Lugano

Terrorismo alla Manor, Losanna conferma la pena

La 32enne contestava il reato di violazione della legge federale che vieta i gruppi ‘al-Qaïda’ e ‘Stato islamico’

Attimi di terrore
(Ti-Press)
7 marzo 2025
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“Il ricorso non era privo di possibilità di successo”, ma è comunque stato respinto. A distanza di poco più di quattro anni dai fatti che hanno spaventato un intero cantone, si conclude con il giudizio della Corte di appello del Tribunale penale federali (Tpf) il procedimento penale nei confronti della allora 29enne che, il 24 novembre 2020, con un coltello da pane in mano lungo 21 centimetri, aveva seminato il terrore all’interno del centro commerciale Manor, prima accoltellando più volte una donna e poi tentando di accoltellarne una seconda, scegliendo le vittime a caso e gridando ‘Allahu akbar’. Confermati dunque il reato legato al terrorismo e i 10 anni e mezzo di carcere.

Il procedimento giudiziario

La giovane ragazza con un disturbo psichico, in primo grado era stata ritenuta colpevole di ripetuto tentato assassinio e di violazione della legge federale che vieta i gruppi come ‘al-Qaïda’ e ‘Stato islamico’. Reato per il quale era stato considerato solo l’invio, nei giorni precedenti all’episodio di violenza, di messaggi via Facebook a sostegno dello Stato islamico. E proprio quei messaggi sono stati al centro del ricorso: la 33enne aveva chiesto il proscioglimento del capo d’imputazione, mentre il Ministero pubblico della Confederazione aveva chiesto che la condanna per il reato in questione comprendesse anche i fatti di quel martedì di fine novembre.

La Corte d’appello del Tpf, accertato il passaggio in giudicato dei reati non contestati – tra cui il ripetuto esercizio illecito della prostituzione – ha incluso anche la violenza avvenuta al quinto piano del centro commerciale in piazza Dante Alighieri. Inoltre, in seconda istanza, diversamente la Corte aveva ritenuto l’esistenza di un concorso tra i due reati più gravi, condannandola a 10 anni e 6 mesi.

Anche questa decisione non era stata accolta favorevolmente dalla donna del Luganese, che aveva chiesto, nuovamente, di essere prosciolta da quel reato appositamente creato per contrastare il terrorismo, entrato in vigore il primo gennaio 2015. Impugnando la sentenza, i legali della 33enne – Daniele Iuliucci assieme al suo collega Simone Creazzo – avevano sollevato anche un altro aspetto: il mancato accertamento, da parte della Corte d’appello del Tpf, della violazione dell’articolo 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali della Cedu, in merito alle condizioni di detenzione della donna condannata, rimasta alla Farera in isolamento per diversi anni, chiedendo una pena detentiva di 7 anni e 11 mesi. Con la sentenza del 20 febbraio (pubblicata oggi), da Mon Repos hanno respinto tutti i ricorsi della 32enne, ma ritenendo il ricorso “non privo di possibilità di successo” e “considerata la sua situazione finanziaria”, è stata dispensata dal pagare le spese giudiziarie.

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