Bocciata la richiesta avanzata dall’Mps, resta il caso politico. Tra un evocato danno di immagine e tanti interrogativi aperti
Respinta con una maggioranza assoluta risicata. La pretesa di risarcimento avanzata nei confronti dei consiglieri di Stato - assenti perché "parte in causa" -, messa sul tavolo del Gran Consiglio dall’Mps, non è passata, ma le polemiche non si sono spente. Sullo sfondo, ancora una volta, c'era il caso del docente Spai di Mendrisio, prima sospeso e poi licenziato violando - come accertato dal Tribunale cantonale amministrativo (Tram) - il suo diritto di essere sentito. In effetti, ben presto, oggi il dibattito parlamentare ha spostato l'attenzione dal merito giuridico alla sostanza politica. Se nei voti - 47 i contrari a fronte di 19 favorevoli e 9 astenuti - pronunciati a scrutinio segreto alla fine hanno avuto la meglio le conclusioni a cui è giunto il rapporto della Commissione gestione e finanze - relatore Fabrizio Sirica (Ps) -, nelle voci di più parlamentari si è fatto strada l'imbarazzo per l'errore, acclarato, commesso dal governo nella gestione della vicenda. Una censura che non si è spinta, però, oltre come hanno invitato a fare Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi dell’Mps, seguiti da Evaristo Roncelli e Avanti con Ticino & Lavoro.
Per i due granconsiglieri Mps toccava al parlamento lanciare un segnale chiaro, come ha fatto anche il Tram, rimasto, ha sottolineato Pronzini, inascoltato. E dare quindi l'altolà a una prassi definita «arrogante» a fronte di un diritto che si è ricordato essere «fondamentale». L'ente pubblico, che si dimostra «recidivo», dovrebbe essere il primo, ha concluso, a rispettare le norme e dare il buon esempio. Lo sbaglio, ha replicato Sirica, c'è stato, è stato importante e va riconosciuto. Accusare, però, il governo di aver scientemente violato il diritto per danneggiare un dipendente e di aver tirato dritto, nonostante una sentenza dei giudici, ha richiamato ancora il deputato socialista, rappresenta «un tentativo di strumentalizzare l'errore per colpire i consiglieri di Stato personalmente, insinuando un abuso di potere».
Sta di fatto, ha ribadito Giuseppe Cotti (Centro), che la responsabilità è «innegabile, piena e totale», e in un contesto delicato come quello scolastico, il che porta un danno di immagine per il Cantone. Quanto basta per auspicare che il CdS «non si sia limitato a prendere atto della sentenza, ma impartisca direttive chiare, adottando le necessarie misure correttive affinché questi casi non si ripetano più». In effetti, di dubbi e interrogativi aperti - «cosa è successo?» - ne sono rimasti. Basti dire che già in calce al rapporto si contavano undici firme con riserva. Omar Balli, a nome della Lega - che, «scocciata profondamente», si è astenuta - non ha esitato a parlare di «figuraccia» del governo, di «vergogna» e di «situazione non chiara». Quanto a Tiziano Galeazzi (Udc) ha fatto riferimento a un comportamento non degno dell'amministrazione cantonale.