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Lavori ai Cuntitt, l’ultima parola sarà della popolazione

Castel San Pietro, riuscito il referendum sull’investimento da mezzo milione. A fare da contraltare gruppo interpartitico a sostegno del progetto

Nel maggio 2019, a un anno dal restauro
(Ti-Press/Archivio)
28 giugno 2025
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Sulla Masseria Cuntitt sarà la popolazione di Castel San Pietro ad avere l'ultima parola. Nello spazio di un mese o poco più, il gruppo spontaneo di cittadini nato sulla spinta dei malumori suscitati dal nuovo investimento previsto per l'antico complesso rurale - focus l'osteria stellata -, è riuscito, infatti, a raccogliere le firme e le adesioni necessarie per portare la cittadinanza al voto. Superato con agio il quorum dei 246 aventi diritto, il paese andrà quindi alle urne per decidere se dare via libera o meno alla spesa di 490mila franchi destinata a mettere mano alla cucina del ritrovo e a realizzare altri lavori puntuali di ristrutturazione. A oggi a dirsi pro referendum sono stati in oltre 330. E questa volta il confronto tra favorevoli e contrari all'operazione sarà quanto mai trasversale. Qui non è una questione di etichette partitiche, bensì di opportunità. Il primo atto formale, lunedì mattina, sarà la consegna ufficiale in Cancelleria delle sottoscrizioni.

A quel punto sui Cuntitt e gli interventi previsti sarà dibattito aperto. Anche se la discussione attorno al pacchetto di opere, a ben vedere, è nata già al tavolo della Commissione della gestione - allora a fare resistenza Sinistra e Verdi e Per Castello -, sfociata poi, il 28 aprile scorso, in Consiglio comunale nella votazione a maggioranza del messaggio municipale. Adesso il piano si sposta sul dibattito popolare: da una parte il gruppo dei referendisti, dichiaratamente apartitico, dall'altra un gruppo interpartitico, formato da dieci consiglieri e consigliere comunali di Centro-Giovani del Centro, Per Castello, Plr e Partito Verde liberale. «Ci sta: viva la democrazia e viva il referendum», commenta Corrado Motta (Sinistra e Verdi) tra i fautori del referendum, il quale lunedì depositerà la domanda assieme ad Aline Prada (deputata Udc). «In questo modo daremo la possibilità alla popolazione di Castello di decidere cosa fare di questo mezzo milione di franchi».

Non è la prima volta

Del resto, sarà destino, ma non è la prima volta che cittadini e cittadine sono chiamati a esprimersi sul futuro della Masseria. Se oggi i Cuntitt sono quello che sono - ovvero una testimonianza del nostro passato, restaurata con cura -, è per scelta popolare (nel settembre del 2013). Un recupero costato oltre 5,8 milioni e reso possibile da un lascito privato - la donazione della famiglia Bettex - di 5 milioni, ispirato dalla volontà di finanziare attività sociali e culturali di interesse pubblico. Un mandato che, per i referendisti, non va perso di vista. Il primo obiettivo, come hanno spiegato al lancio della raccolta firme, era aprire una osteria sociale. Invece, "si è arrivati ad avere un ristorante con tanto di stella Michelin". Nulla, precisano i promotori, contro l'Osteria enoteca Cuntitt. Ci si chiede, però, se sia "davvero necessario spendere 251mila franchi per il rifacimento di una cucina che ha solo 7 anni di vita e 90mila franchi per la bussola di ingresso", a mo' di copertura del tratto tra la sala e i servizi igienici esterni.

Argomenti a confronto

Agli occhi del gruppo interpartitico e dei suoi rappresentanti - Marta Aramini, Enzo Ortelli e Giorgia Ponti (Centro), Laura Cairoli-Bortolotto, Nicole Coppola, Michela Prada e Véronique Rizza (Per Castello), Massimo Bossi e Luca Cereghetti (Plr) e Giacomo Galli (Verde liberale) - non solo la Masseria oggi rappresenta "un vitale centro comunitario", ma l'investimento stesso appare "strategico" oltre che "lungimirante" e volto a "valorizzare" i Cuntitt, a "beneficio dell'intera popolazione". Questo per dire che il sostegno è "pieno e convinto", come si ribadisce in una nota; e che l'osteria, inserita accanto al preasilo, agli appartamenti a pigione modera e alle sale multiuso, "porta un indubbio valore aggiunto". «Dal mio punto di vista – replica Motta – è una strategia sbagliata. Anche perché l’impressione è che al ristoratore Castello stia stretto». Il parere, quindi, è che questo "non sia un investimento per la comunità e non sia urgente". E qui si innesta un altro tema, quello finanziario a fronte, si annota, dei sacrifici chiesti alla popolazione con l'aumento quest'anno di 10 punti di moltiplicatore, e non sarà il primo, ricordano i referendisti, o le tasse di refezione.

Stando ai favorevoli, invece, gli interventi al centro del progetto "ottimizzeranno la fruibilità dell'osteria": misure, ribadiscono, necessarie e che rispondono a "bisogni oggettivi della struttura, indipendentemente dal tipo di offerta ristorativa presente". Quanto alla pressione fiscale? Delle perplessità, si riconosce, sono comprensibili. Resta il fatto, però, si chiarisce, che "tale investimento non deve essere correlato all'incremento del moltiplicatore, una misura peraltro prevista siccome il precedente abbassamento era stato fin da subito annunciato come temporaneo. L'intervento a favore dell'immobile, di proprietà comunale, rappresenta un'azione responsabile ed economicamente sostenibile nel lungo periodo. Esso si allinea perfettamente con il Piano finanziario del Comune e il suo onere sarà compensato da un incremento del canone di locazione". Una garanzia, quest'ultima, in ogni caso, insufficiente per i referendisti.

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