Una chiacchierata col 25enne pilota valmaggese in formazione presso SWISS e il suo istruttore (e comandante su Boeing 777) Aleardo Ercolani
Valmaggese, venticinque anni a dicembre, pronto al grande balzo. Quello che lo porterà, al termine del suo percorso di formazione presso la scuola di pilota di SWISS/Lufthansa, ai comandi di un aereo di linea della nostra compagnia di bandiera. Una cabina nella quale Noè Mossi giungerà dopo aver ottenuto e superato l’impegnativa formazione per l’ottenimento della licenza di pilota commerciale alla rinomata scuola di volo locarnese dell’AELO Swiss Academy. Particolare curioso, Mossi è il primo alunno ticinese della scuola con sede presso l’Aeroporto cantonale a essere stato selezionato da SWISS. Lo abbiamo incontrato, assieme ad Aleardo Ercolani, luganese doc, dal 2011 istruttore ed esaminatore presso SWISS per i nuovi piloti e comandante su Boeing 777, per una chiacchierata.
Noè, a metà settembre del 2024, ha inoltrato la propria candidatura alla Lufthansa (della quale SWISS fa come noto parte). Un mese dopo è stato convocato per una serie di test preliminari (anche psico attitudinali) ai quali devono sottoporsi gli aspiranti piloti di linea che non provengono direttamente dalla formazione interna delle due compagnie. Superate le selezioni, si è dunque guadagnato il diritto a proseguire il suo cammino (con spese formative assunte dal suo datore di lavoro e tanto di salario).
Prima di iniziare il suo percorso, ci spiega, ha conseguito la maturità scientifica al Liceo cantonale di Locarno e, in seguito, si è iscritto all’Epfl di Losanna. Ateneo abbandonato dopo due anni perché non appagato della scelta. Ultimata la scuola reclute, matura il suo interesse per l’aviazione e decolla la grande passione per il volo. «Da bambino ho avuto modo di fare le mie prime esperienze in questo mondo su un elicottero con i genitori e l’ambiente degli aeroporti mi affascinava. La mia non è stata comunque una scelta scontata, anche se in famiglia ho respirato un po‘ di aviazione con papà che, in gioventù, ha tentato senza fortuna le selezioni per diventare pilota militare, strada poi abbandonata per via degli studi). Le amicizie di famiglia con Daniele Dellea, chief flight instructor dell’AELO, hanno fatto il resto». Il poter contare (oltre che sul sostegno dei genitori) su una scuola di volo il cui livello di preparazione fornito è molto alto, davanti alla porta di casa (con tutti i vantaggi in termini finanziari derivanti ad esempio dai risparmi su vitto e alloggio) ha ulteriormente facilitato la scelta di Noè Mossi, trovatosi suo malgrado confrontato con l’epidemia da Covid che ha letteralmente paralizzato le compagnie aeree bloccando, per un certo lasso di tempo, anche le assunzioni di personale. «La pandemia ha costretto SWISS ad aprire le proprie porte anche ad allievi esterni, dal momento che una volta ripresa la piena operatività, ci si è trovati nella assoluta necessità di ingaggiare piloti e personale di cabina – commenta Aleardo Ercolani, classe 1978, pilota dal 2007 di Airbus A320, A330, A340 e Boeing B777 –. Faccio presente che SWISS (e con lei Edelweiss) avrà bisogno, nei prossimi 5 anni, di 550 piloti, con una media di 110 all’anno (un discorso che vale per quasi tutte le compagnie aeree del continente, a caccia di personale)». A Locarno, il giovane valmaggese approfitta anche di un atout unico a livello nazionale: la possibilità di seguire una formazione integrata. In poco meno di due anni raggiunge il suo primo obiettivo, la licenza di pilota commerciale (CPL). La durata del percorso di studi può variare, dipende dalle disponibilità economiche e da quante ore si hanno a disposizione. Alla domanda quale sia stato il momento della sua formazione locarnese più emozionante, la risposta è scontata: «Il primo volo in solo, soprattutto i voli di navigazione fuori dal Ticino, momenti impegnativi a livello di concentrazione ed emotività ma che ti regalano scenari magnifici, penso ad esempio alle alpi innevate. Mai dimenticherò quelle esperienze, una sensazione meravigliosa».
Dopo 195 ore ai comandi, suddivise tra volo effettivo e simulatore (Boeing B737), di cui una ventina su bimotore, ecco l’atteso diploma. Da qualche settimana, a Zurigo, Noè Mossi segue un corso specifico per l’abilitazione ai comandi dei velivoli Airbus A320 in dotazione alla compagnia: «Per arrivare qui ci è voluta anche tanta fortuna – ammette dando prova di modestia –. La bravura, da sola, non basta. Bisogna arrivare al momento giusto al posto giusto. Per questo mi sento un privilegiato».
«Voglia di fare, determinazione, costanza e passione sono gli elementi di base – aggiunge Ercolani –. Certo, ci vuole un po’ di sale in zucca (conoscenze di matematica e fisica, oltre che della lingua inglese e tedesca sono un’ottima base), ma posso confermare che i piloti attivi presso SWISS non sono tutti partiti con la ferma convinzione di diventarlo un giorno: abbiamo uno spettro di professioni di base che non potete nemmeno lontanamente immaginare: c’ è chi ha studiato o lavorato come chirurgo, dei geologi, dei pediatri, ingegneri e addirittura degli ex giocatori di hockey, come Kevin Romy, già in forza all’Hc Lugano. Ciò che li accomuna tutti è la passione per il volo. È una professione che ti deve piacere e i sacrifici necessari a conseguire la licenza sono enormi, soprattutto per coloro che, a lato, per pagarsi la formazione hanno dovuto continuare a lavorare». Per Noè Mossi, la prospettiva di avere tra le mani, in futuro, la vita di tanti passeggeri non è motivo di paura: «Fa parte del gioco. È una grande responsabilità, è evidente, ma non mi toglie il sonno. In questa professione occorre imparare a gestire lo stress». Il prossimo obiettivo del venticinquenne valmaggese è quello di cucirsi sulla giacca i gradi di copilota. Poi di diventare comandante, passando dal sedile di destra a quello di sinistra. Ci vorrà del tempo (circa un decennio), perché come in tutte le professioni, anche nell’aviazione c’è una gerarchia da rispettare. Una sorta di ‘seniority list’ basata sulla data di assunzione nella compagnia. Per ottenere i galloni di comandante sono necessari circa 10-15 anni di servizio attivo e, ovviamente, il superamento di uno specifico corso. «Essendo la SWISS una major airline, ti apre possibilità di carriera interessanti. In questo ambiente puoi fare esperienza, maturare, crescere. Anche se per i voli a lungo raggio dovrò attendere dai 3 ai 5 anni, poco importa. Mi reputo fortunato e sono molto soddisfatto dell’offerta».
Ad Aleardo Ercolani chiediamo, invece, se l’aviazione appassioni ancora i giovani e se il mestiere di pilota di linea sia ancora uno status symbol oggigiorno: «Purtroppo alle nuove generazioni manca la fame. Non sono tanto gli ostacoli (come le conoscenze linguistiche) a tenerli lontano, quanto piuttosto la mancanza di determinazione. Prova ne è che i piloti ticinesi di SWISS si contano sulle dita di due mani. Per quanto riguarda lo status symbol, credo che al giorno d’oggi siano più ammirati gli influencer e gli youtuber. Le compagnie low cost hanno cambiato l’immagine dell’aviazione, l’aereo è diventato un mezzo di trasporto come un altro (un treno, un bus, un taxi) che ti porta da un luogo all’altro. Ha sicuramente perso parte del suo carisma. Mancano anche le conoscenze delle componenti più interessanti della professione, come l’esperienza che ti sanno regalare voli a lungo raggio, lo spirito di gruppo che si crea col personale di volo e altri aspetti del nostro lavoro che la gente ignora. Ti fa vedere delle cose che pochi altri mestieri possono regalarti, una miscela di opportunità esaltanti e sfide impegnative». Purtroppo questo cambiamento delle abitudini e dei costumi ha trascinato con sé anche un peggioramento del comportamento dei passeggeri a bordo: «Volare oggi è alla portata di tutti. La gente a bordo è diventata più maleducata ed esigente, l’eleganza e la cortesia dei decenni passati è sparita. Le discussioni anche accese tra passeggeri sono più frequenti, hostess e steward vengono non di rado anche offesi. E non parlo solo di classe economica, ma anche nelle business capita di vedere di tutto. Un’ultima domanda riguarda quello che è il timore di volare di molti passeggeri: paure del tutto infondate? «Statisticamente l’aereo rimane il mezzo di trasporto più sicuro – conclude Aleardo Ercolani –. Si investono importanti risorse per accrescere la sicurezza e, come in tutti i campi, dagli incidenti si impara. Certo sono macchine complesse, costruite con sistemi ridondanti (vale a dire che se una componente vitale al suo funzionamento si blocca, un’altra può essere attivata, rendendo il sistema più robusto e i voli estremamente sicuri). Man mano che gli aeromobili diventano sempre più sofisticati, la necessità di piloti altamente qualificati e meticolosamente addestrati (capaci di interfacciarsi con i sistemi all’avanguardia) rimane fondamentale. Evidentemente il rischio zero non c’è».