altre duemila persone, ha permesso di rispondere in modo efficace all'emergenza. In totale, finora, in Alta Vallemaggia abbiamo gestito 160 richieste d'intervento e altri lavori sono previsti sul territorio nel corso di quest'anno, da svolgere nell'ambito dei corsi di ripetizione. Ogni emergenza è un banco di prova, non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano. Resta fondamentale un'organizzazione ben preparata e coordinata per affrontare le catastrofi». Ricordiamo che dopo l'alluvione, in Vallemaggia erano state coinvolte tutte le sei Protezioni civili regionali ticinesi. «Ancora una volta abbiamo avuto la prova di quanto sia importante tenere sempre pronti impianti e attrezzature d'intervento – aggiunge Arnold –. Allo stesso modo, è essenziale poter disporre di militi istruiti».

Militi che, tuttavia, nel 2026 saranno ridotti a livello numerico: «Fra alcuni mesi entrerà in vigore una riforma federale, dopo un periodo di moratoria in Ticino. Per noi vorrà dire passare da 750 a 450 militi: una diminuzione del 40 per cento degli effettivi, che avrà un impatto significativo sulle capacità operative della Pci. Dovremo ripensare l'organizzazione e la gestione delle emergenze con risorse più limitate. Un passo necessario sarà il rafforzamento della collaborazione con altri enti. Una sfida, ma anche un'opportunità per migliorare la nostra efficienza».

Le cifre del consuntivo 2024, illustrateci dal segretario Fabio Rianda, indicano una spesa globale di 2,1 milioni di franchi, con un aumento di 63mila rispetto all'anno precedente. I ricavi ammontano a 773mila, con una crescita di 221mila. Da segnalare che c'è stata un'assunzione maggiore di costi da parte del Cantone legati agli interventi in Alta Vallemaggia. La partecipazione dei Comuni si attesta attorno a 1,3 milioni, con un minor onere di 157mila franchi rispetto al preventivo.

Tra le prossime sfide, il comandante inserisce i rischi legati all'avvicinamento del virus della peste suina africana: «Per fronteggiare la minaccia, ci siamo già messi al lavoro, con un gruppo strategico cantonale, del quale faccio parte. L'obiettivo è predisporre le misure necessarie per contenere l'impatto della malattia». La preoccupazione maggiore è legata alla presenza di molti cinghiali nei boschi del Locarnese.

Per la nuova sede, dialogo con la Città

Tra i temi affrontati con i vertici PCi prima dell'assemblea di mercoledì, anche la nuova sede da edificare in zona Peschiera a Locarno: «Nel corso del 2024 sono proseguite le valutazioni e gli approfondimenti in collaborazione con la Città di Locarno – afferma Arnold –. Saremo affittuari degli spazi necessari per l'amministrazione, ora sparsa in diverse località, per posteggiare al coperto i nostri veicoli (cinque erano stati danneggiati dalla grandinata del 2023) e per immagazzinare attrezzature e materiale vario».

Un'ultima annotazione, legata alla protezione dei beni culturali: in Alta Vallemaggia, dopo l'alluvione dello scorso giugno, i militi hanno verificato lo stato di 204 oggetti: «Sono state danneggiate tre cappelle in Valle Bavona e altrettante sono andate distrutte. Nel frattempo continua il censimento al santuario della Modonna del Sasso a Orselina».