Le denunce e i reclami dei difensori degli imputati si scontrano contro il muro di gomma della Procura. L’identità del/la segnalante rimane un mistero
Chi è la gola profonda? Perché a un anno dall’avvio dell’inchiesta penale nei loro confronti, gli imputati non riescono a ottenere dalla Procura nome e cognome dell’autore o dell’autrice della segnalazione che l’ha messa in moto? Sta di fatto che l’identità della persona che ha informato la commissaria della Polizia giudiziaria di presunte irregolarità nelle società Hospita è ancora avvolta nel mistero. Sollecitato dagli indagati, il Ministero pubblico non la fornisce.
Gli indagati, per reati patrimoniali, sono l’ex direttore amministrativo della Sa Eolo Alberti – ex granconsigliere leghista e sindaco di Bioggio –, sua moglie, l’azionista di maggioranza (nel frattempo deceduto) e l’ultimo direttore amministrativo, parzialmente reo confesso. Alberti, consorte e la comunione ereditaria del defunto respingono gli illeciti ipotizzati dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli. E tramite i rispettivi difensori – gli avvocati Pierluigi Pasi, Diego Della Casa e Paolo Bernasconi –, Alberti, moglie e comunione ereditaria hanno fra l’altro sporto tempo fa querela contro ignoti, contro l’ignoto/ignota segnalante. I coniugi Alberti per reati contro l’onore, mentre la comunione ereditaria del defunto azionista di maggioranza per denuncia mendace e sviamento della giustizia.
Ma gli esposti sono ancora… contro ignoti. A tutt’oggi gli imputati non sanno chi sia la persona che ha riferito delle presunte malversazioni in Hospita e di altre asserite circostanze: la dubbia bonifica (bonifica in realtà accertata) del terreno sul quale sta sorgendo la struttura commerciale al centro delle transazioni sospette, la diffusione di documenti societari confidenziali, fra i quali il certificato salariale del dottor Claudio Camponovo – direttore sanitario della società e azionista, costituitosi accusatore privato nell’inchiesta principale e difeso dall’avvocato Nicola Fornara – e il dubbio che la moglie di Alberti avesse percepito un salario pur non lavorando per le due Hospita. Circostanze contestate successivamente dai coniugi.
Le querele contro ignoti sono sul tavolo del procuratore generale sostituto Moreno Capella. Quelle inoltrate dagli Alberti lo sono da novembre. Qualcosa nelle scorse settimane tuttavia si è mosso. Nel senso che a fine giugno Capella comunica alle parti la decisione di attendere “l’esito e le conclusioni" dell’inchiesta condotta dalla collega Borelli – osservando che “le circostanze ritenute lesive dell’onore di Alberti sono oggetto dell’indagine della pp” – e questo “prima di compiere un qualsiasi atto istruttorio” nel procedimento contro l’ignoto/a presunto/a diffamatore/trice o calunniatore/trice. Procedimento dunque sospeso. I legali di Alberti, di sua moglie, e degli eredi dell’azionista di maggioranza insorgono. Partono così tre reclami all’indirizzo del Tribunale d’appello, nei quali gli avvocati Pasi, Bernasconi e Della Casa contestano duramente le tesi formulate dal procuratore generale sostituto a sostegno della decisione di sospensione.
Di recente il colpo di scena. Prima che la Corte dei reclami penali (Crp) si pronunci, Capella, come anticipato settimana scorsa dalla Rsi, con uno stringato scritto del 21 luglio fa sapere alla Crp di aver revocato la decisione di sospensione del procedimento. Informate dalla Corte, le parti chiedono i motivi della revoca. Che arrivano a stretto giro di posta. Come appreso da ‘laRegione’, la lettera di Capella è del 24 luglio: la giurisprudenza della Crp, argomenta il magistrato, garantisce il diritto delle parti di essere sentite anche in vista di una decisione di sospensione. Cosa che non è accaduta. Soprattutto, Capella conclude affermando che le generalità dell’ignoto segnalante “non sono al momento note allo scrivente”. E “nella misura in cui il suo cliente volesse conoscerle, credo che la miglior cosa sia di richiederle direttamente alla titolare del procedimento” per i reati patrimoniali, cioè la pp Borelli. Ah ecco. Alberti e legale (l’avvocato Pasi) invero ci hanno già provato. Ma invano. Non sarebbe opportuno saperlo, sarebbe stata la risposta della pp. Non solo: Borelli ha respinto tutte le istanze probatorie presentate dal patrocinatore di Alberti negli scorsi mesi.
Ma torniamo ai reclami dei difensori. Se Pasi ritiene “bizzarra” se non “inusuale” la circostanza che Capella non abbia raccolto prove sull’identità del segnalante, ancor più severe sono le osservazioni degli altri due legali. Della Casa, ad esempio, mette in risalto le “anomalie” a sfavore della sua assistita, la moglie di Alberti, che “non possono che arrecarle l’impressione della messa in atto di un disequilibrio nel dovere di equità e parità di trattamento”. Il legale, che sollecita il decreto d’abbandono per la donna, sottolinea fra l’altro la necessità di risalire alla persona (il/la segnalante) alla quale il dottor Camponovo ha inviato il messaggio in cui parlava dei documenti confidenziali. “Non appare opportuno attendere, con il rischio che il messaggio venga cancellato”, rimarca Della Casa. Dell’obbligo di raccogliere le prove che rischiano di andar perdute parla pure Bernasconi, evidenziando anche il forte rischio di collusione, che definisce “acutissimo”.
“Il segnalante o la segnalante – precisa Bernasconi – avrà mano libera nel concertarsi con le numerose persone già coinvolte direttamente o indirettamente nonché con altre persone non ancora interrogate, cercando di acquisire i verbali delle persone già interrogate, in modo da evitare di cadere in contraddizioni”. Non solo. L’avvocato ricorda la forte eco mediatica della vicenda, che ha portato all’interrogazione del Movimento per il socialismo (Mps) dello scorso giugno, che ha chiesto lumi al Consigio di Stato sul presunto scambio di favori fra l’ex granconsigliera leghista Sabrina Aldi, Alberti e il dottor Camponovo. Nella vicenda è implicato anche il presidente del governo Norman Gobbi, interrogato come persona informata sui fatti dato che prima dell’inchiesta penale c’erano stati degli accertamenti interni alla Lega. Ebbene, sia dall’interrogatorio in Procura sia dagli accertamenti leghisti era emerso che Alberti e Aldi avessero “brigato”, con l’elezione di lui nel Consigio d’amministrazione dell’Eoc e la nomina di lei a direttrice amministrativa della Hospita in sostituzione di Alberti.
L’Mps, ricorda Bernasconi, ha tuttavia ipotizzato che la combine potesse riguardare anche l’elezione di un procuratore pubblico, ovvero Alvaro Camponovo, figlio di Claudio. E proprio questo punto è una delle anomalie principali, per l’avvocato: “La mancata promozione di un procedimento penale per titolo di accettazione e di scambio di vantaggi relativamente all’elezione del procuratore pubblico Alvaro Camponovo” e “la mancata messa a disposizione delle comunicazioni fra Eolo Alberti, Camponovo senior e Sabrina Aldi, dalle quali risulterebbe la ‘combine’ riguardo all’elezione del procuratore pubblico Alvaro Camponovo riferita nel suo interrogatorio da Norman Gobbi”.
Dunque almeno due i procedimenti pendenti. Con i pp titolari, Borelli e Capella, fra i candidati, alla scadenza del concorso, alla successione dei giudici Giovanna Roggero-Will e Rosa Item, che a fine 2025 lasceranno la Corte di appello e revisione penale. Se eletti, da parte del Gran Consiglio, quali saranno tempi ed esito delle inchieste che oggi coordinano?