La Fondazione del Parco del Piano di Magadino restituisce vita a due aree pregiate: la Ex Peschiera e gli Stagni Migotti

La Fondazione Parco del Piano di Magadino ha concluso con successo l’intervento di valorizzazione storico-naturalistica della ex Peschiera e degli Stagni Migotti (in via Isola Martella a Quartino), restituendo vitalità a un biotopo di grande importanza per la biodiversità e la conservazione del paesaggio. Il progetto è stato elaborato nel corso del 2025 da Nephos e Officina Verde. “L’intervento – indicano i vertici della Fondazione in una nota inviata ai media – si inserisce nel cuore di una riserva naturale palustre con l’obiettivo di rafforzare le aree umide, creare nuovi specchi d’acqua alimentati dalla falda e mitigare gli effetti del deficit idrico, promuovendo al tempo stesso un approccio rispettoso e integrato tra uomo e ambiente”.
Dal punto di vista tecnico, la ex peschiera – realizzata nella prima metà del Novecento dopo la deviazione del canale principale – rappresenta una preziosa testimonianza dei primi esperimenti di itticoltura dell’epoca. Le vasche originarie sono state approfondite fino a raggiungere la falda in modo permanente, mentre le strutture storiche – come il vaglio, le fondazioni e i muri in cemento – sono state conservate e valorizzate. Il materiale di scavo è stato riutilizzato per modellare un sentiero naturalistico che costeggia la medesima peschiera e conduce fino alla diga golenale. Le sponde e le scarpate sono state rinverdite con arbusti e alberi autoctoni, favorendo un processo di rinaturalizzazione spontanea. Già poche settimane dopo la fine dei lavori, gli stagni sono stati colonizzati da anfibi e da nuove specie vegetali, segno del rapido riequilibrio ecologico dell’area.
«È la natura che ti indica la strada, se la sai ascoltare. Non serve ingegnerizzare lo spazio: bisogna assecondarlo, lasciando che ritrovi il suo equilibrio – afferma Nicola Colombo (Nephos), che ha seguito personalmente le fasi di modellazione del terreno insieme agli operai –. Ho passato due mesi sul posto, giorno dopo giorno, per permettere al luogo di riacquistare la sua naturalezza». Per Colombo, questi progetti segnano un cambio di paradigma nel modo di rapportarsi al territorio: «Oggi i canali non sono più solo opere idrauliche, ma luoghi di vita e biodiversità. Quando smetti di voler correggere la natura, lei ti prende per mano e ti fa vedere la via da percorrere».
Anche Giovanni Antognini, direttore della Fondazione Parco del Piano di Magadino, esprime grande soddisfazione per il risultato: «Questo progetto dimostra come anche un intervento di dimensioni contenute, se realizzato con rispetto e misura, possa generare un significativo valore ecologico e paesaggistico, diventando un punto di forte interesse per i visitatori del Parco. L’iniziativa unisce biodiversità, storia e svago, creando un collegamento naturale con altre aree di passeggio e di transito di grande importanza. Il progettista ha inoltre inserito degli elementi di “land art” e questo è un primo esperimento, all'interno di in un progetto di questo tipo, in un perimetro limitato ma ricco di spunti e potenzialità».
Ricordiamo che la Fondazione ha già realizzato negli anni scorsi diversi progetti a favore di una naturalizzazione del territorio e di una maggiore diversità. Il Piano di Magadino è una grande distesa pianeggiante compresa tra Bellinzona e il Lago Maggiore. Costituisce, per morfologia ed evoluzione storica, un unicum sul territorio ticinese e dell’intera Confederazione Svizzera. Si tratta, infatti, della maggiore estensione pianeggiante del Ticino. Al suo interno si sono sviluppate, negli scorsi decenni, grandi infrastrutture e attività produttive. L’area risulta oggi una risorsa per l’agricoltura, nonché un’oasi naturale di rilievo – grazie in particolare all’area protetta delle Bolle di Magadino – e uno spazio per lo svago e il turismo di prossimità. Il suo paesaggio è composto da elementi naturali, rurali e antropici che lo rendono un territorio ricco di contrasti e in continua evoluzione.