La struttura della Croce Rossa garantisce continuità alla lunga tradizione di ospitalità sociale dell'ex Centro Al Suu e inaugura gli spazi ristrutturati
Il traguardo è raggiunto, o meglio: ufficializzato. Tra palloncini rossi e bianchi, in tinta con le tapparelle e le pareti dello storico edificio, la Croce Rossa svizzera sezione Sottoceneri (Crss) ha inaugurato, nella giornata di sabato, il foyer di Bombinasco per minori non accompagnati. Alla lunga tradizione di ospitalità sociale dell’ex Centro Al Suu verrà dunque garantita una continuità, con l’obiettivo di renderlo casa per i giovani provenienti da situazioni di grande incertezza e sofferenza.
L’ala ovest, in cui alloggiano 23 ragazzi provenienti principalmente da Afghanistan, Somalia ed Eritrea – prima alloggiati nell’Hotel Nazionale di Biasca – è stata ristrutturata. Ma i lavori non sono ancora finiti. Nel corso dei prossimi mesi toccherà alla parte centrale e a est dell’edificio, per permettere di accogliere fino a una quarantina di giovani tra i 15 e i 18 anni. L’intervento da 3,2 milioni di franchi interessa unicamente le strutture esistenti per garantire gli attuali standard di sicurezza, abitabilità e risparmio energetico.
«Un sogno che si realizza – ha esordito Debora Banchini-Fersini, direttrice Crss –. L’obiettivo che ci eravamo posti era semplice e insieme ambizioso: trovare una casa accogliente, che potesse segnare un nuovo inizio nel sostegno dei minorenni non accompagnati nel loro percorso di crescita sana, stabile e piena di dignità». Oggi, questo obiettivo «prende finalmente forma concreta». La volontà dell’organizzazione umanitaria era quello di «creare un luogo di accoglienza e di cura – ha spiegato –, che nella sua bellezza sapesse parlare ai sensi e al cuore, offrendo ai ragazzi fin dal primo giorno il calore di una casa vera. E vedere oggi i loro sorrisi, ci dice che ci stiamo riuscendo».
Tra i presenti non potevano mancare loro: i giovani che animano la struttura. In effetti è con il sorriso che hanno accolto la popolazione nella giornata di porte aperte. Ma non hanno espresso soltanto una parentesi rotonda sul loro viso, hanno intrattenuto gli ospiti con la musica delle proprie origini e mostrato alcune delle attività che hanno seguito attraverso delle bancarelle.
Come tutti gli altri centri che Crss gestisce sul territorio cantonale su mandato del Dipartimento della sanità e socialità (Dss) il foyer di Bombinasco offrirà a ognuno di loro l’opportunità di intraprendere un percorso di integrazione e formazione verso un futuro di autonomia e responsabilità individuale grazie all’accompagnamento del personale della Croce Rossa che si assume la presa a carico. Il team è multidisciplinare e conta: dieci educatori, un job coach, il personale amministrativo, formatori, psicologi, infermieri e sorveglianti. D’aiuto sono anche i vari volontari, definiti da Crss come "un pilastro fondamentale del modello di accoglienza".
A soffermarsi sul tema dell’accoglienza è stato Andrea Pozzi, sindaco di Lema, che ha sottolineato la consapevolezza «che oggi il tema della migrazione suscita reazioni molto diverse. Il mio auspicio è che questa presenza sul nostro territorio venga vissuta come un fattore positivo, di cui la nostra comunità possa essere orgogliosa. Non dobbiamo dimenticare – ha aggiunto – che anche i malcantonesi sono stati emigranti. Spero quindi che come i nostri avi hanno vissuto delle esperienze migratorie positive, che anche questi ragazzi possano continuare le loro vite, riuscendo a realizzare i loro sogni e portando nel cuore un bel ricordo di Bombinasco, del Malcantone, del Ticino e della Svizzera, e chissà che qualcuno non trovi proprio qui il suo futuro». Con convinzione il sindaco ha concluso che «una giornata come questa è un passo nella giusta direzione per favorire la conoscenza reciproca e la convivenza serena e pacifica».
In merito a questa convivenza si è espresso Filippo Bolla, presidente di Crss. «Particolarmente significativo – ha detto – è il legame che si sta creando con la comunità di riferimento, fatto di incontri, sport, volontariato e gesti quotidiani di vicinanza: questo approccio riflette pienamente la nostra visione di un concetto di accoglienza umana, educativa e integrata, capace di sostenere chi arriva da situazioni di vulnerabilità».
E a proposito di gesti quotidiani, durante l’inaugurazione agli interessati è stata data la possibilità di visitare gli spazi del foyer. Distribuite su tre piani, le stanze dei ragazzi (otto per piano) cominciano ad assumere l’impronta di chi le abita: bandiere del proprio Paese di provenienza, disegni, oggetti del quotidiano. «È un gruppo molto coeso – ci ha spiegato Emanuele Crestani, responsabile del foyer Mna – vanno veramente molto d’accordo tra di loro e ci sono le classiche dinamiche di casa». Una casa forse un po’ discosta, ma «che offre la possibilità di convivenza, di verde e di attività che permettono ai giovani di consolidarsi a livello relazionale. Il tema dell’ubicazione della struttura c’è, come per ogni giovane che vive lontano da una città, ma con il tempo si sono abituati e lo hanno accettato. Quando lo desiderano possono spostarsi con una navetta così come si spostano per seguire il proprio percorso di integrazione esterno alla struttura».
Come a casa, si fa colazione tutti insieme, «la mattina è caratterizzata dalla fretta – ci racconta Rosanna Zerbini, responsabile pedagogica del foyer Mna – e ognuno si dirige verso scuola, stage, apprendistato, progetti di studio». A pranzo, ad alcuni di loro è data la possibilità di cucinarsi i pasti. «A seconda della loro quota di spillatico (paghetta, ndr) e della loro autonomia possono andare a fare la spesa e cucinare per conto loro. È un sistema che gli permette di imparare la gestione del budget, dei pasti e di avvicinarsi all’indipendenza». Indipendenza che rappresenta proprio l’obiettivo ultimo: «Lo scopo è che escano dal foyer con le competenze necessarie per poter essere indipendenti e vivere da soli. Si impara qualsiasi aspetto, dal rinnovo del permesso a rifare il letto correttamente, avendo a disposizione delle figure di riferimento proprio come a casa».
La Crss oggi, in totale, gestisce cinque foyer per minorenni non accompagnati, subentrati dal 2015 ai Centri educativi per minorenni, che per primi avevano accolto i giovanissimi migranti. Le strutture attive si trovano a Cadro – in sostituzione del centro di Paradiso chiuso a inizio anno – Castione, Riazzino, Claro e dal 2024 anche Bombinasco.