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‘Decisioni che cancellano trent'anni di politica di trasferimento dalla strada alla rotaia’

Il 29 agosto a Mendrisio la manifestazione contro il taglio di 40 posti di lavoro a Ffs Cargo. Il 9 settembre la protesta si sposterà a Berna

Le richieste: difendere i posti di lavoro e sospendere le misure in atto
(archivio Ti-Press)
22 agosto 2025
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Le decisioni di Ffs Cargo «in pochi mesi mandano a ramengo la politica di trasferimento degli ultimi trent'anni e i soldi, decine per non dire centinaia di milioni di franchi, investiti dalla politica». Per questo, ma anche per «l'atteggiamento abbastanza compulsivo» dell'azienda e le «proposte anche indecenti» fatte ai lavoratori toccati dai tagli «è importante muoversi velocemente ed essere presenti alla manifestazione del 29 agosto a Mendrisio». Il segretario sindacale Sev Thomas Giedemann lo ha ripetuto a più riprese nel corso dell'incontro stampa organizzato sul piazzale della stazione ferroviaria di Bellinzona, luogo scelto per ribadire una protesta che, sin dall'annuncio a maggio del taglio di 40 posti di lavoro, ha assunto una dimensione cantonale e nazionale. Tra sette giorni l'appuntamento sarà alle 18 sul piazzale della stazione di Mendrisio, da dove il corteo si metterà in marcia verso il Centro manifestazioni Mercato Coperto per i discorsi. Sono annunciati gli interventi del presidente nazionale del Sev (Sindacato del personale dei trasporti) Matthias Hartwich, del presidente nazionale dell'unione sindacale svizzera (Uss) Pierre-Yves Maillard, della presidente Pro Alps Nara Valsangiacomo e sarà soprattutto l'occasione per ascoltare le parole dei collaboratori e dei dipendenti toccati dallo smantellamento. Tra le realtà comunali hanno già confermato la loro presenza le Città di Mendrisio e Bellinzona. Con questa manifestazione saranno presentate cinque rivendicazioni: riconoscere il trasporto merci come servizio pubblico, adeguare la tassa sul traffico pesante, garantire l'investimento pubblico nella logistica ferroviaria, revocare la decisione di abbandono dei terminal di Lugano Vedeggio e Cadenazzo (che dal 2026 sarà gestito dalla Posta, altro tema che sta facendo parecchio discutere) e dell'autostrada viaggiante e, non da ultimo, difendere ogni posto di lavoro e sospendere le misure in atto. «Per Ffs Cargo l'unica soluzione è quella di tagliare – ha aggiunto Giedemann –. Il problema va invece affrontato in modo più serio e, visto che stiamo parlando di trasporto merci, rispettando la volontà popolare espressa in più occasioni di trasferire il traffico dalla strada alla rotaia».

‘I nostri timori sono confermati’

Thomas Giedemann ha spiegato che in questi mesi ci sono stati «colloqui con il personale interessato» dai quali è emerso «quanto temevamo». Ovvero che «per tutti i dipendenti toccati in Ticino non ci sono alternative ragionevoli e sono state fatte anche delle proposte indecenti. Molti di loro sono macchinisti e la proposta è stata quella di passare a lavori artigianali o nei servizi». Proposte che «sono ancora a livello teorico perché di atti concreti e pratici per chi potrà rimanere a lavorare in Ticino non ci risulta siano stati fatti». Per il segretario sindacale si tratta della «conferma dei nostri timori e di quanto la decisione di Ffs Cargo sia stata presa alla leggera». È stato inoltre ricordato che tra due settimane a Castione ci sarà la posa della prima pietra del nuovo stabilimento industriale che, quando sarà attivo, porterà un'ulteriore perdita di 150 posti di lavoro (trasferiti di fatto a nord delle Alpi).

Prossima tappa Berna

Il calendario delle azioni di protesta si è arricchito con una nuova data. Martedì 9 settembre, in occasione della seduta autunnale del Parlamento federale, il comitato dei contrari si recherà a Berna con una delegazione di ferrovieri. «La tematica è chiaramente nazionale perché l'impegno di trasferire le merci dalla strada alla ferrovia è costituzionale – ha spiegato il deputato dell'Mps Matteo Pronzini –. Alcuni posti di lavoro saranno soppressi e altri saranno trasferiti ma la ‘pepa tencia’ resta sempre in Ticino. Cercheremo di sfruttare la giornata per spiegare il problema ai parlamentari di tutta la Svizzera». A breve verrà chiesto ufficialmente al Consiglio di Stato di «delegare uno dei cinque membri ad accompagnarci».

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