Si conclude la battaglia portata avanti da Fausto Rotanzi (e 450 sostenitori) per chiedere, a Berna, maggiore considerazione e più aiuti economici
Con la promessa di ulteriori aiuti a favore della Vallemaggia da parte della Confederazione (notizia giunta stamane), la simbolica ‘marcia di protesta su Berna’ dei 450 firmatari della petizione che chiedeva maggiore sostegno e considerazione da parte dell'autorità federale può definirsi conclusa. Almeno nelle parole contenute nella lettera aperta conclusiva del suo ideatore, Fausto Rotanzi, presidente del Patriziato di Peccia e già segretario comunale di Cavergno e Cevio, questa sembra essere l'intenzione. Rotanzi ha infatti comunicato ai suoi sostenitori – alla vigilia dell'arrivo, domani, a Cevio, del consigliere federale Albert Rösti – di voler chiudere l'azione promossa lo scorso mese di dicembre. «È stata un'azione che ho promosso da solo e che sono rimasto da solo a portare avanti, nonostante abbia ricevuto molte attestazioni di approvazione – osserva –. Ma ciascuno è libero di fare le proprie scelte e quindi non ho nulla da rimproverare a nessuno. Da solo ho comunque mobilitato circa 450 cittadini a manifestare la loro indignazione per i mancati aiuti dalla Confederazione e mi sembra già un successo insperato. Mi spiace solo che se avessi avuto più supporto l'azione avrebbe potuto avere maggiore impatto e credibilità. Ma un tale una volta disse che nella ricerca della giustizia la lotta è meritevole anche solo averla tentata. Sia chiaro che non ritengo di avere fatto nulla di eccezionale, ho fatto quel che ho ritenuto giusto fare nella circostanza, come cittadino che si è sentito abbandonato dallo Stato, e quindi ho detto la mia e ho cercato di mobilitare la mia gente perché era importante mostrarsi compatti e numerosi. Occorreva farsi sentire e pertanto esprimo un grande ringraziamento a chi ha aderito al mio appello. Penso di avere anche interessato vari giovani a cosa vuole dire fare politica attiva, è stato un bell’esercizio di civica”.
Rotanzi, che comunque ritiene di non doversi rallegrare per quanto raggiunto dalla sua iniziativa, è convinto che questa azione abbia contribuito, un pochino, a ottenere l'aiuto auspicato. “Ma restano i motivi di perplessità, a partire dal fatto che questo aiuto siamo dovuti andare a sollecitarlo; per qualcuno sarò un ingrato, mentre altri diranno che sono affetto dalla sindrome di Calimero, ma dopo questo disastro, che ho intensamente vissuto al fronte, non ho più bene chiaro il significato del verbo "aiutare", che dovrebbe intendere un'azione spontanea e solidale – il famoso tutti per uno! – e invece ho constatato altro”. Seguono le considerazioni finali di un uomo da sempre impegnato a favore della sua terra: “Ho fatto tutto per la mia valle, per la mia gente, e dopo 40 anni di impegno istituzionale e politico in vari ambiti, quello allegato è un po' il mio testamento politico, di una vita spesa per la comunità”.
L'ultima lettera aperta al Consiglio federale permette a Rotanzi di ribadire alcuni aspetti e di togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Nonostante la cortesia e l’empatia che mi è stata riservata – specialmente da parte del consigliere federale Ignazio Cassis che ringrazio sentitamente per l’interessamento – devo tristemente prendere atto che, dopo 5 mesi, non ho ricevuto alcuna risposta effettiva agli interrogativi e alle richieste presentate. Le questioni sollevate, d’ordine politico, formulate seriamente, non sono state oggetto di alcuna attenzione (almeno finora) e andavano anche oltre all’aiuto finanziario per i lavori post-alluvione 2024. Questo fatto non mi consente di poter esprimere soddisfazione per l’esito della mia azione – forse velleitaria ma dettata dall’attaccamento alla mia Valle – e, come cittadino orgoglioso di questo nostro Paese, da sempre impegnato nelle istituzioni, devo con rammarico prendere atto che... siamo Svizzera (siamo Ticino), almeno dal lato geografico e politico, ma ne siamo in qualche modo dei figli “minori”, trascurati. Con questo sia ben chiaro che non voglio minimamente sminuire tutto l’aiuto ricevuto nel momento dell’emergenza e la grande dimostrazione di solidarietà giunta da ogni dove. Penso si capisca che il discorso sia un altro. Vi saranno indubbiamente temi ben più importanti da trattare, sempre vi saranno temi più importanti che mai consentiranno di trattare anche i nostri piccoli problemi, ma che però per noi non sono tali. Non è una valutazione ingenerosa di uno Stato che funziona generalmente bene, tantomeno è un piangerci addosso – troppo facile etichettare così il nostro malcontento – mi faccio semplicemente portavoce per un atto di giustizia oramai storico e per un’attenzione che, nella circostanza, non pensavamo di dover sollecitare. Auspico che la tragica e devastante alluvione del 2024 possa almeno servire a riconsiderare temi importanti per la Vallemaggia e le periferie in generale”.