Dopo la lettera di Ail Sa, anche nella casa da gioco serpeggiano preoccupazioni. Foletti: ‘Inopportuno? Solo, forse, in caso di vendita’
Non solo Ail Sa. Anche un’altra società partecipata della Città di Lugano, la Casinò Sa, è in fibrillazione in vista del rinnovo delle cariche nei Consigli di amministrazione (Cda), che avverrà nelle prossime settimane. E il protagonista delle speculazioni è sempre il medesimo: il capodicastero Finanze Marco Chiesa. Stavolta per motivi in parte diversi. A preoccupare è infatti l’eventualità che, a dodici anni dal radicale rinnovo del Cda, possa tornare al tavolo degli amministratori un municipale. La fuoriuscita dei municipali nel 2013 era stata preceduta da polemiche di vario genere e oggi, un ritorno, secondo alcuni potrebbe rimettere in discussione determinati principi di buona governance e indipendenza che negli ultimi dodici anni la società ha cercato di perseguire.
Settimana scorsa, lo ricordiamo, ‘laRegione’ ha anticipato una lettera firmata dal presidente e dal segretario del Cda di Ail Sa, rispettivamente Lukas Bernasconi e Mario Antonini, nella quale sostanzialmente si esprime preoccupazione per le richieste di maggiori flussi finanziari dalla società al Comune e si chiede continuità nel rinnovo delle cariche, che verranno decise dal Consiglio comunale durante la prossima seduta del 12 maggio. La lettera tuttavia è indirizzata al Municipio e, sebbene il nome non venga mai fatto, è apparso chiaro il riferimento al seggio di spettanza municipale, attualmente occupato dal capodicastero Sviluppo territoriale Filippo Lombardi e ‘insidiato’ proprio da Chiesa. Un’ipotesi della quale abbiamo trovato conferma a Palazzo Civico, ma che apparirebbe nel frattempo superata dagli eventi, dato che sembrerebbe che l’Esecutivo abbia intenzione di mantenere il nome di Lombardi. E Chiesa? Stando a nostre informazioni, potrebbe entrare nel Cda del Casinò. Un Consiglio che, sebbene non più grasso come anni addietro – le remunerazioni per i membri sono state ridotte significativamente – rimane comunque tra quelli più attrattivi.
Il Cda della casa da gioco tuttavia appare al completo: Emanuele Stauffer (presidente, in quota Ps), Erasmo Pelli (vicepresidente, Plr), Paolo Sanvido (amministratore delegato, Lega), Gianmaria Frapolli (segretario, Lega) e Fritz Pühringer (rappresentante dell’azionista di minoranza, Casinò Austria). Sempre secondo nostre fonti, Chiesa prenderebbe il posto di Sanvido, che lascerebbe la carica attuale per concentrarsi sul ruolo di direttore. Uno scenario che crea interrogativi nella politica, ma soprattutto in via Stauffacher, dove si teme che l’autonomia societaria possa venir intaccata. Oltretutto, in una fase finanziaria molto delicata per l’ente pubblico, con il Municipio che sta allestendo – coadiuvato dal Comitato di risanamento finanziario creato lo scorso anno – un programma di risparmi che, in una delle sue fasi, prevede anche la vendita della casa da gioco. Oggi, ricordiamo, circa i due terzi delle azioni della Casinò Sa sono detenute dalla Città. In un eventuale processo di cessione, sarà possibile garantire le necessarie separazione dei poteri e indipendenza, con un municipale nel Cda? Se lo chiedono in molti.
Certo, non c’è alcun divieto di legge che impedisca a un municipale di essere eletto nel Cda del casinò, ma si pone quantomeno una questione di opportunità, in un momento nel quale si vuole puntare alla privatizzazione della società. E se quest’ipotesi dovesse effettivamente concretizzarsi, a chiederselo sarà anche la Commissione federale delle case da gioco (Cfcg), presieduta nella corrente legislatura dall’ex consigliere nazionale e agli Stati Fabio Abate. Come precisa l’articolo 10 dell’Ordinanza sui giochi in denaro, spetta alla Cfcg infatti approvare i membri degli organi delle case da gioco, Cda compresi. E stando alla medesima norma, come pure a diversi articoli della Legge federale sui giochi in denaro, i soci in affari più importanti devono offrire “tutte le garanzie per un’attività irreprensibile e una gestione indipendente” e gli organi dirigenti sono sottoposti alla sorveglianza della Cfcg e al rispetto delle disposizioni legali. Principi legati alla trasparenza, all’indipendenza e alla buona gestione delle società partecipate fissati anche da ‘economiesuisse’.
«Intanto, la vendita è ancora tutta da valutare – precisa il sindaco Michele Foletti, da noi sentito per commentare le indiscrezioni –. Riguardo all’opportunità, ricordo che in passato il problema (individuato anche dalla Cfcg, che aveva emesso un ammonimento anche delle multe, ndr) era dovuto al fatto che la casa da gioco veniva gestita più con criteri politici che aziendali e all’interno del Cda erano presunti fino a tre municipali. Se ce ne dovesse essere uno solo, non penso che sarebbe un problema». Nemmeno se si dovesse procedere con la vendita del casinò? «È chiaro che nel caso la politica decida di andare in quella direzione, avere all’interno del Cda qualcuno che poi prenda decisioni sulla vendita diventerebbe, forse, inopportuno. Ma al momento non ci sono decisioni prese e in ogni caso non si tratterebbe di un tema imminente».