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‘Ricostruiremo la pista di ghiaccio e lo faremo in Lavizzara’

L'annuncio del sindaco Gabriele Dazio è giunto durante la commemorazione al campo Draione di Piano di Peccia, a un anno dall'alluvione

Dazio durante l’annuncio
(Ti-Press/P. Gianinazzi)
29 giugno 2025
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Il Centro sportivo Lavizzara sarà ricostruito. Diverse possibili ubicazioni sono al vaglio, ma di sicuro sorgerà ancora sul territorio del Comune di Lavizzara. Questo «non solo per restituire un luogo simbolico, ma anche per dare un segnale concreto: la Lavizzara guarda avanti e lo fa con coraggio e con fermezza». Lo ha annunciato oggi al Piano di Peccia il sindaco di Lavizzara, Gabriele Dazio, nel passaggio forse più significativo di una giornata di commemorazione organizzata a un anno esatto dall’alluvione che nella scorsa estate aveva segnato un “prima” e un “dopo” per l’Alta valle.

Apertasi con una messa officiata dal cappellano della Polizia cantonale, don Davide Bergamasco, la giornata si è tenuta, non per caso, al campo Draione, dove nella notte fra il 29 e il 30 giugno 2024 avevano dormito, bloccate dal maltempo, oltre 200 persone. Uno scoscendimento verso il fiume sottostante, avvenuto a pochi metri dal capannone in cui riparavano i partecipanti al torneo di calcio, avrebbe potuto causare «un’apocalisse», per usare le parole del presidente del Consiglio di Stato, Norman Gobbi. Oggi quel fronte è stato messo in sicurezza, ma osservarne l’entità destava un’impressione che non può non servire da monito, diventando uno dei simboli del disastro.

Dazio ha potuto fare l’annuncio benché ancora si sia tutti in attesa della nuova carta dei pericoli, che dovrebbe giungere verso fine estate. La pista di Prato Sornico, spazzata via dalla piena del fiume e rimessa in funzione lo scorso inverno in versione provvisoria, dunque rivivrà. Per la Lavizzara si tratta di una garanzia fondamentale da molti punti di vista: economico, sportivo, aggregativo e sociale.

‘Sì al fondo nazionale per le catastrofi naturali’

A questa buona notizia Dazio si è agganciato per l’auspicio successivo; quello riguardante l’istituzione di un fondo nazionale per le catastrofi naturali, così come richiesto dall’iniziativa parlamentare federale del consigliere agli Stati locarnese Fabio Regazzi. Un tema, questo, ripreso al Piano di Peccia anche dal consigliere nazionale Giorgio Fonio, che ha fra l’altro stigmatizzato con forza le tesi di abbandono delle zone più periferiche malauguratamente emerse nei giorni seguenti.

In un discorso dai fortissimi contenuti emotivi, che non poche lacrime ha fatto versare al relatore e al folto pubblico presente, il sindaco di Lavizzara ha ricordato l’abnegazione osservata nei soccorsi, «lo spirito di solidarietà e l’amore che ognuno di noi prova per questa nostra valle», nonché la fiducia, la speranza e il senso comunitario che sono motori del rilancio così come lo potranno essere gli «investimenti in visioni che la Vallemaggia richiede da tempo e che faticano a decollare; ci vorranno i tanto desiderati progetti ad ampio respiro quali ad esempio il Centro ricreativo di Bignasco, oppure l’accantonato progetto di apertura che ci dovrà avvicinare al resto del Cantone e al Nord delle Alpi».

Wanda Dadò: ‘Chiediamo sicurezza’

E grande commozione hanno suscitato anche le parole di Wanda Dadò, sindaca di Cevio nonché simbolo, con Dazio, della resilienza valmaggese nell’emergenza e nel percorso verso una ritrovata normalità. Anche Dadò ha parlato di solidarietà e unione, ringraziando tutti gli enti di primo soccorso. In proiezione, ha ammonito che «garantire l’accessibilità e la sicurezza delle valli Bavona e Lavizzara è fondamentale: con la Rovana sono il cuore verde e il polmone turistico della Vallemaggia e del Locarnese. Ogni singola vita ha un valore immenso: chi vive e chi frequenta la nostra regione deve poterlo fare in sicurezza. Serve il sostegno concreto di Cantone e Confederazione».

Riguardo al Cantone, una doverosa e immediata rassicurazione è arrivata da Gobbi, che si è detto «fortunato a essere presidente del governo proprio oggi, per poter rappresentare davanti a voi le nostre istituzioni, che non sono perfette, ma che nella gestione di questo disastro sono riuscite a renderci orgogliosi di essere svizzeri e ticinesi. Lo ripeto: lo Stato c’è e ci sarà anche in futuro per la Vallemaggia e i valmaggesi».

La catena simbolo di unione

Infine ancora di emozioni bisogna parlare per la bellissima iniziativa di Christian Nodari, che unitamente al fratello Moreno ha realizzato una scultura simbolo di fratellanza utilizzando un voluminoso detrito scaraventato nella notte del disastro giù dalla valle, fino al Lago Maggiore: «Alcuni giorni dopo l’alluvione ho notato a Minusio, nel lago, una grossa trave della pista di ghiaccio e mi sono detto: “Questa trave appartiene alla valle e alla valle deve tornare”». Dal pezzo di legno Nodari ha ricavato una scultura raffigurante una catena con 8 anelli, in omaggio alle 8 vittime. «Seppur fragile – ha detto Nodari – è tornata nella sua valle e rappresenta l’unione, il legame e l’attaccamento al territorio che si sono venuti a creare dopo l’alluvione. La forza di una comunità dipende da ogni singola persona, così come la forza di una catena dipende da ogni singolo anello». La scultura è stata donata alle comunità di Cevio e di Lavizzara e rimarrà esposta all’interno della casa comunale a Prato Sornico.