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Zone 30 a Lugano, partita persa al centro

Buona parte degli elettori di Plr e Centro non sembra aver seguito i vertici dei propri partiti. Le riflessioni di Paolo Beltraminelli e Paolo Morel

Quelle che ci sono, possono bastare
(Ti-Press)
30 2025
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Un voto netto. Oltre il 66% dei votanti – la metà circa degli aventi diritto – ha respinto il messaggio municipale per l’estensione delle zone 30 e 20 a Lugano. Uno schiaffo a chi lo ha sostenuto. Il Municipio (seppur a maggioranza) e la capodicastero Spazi urbani Karin Valenzano Rossi (Plr) in primis, ma anche alla gran parte della classe politica cittadina. Tra i partiti medio-grandi, esclusi Lega e Udc, tutti gli altri hanno sostenuto l’ampliamento delle strade con velocità limitata. E se i due partiti di destra assieme formano circa un terzo del bacino elettorale, è evidente che il restante terzo di chi ha detto ‘no’ arriva da altre aree politiche. A essere mancato, sembrerebbe essere in particolare il supporto di chi vota Partito liberale-radicale (Plr) e Centro. Ne abbiamo parlato con i due presidenti sezionali, rispettivamente Paolo Morel e Paolo Beltraminelli.

‘Due anime, nessun diktat’

A entrambi abbiamo chiesto come mai chi vota Plr e Centro abbia deciso, sembrerebbe in maggioranza, di non seguire le indicazioni di voto delle sezioni, dei gruppi in Consiglio comunale (Cc) e persino di chi li rappresenta in Municipio. E se è vero, come sostengono i vincitori, che c’è un problema di rappresentatività e di scollamento tra base e rappresentati. «È vero, i nostri elettori si sono presentati divisi a questo appuntamento alle urne – ammette l’ex consigliere di Stato –. Lo abbiamo appurato sia in assemblea sia durante un partecipato dibattito pubblico. D’altra parte, non c’era un diktat». Eppure, facciamo notare, il gruppo in Cc ha votato quasi compatto a favore del messaggio. «Noi votiamo quasi sempre uniti per fare squadra, ma il voto arriva alla fine di un processo durante il quale si parla, si discute, si analizza. In questo caso c’è stata una riflessione e abbiamo deciso di sostenere il messaggio perché ci sembrava giusto che i quartieri fossero tutti trattati alla stessa maniera».

Commissioni di quartiere sotto la lente

Beltraminelli sostiene che il Centro abbia fatto «molto, ci siamo impegnati, ma con rispetto anche di chi la pensava diversamente». Di parere simile Morel: «Nel Plr ci sono due anime e questa ne è la conferma. Se abbiamo un’anima che ha votato in un senso e un’altra in un altro, al limite è la dimostrazione che i nostri partiti, e il Plr in particolare, non sono monolitici. Non è certo un problema di rappresentatività». Quest’ultimo, Morel lo individua piuttosto da un’altra parte. «Il Municipio ha portato questo messaggio, perché sollecitato dalle Commissioni di quartiere. È un bel sistema, che dovrebbe restituirci un vero metro di misura del sentimento nei quartieri. Direi che questa volta ci hanno dimostrato che non è così. È giusto interrogarsi a questo punto sulla vera rappresentatività di questi organi».

‘Spesso si è parlato per slogan’

Neanche il presidente liberale-radicale ritiene che il partito e i suoi rappresentanti avrebbero potuto fare di più per mobilitare il proprio elettorato. «Il presidente del comitato a favore del messaggio era del Plr (Andrea Togni, ndr) – osserva –. Abbiamo incontrato i nostri commissari di quartiere due volte su questo tema. Credo che si sia fatto abbastanza. Piuttosto mi chiedo: c’è stata davvero voglia di approfondire il tema? Io ho l’impressione che la società sia sempre più polarizzata e anche in questo caso si è spesso parlato per slogan (anche fuorvianti, come l’estensione generalizzata del limite di velocità, ndr)». Ma possiamo dire che la partita è stata persa nell’area politica di centro? «È probabile, certo. È indubbio che molti dei nostri elettori abbiano fatto una scelta diversa rispetto a quanto detto dal partito. Ne prendiamo atto, va bene così. Il grosso vantaggio è che la popolazione ha dato un’indicazione chiara e abbiamo un indirizzo per il futuro: c’è una parte sostanziale della popolazione che non vuole più divieti e di questo bisogna tenere conto».

‘Un voto di protesta’

Tra disinformazione e rifiuto dei divieti, c’è anche un altro elemento che ha giocato contro al messaggio. «Secondo me quello di domenica è stato un voto di protesta nei confronti della politica – valuta Beltraminelli –. È vero che con queste proporzioni probabilmente il messaggio sarebbe stato bocciato comunque, ma credo che sia stato messo al voto in un momento sbagliato. Domenica è emerso un mal di pancia molto chiaro: basta costi (in riferimento alle iniziative sulle casse malati, ndr), basta divieti. Il clima attorno a questo tema a me sembrava piuttosto favorevole. Poi è tutto precipitato il 23 settembre (quando è stato svelato l’aumento dei premi per il 2026, ndr). Lunedì a Lugano aveva votato solo il 20% circa, vuol dire che la maggioranza delle persone si è espressa dopo, quando ha prevalso la pancia, il malcontento».

... e la questione economica

Infine, il côté finanziario. «Oggi – ancora il presidente centrista –, in una Lugano che taglia a destra e a sinistra, molti hanno storto il naso di fronte a una spesa di quasi 1,4 milioni. La gente fatica ad arrivare alla fine del mese e tutto il resto passa in secondo piano. Il contesto è molto cambiato: Lugano era la città del fare, oggi c’è negatività a tutti i livelli. Credo che se andassimo a votare oggi sul Polo sportivo e degli eventi, probabilmente verrebbe bocciato». Timori, scenari, poco rassicuranti per la progettualità della più grande città del cantone.