Massimiliano Robbiani (Lega) torna alla carica. Ma stavolta a proporre di diminuire i 60 componenti attuali ci sono anche colleghi di AlternativA e Plr
Per Massimiliano Robbiani sembra ormai essere diventata una ‘crociata’. Questa volta però il consigliere comunale della Lega di Mendrisio non è più da solo a perorare la causa. A uscire allo scoperto e a condividere con il collega di legislativo la necessità di ‘restringere’ il Consiglio comunale, portando il suo numero di componenti dagli attuali 60 a 45, ci sono altri due esponenti di altrettanti gruppi politici, l'AlternativA e il Plr. In effetti, sin qui la proposta – tradotta oggi in mozione per la quarta volta – non ha mai avuto fortuna. Ed è dal 2016 che Robbiani ci sta provando, senza successo. Tra le motivazioni che hanno portato, negli anni, a fare resistenza, vi è la rappresentanza dei Quartieri. Questa volta a dar man forte al consigliere leghista, primo firmatario, ci sono, però, come detto, anche Jacopo Scacchi per l'AlternativA e Luca Pestelacci per il Plr. Come dire che le possibilità di fare breccia nell'aula consiliare e nella maggioranza dei contrari potrebbero crescere. Una cosa è certa: per i promotori questo è "di nuovo il momento di chinarsi sulla tematica". La Città, infatti, nel tempo è cambiata.
Agli occhi dei mozionanti sono quattro le ragioni che sorreggono la tesi della diminuzione dei consiglieri comunali; e tra queste non si dimentica l’attenzione ai Quartieri, sinora un po‘ il tallone d'Achille della proposta. Andiamo, però, con ordine. Innanzitutto, spiegano i tre esponenti politici, oggi emerge la necessità di poter contare su "un legislativo più dinamico e concreto", ma pure più "agile ed efficiente". Al momento, spiegano, "con Commissioni di 11 membri i dibattiti possono diventare dispersivi e il processo per raggiungere il consenso può essere più lento e complesso". Ecco che portare il gremio a 45 membri, quindi diminuendo altresì il numero dei commissari (a 9), potrebbe "favorire un confronto più focalizzato e costruttivo". In altre parole, ogni voce avrebbe la possibilità di farsi ascoltare, davvero. Del resto, si tiene a precisare, "la proposta non punta a una semplificazione, ma a un effettivo miglioramento del processo decisionale, così da evadere più celermente, e in modo più approfondito, i messaggi municipali".
La formula messa in campo dall'atto parlamentare interpartitico apre anche un altro scenario: renderebbe meno difficoltoso ai partiti trovare candidati e candidate sufficienti alla vigilia degli appuntamenti elettorali. Il problema, si ammette, esiste ed è generalizzato. Di conseguenza, si tiene a chiarire, "a fronte di questa realtà, la riduzione del numero di seggi da 60 a 45 non è una mossa opportunistica per un singolo gruppo politico (come sostenuto nei precedenti dibattiti, dai contrari, in relazione alle mozioni analoghe del 2016 e del 2020), ma piuttosto, si configura come una risposta pragmatica e strutturale che adatta il sistema rappresentativo alla disponibilità effettiva e sostenibile dei cittadini". Premiando, si richiama, chi è pronto a un impegno ’genuino‘.
Allo stesso modo, si tranquillizza, il contenuto della mozione, "non mira a eliminare la rappresentanza dei quartieri, ma a razionalizzare l'organo legislativo per renderlo più funzionale". Quindi, "un organo più efficiente, in grado di prendere decisioni più rapidamente e di mostrare risultati concreti, in realtà rafforzerà il legame con la cittadinanza di tutti i quartieri". Senza dimenticare il ruolo di collante a cui sono chiamate le Commissioni di quartiere e il fatto "che già oggi, nella maggior parte dei gruppi politici che siedono nel legislativo non sono rappresentati tutti i quartieri". Eppoi, si rammenta, Mendrisio dovrebbe ormai considerarsi "un'unica grande città", senza distinzioni.
Per Robbiani, Scacchi e Pestelacci non va trascurato neppure un altro aspetto: il gettone di presenza. Mendrisio, perorano, è diventata il secondo polo economico del cantone e il primo a livello industriale; ma "le indennità di chi è chiamato a gestire politicamente la nostra Città non sono mai state adeguate, e risultano ormai obsolete". Tra i centri ticinesi, fanno osservare ancora, "i contributi pubblici destinati agli organi politici risultano infatti tra i più bassi in rapporto alle dimensioni del Comune", dietro le altre tre città e anche talune realtà piccole. E se la questione è evidente, guardando a onorario e rimborso spese riconosciuti al sindaco e ai municipali, non è meno palese con i consiglieri comunali. Il ’compenso' a Mendrisio è a quota 40 franchi. Mentre chi siede tra i banchi del Locarnese ne percepisce 53 e un rappresentante chiassese 50. "Un finanziamento adeguato della politica – si sottolinea – è fondamentale per garantire la diversificazione dei profili eletti e una rappresentanza descrittiva reale", rendendo la politica, si rilancia, "accessibile a tutti e a tutte". E d’altro canto, si rassicura, riducendo il numero degli eletti del legislativo, non si registrerebbe un aumento di spesa; si garantirebbe una diaria di 60 franchi, dando modo, al contempo, di mantenere invariato il budget destinato alle indennità.