Gli allievi del corso di architettura della Supsi hanno condotto un lavoro didattico e di ricerca sulla rigenerazione del territorio alpino
Cosa hanno in comune Bosco Gurin e il Corso di architettura della Supsi di Mendrisio? Parecchio, dal momento che il villaggio walser è finito al centro di un lavoro di ricerca condotto dagli alunni del corso di laurea e presentato, il 28 e 29 agosto, a Mendrisio. Studenti chiamati a elaborare nel corso dell’anno accademico, attraverso un lavoro di gruppo, un progetto didattico dall’approccio multidisciplinare (che tenesse conto di dinamiche economiche, sociali e culturali) legato proprio alla realtà della Rovana e a plausibili scenari di sviluppo e rigenerazione del territorio alpino. Un compito che segue quanto fatto nel semestre precedente per la valle Bavona con i nuclei di Fontana, Bosco, Mondada. Il risultato di queste ricerche è stato presentato e discusso con i vari docenti responsabili e con l’architetto Armando Ruinelli, in veste di ospite.
Quella richiesta alla cinquantina di allievi è stata sicuramente una sfida creativa e di indagine basata su ricerca e approfondimento della relazione tra l’ambiente (con le sue logiche insediative consolidate e protette) e le popolazioni residenti. Partendo da quegli elementi che caratterizzano i tratti identitari della cultura walser, li hanno reinterpretati secondo le dinamiche e le necessità odierne con progetti sensibili per l’ambiente montano. «Per meglio capire la realtà del luogo e la sua topografia, in febbraio alunni e docenti hanno soggiornato a Bosco Gurin e incontrato la popolazione locale, presentandole il loro concetto di masterplan – spiega alla Regione l’architetto Paolo Canevascini, con i colleghi docenti Elena Fontana, Massimo Cattaneo, Nicola Baserga, Carlo Gambato, Francesco Frontini, Giovanni Conca, Maja Leonelli, Michele Cutolo, Valeria Gozzi e Giuseppe Rossi chiamati a discutere e valutare gli elaborati esposti quale tesi di bachelor –. Un masterplan contraddistinto da un lavoro di gruppo su grande scala e su progetti individuali frutto di approfondimenti delle destinazioni d’uso che ha toccato tutte le tipologie di intervento». Il risultato finale è un ‘crogiuolo’ di idee diverse fra di loro, sulle quali si sono sviluppate ipotesi personali.
Il fil rouge dei progetti presentati è, come anticipato, il concetto di rilancio. Un insieme correlato di proposte necessarie a dare il la a un programma d’azione capace di favorire nuove opportunità insediative, riorganizzare infrastrutture, orientare servizi ed economie. Il tutto integrando le attività tradizionali ad altre forme di reddito di carattere economico-produttivo (turistiche, ricreative, sportive, didattiche).
Dai numerosi elaborati è innanzitutto emersa una piena consapevolezza di come l’edilizia di alto profilo possa contribuire alla qualità del paesaggio che la accoglie, interpretando alla lettera il concetto di “sostenibilità” in relazione al contesto ambientale. Approcci che sono indicativi di una accresciuta sensibilità e che tengono debito conto di problematiche attuali quali lo sfruttamento del suolo, l’inserimento architettonico delle nuove costruzioni, l’impatto ambientale, la cultura walser, le tradizioni e la storia locali, la destagionalizzazione dell’offerta, i cambiamenti climatici, i pericoli naturali e altro ancora.
Proprio l’architetto Ruinelli, originario di una terra, la Bregaglia, che ha pure conosciuto e respirato a pieni polmoni – come Bosco Gurin – la cultura dei walser, nelle sue valutazioni, ha messo in guardia gli studenti su questo aspetto: «La trasformazione delle costruzioni storiche rappresenta una sfida, che richiede delicatezza e coraggio al tempo stesso: il rinnovo comporta inevitabili rischi, ma con un immobilismo eccessivo si rischia di compromettere il futuro dei villaggi di montagna dell’intero arco alpino. L’urbanistica non riguarda soltanto le città, ma anche questi contesti, che necessitano di un rinnovamento equilibrato per conservarne la vitalità.” Ecco allora che il villaggio di Bosco Gurin, con le sue peculiarità architettoniche, ha costituito un ottimo banco di prova per gli studenti, ispirando progetti davvero originali e coraggiosi, in grado di porsi come modelli di riferimento per forme abitative alternative e complementari alle attuali. Un’ottima base l’ha data la disponibilità di immobili edilizi dismessi e da trasformare (si pensi al caratteristico stallone rurale situato nella parte bassa del paese, che qualcuno, in sala, ha definito ‘il sogno di ogni architetto’). Attraverso interventi di recupero, di creazione di servizi di prossimità, di offerte innovative, di uso intelligente dello spazio, di economie circolari e di forme produttive (come la nascita di filiere legate al fieno, al legname, ai prodotti locali) gli alunni hanno dunque sperimentato nuove idee di rigenerazione e di coinvolgimento sociale dei ‘guriner’.
Spunti progettuali audaci e innovativi caratterizzati dal riciclo di materiali sostenibili, da soluzioni energeticamente efficienti, da un’attenta cura dell’ambiente alla ricerca di un equilibrio tra estetica e funzionalità. Ne citiamo alcuni: il rifugio di cura e benessere, il ponte ‘abitato’, l’ampliamento del Museo Walser, la trasformazione dello stallone in una struttura viva con nuovi contenuti, il ridisegno dell’entrata del paese, le nuove infrastrutture sportive e di accoglienza, un museo diffuso, la casa a torre, spazi di atelier e per l’artigianato, un centro di ricerca per nuove tecniche legate alla coltivazione, un rifugio-osservatorio, il percorso delle cappelle e nuove connessioni fra i diversi interventi, spazi della scuola immersi nella natura, una sala multiuso, infrastrutture con integrati sistemi di produzione di energia, strategie per rafforzare il trasporto pubblico.
Pur trattandosi di elaborati che, per ragioni di costi – come ricordato da Alberto Tomamichel, sindaco di Bosco Gurin presente all’evento – sono destinati a non trovare verosimilmente un’applicazione nella realtà, per poche ore hanno lasciato un segno nell’immaginario collettivo dei presenti, stimolando una riflessione e restituendo l’aspetto di un piccolo paese di Bosco Gurin vivo e dinamico, adagiato nella quiete della Rovana. Valle nella quale da secoli coesistono dalla notte dei tempi l’azione umana e l’ambiente e dove la bellezza della natura stessa è già, di per sé, una costruzione.