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Casa Dorotea rinasce con appartamenti a pigione moderata

Il progetto nato dalla comunità parrocchiale di San Nicolao a Besso trasforma il villino Liberty abbandonato in uno spazio abitativo

Il rendering
(Lands)
13 maggio 2025
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Dopo anni di abbandono, Casa Dorotea si prepara ad accogliere nuovi inquilini. Da ex casa parrocchiale, l’edificio si trasformerà in un luogo di accoglienza e coabitazione solidale, grazie a un progetto di riqualificazione voluto da Don Marco Dania e portato avanti da Fausto Leidi, presidente della Fondazione Casa Dorotea. L’intervento prevede il recupero del villino in stile Liberty situato in via Jelmini, progettato dall’architetto Americo Marazzi, uno degli ultimi esempi sopravvissuti dell’architettura di inizio Novecento a Besso. Il progetto non si limiterà alla conservazione dell’edificio storico: accanto a esso verrà costruita una nuova struttura abitativa con spazi aperti al quartiere.

Accolte alcune richieste della Stan

L’iter procedurale che ha portato alla realizzazione di questo progetto è stato abbastanza travagliato. Come ha spiegato Leidi durante la presentazione odierna, tutto è nato da una riflessione condivisa all’interno della comunità parrocchiale di San Nicolao, quando don Marco Dania ha proposto la creazione di un luogo abitativo ispirato ai valori cristiani: uno spazio intergenerazionale, aperto anche a persone in situazioni di difficoltà, orientato alla vita condivisa e alla solidarietà. A questo punto per portare avanti il progetto bisognava raccogliere i fondi: nel marzo 2021 è stata costituita la Fondazione Casa Dorotea con un capitale iniziale di 700mila franchi. Dopo anni di discussioni, si inizia con i classici lavori procedurali: «Innanzitutto avevamo inoltrato una prima domanda di costruzione che prevedeva la demolizione del villino. Sapevamo che l’edificio non era protetto e tuttora non lo è, ma abbiamo ritenuto più opportuno presentare una seconda domanda di costruzione nella quale si intendeva salvare la villa e costruire sul retro un corpo aggiuntivo con appartamenti a pigione moderata».

A pesare sulla decisione, non vanno dimenticate anche le opposizioni della Società Ticinese per l’Arte e la Natura (Stan), che chiedevano di salvare la villa costruita da Marazzi. «Con la Stan – prosegue Leidi, presidente della Fondazione – abbiamo sempre avuto un dialogo costante e abbiamo accolto alcuni loro suggerimenti».

Appartamenti e spazi di comunità

La nuova Casa Dorotea, che prende il nome dalla moglie di San Nicolao della Flüe, ospiterà due appartamenti duplex nella villa storica, mentre il nuovo edificio, che si inserisce tra la villa e la chiesa di Besso, comprenderà sei appartamenti e una sala riunioni. «I locali saranno semplici e funzionali, ma la villa rimarrà l’elemento centrale del progetto», ha precisato l’architetto Emanuele Saurwein, vincitore del concorso nel 2012, che però è rimasto accantonato fino alla costituzione della Fondazione. La nuova struttura, che sarà completata tra circa due anni, si svilupperà su quattro piani, uno dei quali interrato, e sul tetto verranno installati pannelli fotovoltaici.

In totale, per l’intero investimento saranno necessari 3,84 milioni di franchi. Soldi quasi interamente racimolati tramite un prestito ipotecario garantito da Banca Stato e da diverse donazioni raccolte dalla Fondazione. Finora, precisa Leidi, «abbiamo raccolto quasi tutti i soldi necessari. Ci mancano ancora 400mila franchi, ma noi contiamo di proseguire con il progetto anche grazie al supporto dei nostri donatori. A questi si aggiungono anche delle possibili agevolazioni federali dovute al finanziamento di progetti legati a strutture di pubblica utilità». La Fondazione, inoltre, «ha un diritto di superficie di 70 anni su questo terreno e pagheremo alla parrocchia 24mila franchi all’anno come canone di affitto».

Al termine della presentazione, a suggellare questo nuovo progetto che intende rappresentare un modello virtuoso di rigenerazione urbana e responsabilità sociale, è stata sotterrata una capsula del tempo, contenente disegni realizzati dai bambini delle scuole di Besso: un gesto simbolico che guarda al futuro, intrecciando memoria e rinnovamento. Come ha ricordato Don Marco Dania «salvaguardiamo qualcosa che esisteva, ma costruiamo anche qualcosa di nuovo».

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