La dodicesima edizione ha chiuso a Lugano dopo otto giorni intensi e decine di proiezioni che hanno acceso i riflettori sul mondo
La Settima arte si conferma uno spazio di libertà forte di un impegno civile capace di accendere i riflettori su temi urgenti. Lo ha testimoniato una volta di più la dodicesima edizione del Film Festival Diritti Umani di Lugano, che si è chiusa domenica dopo otto intense giornate di proiezioni e dibattiti. Numeroso e attento il pubblico, in crescita, che ha assistito a una selezione di oltre 25 film, di cui 12 in anteprima svizzera e 8 in anteprima ticinese, provenienti da tutto il mondo. Questa edizione ha peraltro coinvolto anche oltre 3mila studentesse e studenti, i quali hanno animato i dibattiti con domande e riflessioni, portando, sottolineano gli organizzatori, il loro sguardo sul mondo e sulla necessità di immaginare nuovi modi di difendere i diritti umani.
Il Festival, co-diretto da Antonio Prata e Margherita Casciosi, riafferma, si ribadisce, "la sua identità di spazio culturale e civile nel panorama svizzero: un luogo in cui il cinema incontra la realtà, e la realtà continua a interrogarsi attraverso il cinema". Presenza irrinunciabile, si annota, sono state le "voci di registe e registi, giornaliste e giornalisti, attiviste e attivisti, Ong e associazioni, persone impegnate in numerosi ambiti della società che hanno dato corpo e voce ai temi affrontati dal Festival; racconti di resistenza, giustizia e memoria che hanno reso questi otto giorni – si sottolinea ancora – un’esperienza intensa e condivisa".
“Per la dodicesima volta il Festival ha posto lo schermo del cinema al centro di un’estesa e articolata riflessione sui Diritti Umani. Attraverso i film, i dibattiti e le testimonianze, abbiamo potuto capire che mai come oggi la dignità umana e la libertà individuale sono messe in discussione dalla polarizzazione delle visioni politiche e dalla deriva autocratica che sta sovvertendo i valori delle nostre democrazie – racconta Roberto Pomari, presidente Film Festival Diritti Umani Lugano –. Ecco quindi che il Festival si pone come un momento privilegiato d’incontro e di scambio, grazie anche alle varie attività collaterali che di anno in anno si completano, allargandosi a vari spazi del contesto culturale luganese. In particolare va sottolineata la collaborazione con l’Usi, con la Fondation Hirondelle e con l’Istituzione Svizzera per i Diritti Umani che hanno aperto delle prospettive di sviluppo del Festival quale piattaforma di dialogo sui diritti umani”.
I promotori danno appuntamento al pubblico dall’11 al 18 ottobre dell'anno prossimo.