Alle Assise criminali è iniziato il processo a carico dei quattro giovani accusati di aver rapinato due 24enni. Due avvocati chiedono il proscioglimento
All’apparenza doveva essere una serata come tante. Qualche puntata al casinò, un passaggio tra le casette natalizie in centro a Lugano e, per concludere, un ballo in discoteca. Prima di quest’ultima tappa, però, il quartetto di giovani comparsi davanti alle Assise criminali di Lugano, ha compiuto un salto alla pensilina Botta per un’apparente tentata rapina, seguita da una rapina vera e propria con minacce e fuga finale. Il tutto condito con alcol, hashish e sostanze psicoattive.
Davanti alla Corte, presieduta da Monica Sartori-Lombardi e dai giudici a latere Emilie Mordasini e Luca Zorzi, si sono presentati una donna di 19 anni, due uomini di 20 e uno di 25 anni, accusati dal procuratore pubblico Pablo Fäh di aver commesso i fatti accaduti in via Pelli nella notte tra il 28 e il 29 dicembre, quando, verso l’una, due uomini di 24 anni sono stati aggrediti e derubati di alcuni dei loro beni: un borsellino contenente banconote di piccolo taglio in valute diverse, per un totale di poco meno di 50 franchi, e una banconota da 20 franchi che una delle vittime teneva in tasca. Questo episodio, come ricostruito in aula, non è stato il primo di quella serata. Infatti, almeno due di quei ragazzi avrebbero anche minacciato un motociclista.
Da come è emerso in aula, i quattro imputati avrebbero avuto ruoli distinti nei presunti reati commessi quella sera. In particolare, il 25enne cittadino italiano, cresciuto nella Svizzera tedesca e con alle spalle sei condanne – cinque da minorenne e l’ultima nel settembre 2022, sempre alle Assise criminali, per un reato legato alla circolazione stradale, punito con 24 mesi, di cui 18 sospesi per tre anni – e uno dei due ventenni, all’1.04 hanno dapprima rincorso «un conoscente per intimidirlo, in quanto era un motociclista che aveva combinato dei casini a un raduno» come sostenuto da uno dei ragazzi. Durante quell’occasione, gli altri due imputati, secondo il pp, fungevano da palo. La stessa dinamica si è replicata 13 minuti dopo in via Peri: i primi due hanno aggredito da dietro le due vittime minacciandole, spingendole a terra e facendosi consegnare il bottino della rapina, mentre gli altri due, apparentemente, sono rimasti a poca distanza a fare da palo.
Al termine della rapina, ammessa dai due aggressori, il 20enne che ha preso il portafogli – arrestato a pochi minuti dai fatti in stazione – lo ha consegnato alla ragazza che, insieme all’altro presunto palo, lo ha portato fino al domicilio dello stesso 20enne. «Io ho preso la refurtiva, ma volevo solo aiutare il mio amico: lui ha un permesso B e non volevo che finisse nei guai» ha dichiarato la ragazza in sua difesa, specificando anche di non aver visto nulla di quanto stava accadendo in quel frangente.
Secondo il procuratore, quanto avvenuto quella notte «è uno scorcio di quattro ragazzi senza un lavoro e senza rispetto per gli altri. Uno di loro ha pure una condanna sospesa alle spalle e, due settimane prima dei fatti, non avevano nulla di meglio da fare che fotografarsi con una pistola appartenente al 25enne, mentre simulavano una rapina. Questo episodio è stato il preludio di quanto avvenuto. Quel sabato sera non sono usciti per divertirsi, ma per commettere reati. Dopo un primo tentativo fallito, nel giro di pochi minuti hanno evidentemente cercato altre vittime da derubare». La collaborazione tra i quattro per il pp è dimostrata in quanto la ragazza luganese e il suo compagno residente in Italia, dopo aver assistito alla prima scena «si sono diretti anche loro verso via Pelli e si sono fermati in un punto nascosto poco prima della rapina, per poi andare verso le vittime e ascoltarli mentre parlavano con la polizia. Hanno controllato la situazione, prima e dopo i fatti». Per questi motivi il pp ha chiesto una pena di trenta mesi per il pregiudicato e l’espulsione per sette anni, nove mesi di pena sospesi per due anni per tutti gli altri e l’espulsione per cinque anni per gli altri due ragazzi.
La prima a prendere la parola tra gli avvocati è stata Giorgia Maffei, in difesa del maggiore tra i quattro imputati: «Occorre condannare il mio assistito per la rapina compiuta, ma non per il primo episodio: non ci si può basare sulla vicinanza temporale per dire che quanto avvenuto prima sia stata una tentata rapina». Inoltre, ha aggiunto che il suo assistito «è stato collaborativo (nonostante solo lui sia accusato anche di sviamento della giustizia, ndr) e ha sempre fornito dichiarazioni lineari». Pertanto, considerati anche i mesi di condanna sospesi della condanna del 2022, Maffei ha chiesto una pena massima di 25 mesi e si è detta contraria all’espulsione. Per l’avvocata in difesa del ragazzo di 20 anni con il permesso B, Maricia Dazzi, i ragazzi hanno solo voluto «scimmiottare una gang come succede nei video delle canzoni trap. Nel primo episodio hanno voluto fare i bulli e far scappare il motociclista» e pertanto contesta quel tentativo di rapina. Nell’altro caso, invece, «in maniera disordinata ha preso il portafogli ed è scappato via in quanto in preda di una idiozia adolescenziale, per di più la refurtiva era di poca entità». Dazzi non contesta la presunta seconda rapina e ha chiesto una pena di sei mesi sospesi per due anni.
In rappresentanza della ragazza ha preso la parola Lorena Stoppa che ha contestato i reati imputati alla sua assistita e chiesto il proscioglimento dalle accuse. «Lei non conosceva il motociclista e non era neanche presente sulla scena. Da come si può vedere dalle telecamere non guarda mai in quella direzione. Dopo quell’episodio si è diretta verso la discoteca Jungle in compagnia degli altri tre, lei e il suo compagno hanno visto gli altri due dirigersi verso le vittime, ma non li hanno seguiti. Se avessero veramente fatto da palo si sarebbero subito spostati dalla zona una volta compiuto il fatto, ma invece loro in un primo momento sono rimasti lì». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Luca Orsatti, il difensore del 20enne italiano: «La sua partecipazione come palo va esclusa. Tutte i comportamenti successivi alla rapina sono irrilevanti perché ormai sono già compiuti». Orsatti chiedendo il proscioglimento ha poi aggiunto che «al massimo si può parlare di complicità non di correità, ma non essendoci questo punto nell’atto d’accusa, questo reato cade». La sentenza è prevista per domani. La Corte dovrà decidere se condannare i quattro per i reati di rapina e altri reati minori.