Con un’interrogazione, il consigliere comunale Edoardo Cappelletti (Sinistra) invoca misure a tutela della salute dei dipendenti della Città
Talmente caldo, che si formano delle isole di calore. E lì bisogna lavorarci. È la situazione negli ecocentri di Lugano, descritta da un’interrogazione interpartitica – primo firmatario: Edoardo Cappelletti (Sinistra) –, che a sua volta riprende un servizio sul tema di ‘Area’, e che chiede sostanzialmente alla Città di intervenire in maniera più incisiva a tutela della salute dei propri dipendenti.
Come già svelato dal periodico, per fronteggiare il misto di sole e caldo che ha reso difficili le condizioni lavorative nelle ultime settimane, il Comune ha dotato gli ecocentri di ombrelloni e di... un rifornimento di sali minerali da far sciogliere nell’acqua per reidratare i collaboratori. Nulla da fare per la richiesta di questi ultimi di posare anche delle vele per ombreggiare meglio e dei nebulizzatori per rinfrescare. Troppo poco secondo i consiglieri comunali.
Nell’atto parlamentare si ricordano le disposizioni di legge vigenti e le disposizioni di Seco, Suva e Ispettorato del lavoro, come pure il Gruppo operativo salute e ambiente (Gosa) istituito dal Cantone allo scopo di monitorare la situazione nei periodi di canicola e proporre al Governo delle misure da attuare. Si riporta poi l’esempio della Città di Bellinzona, che ha adottato il Piano canicola comunale per definire i principi, le misure tecniche, organizzative e personali da attuare per fronteggiare i rischi connessi a una prolungata esposizione al caldo, al sole e all’ozono, fornendo al personale che opera all’aria aperta uno speciale kit di protezione.
Alla luce di tutto ciò, una decina di domande al Municipio. Si chiede, tra l’altro, se la situazione lavorativa negli ecocentri sia stata analizzata e quali misure siano effettivamente state introdotte, se queste siano sufficienti e se non sia il caso di attivarsi per un confronto con il Gosa e con l’Ispettorato del lavoro per affinare le misure protettive. Parlando di misure concrete, si chiede se non sia il caso di adeguare gli orari di accesso agli ecocentri per evitare le ore più calde, di fornire le strutture di nebulizzatori così come richiesto dai lavoratori, di posare un asfalto più resistente alle alte temperature e di incrementare le alberature. Richiamando il caso di Bellinzona, si domanda infine se non sia necessario dotarsi di un Piano per la canicola che comprenda anche un kit di protezione.