Ticino

Prima congelate, ora abolite. Il Ticino dice addio alle ‘blacklist’ di cassa malati

Il Gran Consiglio elimina definitivamente le liste nere, uno strumento per escludere dalle cure non necessarie chi non paga la cassa malati

Pochi Cantoni le sfruttano ancora
(Ti-Press)
17 settembre 2025
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Le ‘blacklist’ di casse malati in Ticino sono definitivamente abolite. Il Gran Consiglio sostiene infatti che queste ‘liste nere’ – un elenco dei morosi di cassa malati, persone che non pagano i premi e non dimostrano di aver diritto a sussidi e aiuti sociali. Cittadini che una volta inseriti in queste liste smettono di avere la copertura sanitaria della cassa malati a eccezione di problemi gravi e urgenti – non abbiano nessuno beneficio concreto. Anzi, priverebbero alcuni cittadini del diritto alle cure sanitarie e non avrebbero un impatto positivo sui conti pubblici. Una risicata maggioranza del parlamento – tutto il fronte di sinistra a cui si è aggiunta la Lega e il (decisivo) voto fuori dai ranghi Udc di Tuto Rossi – ha infatti accolto l'iniziativa parlamentare del capogruppo socialista Ivo Durisch che chiedeva appunto di abolire definitivamente questo strumento “congelato” in Ticino dal 2020.

Aveva invece un'opinione favorevole alle blacklist la maggioranza dei Comuni ticinesi, direttamente coinvolti nella gestione dei morosi di cassa malati, che vedono in questo strumento un deterrente per chi non paga i premi e fa ricadere sulla collettività i costi delle sue cure. Opinione condivisa anche da Centro, Plr, Udc e la maggioranza della commissione parlamentare ‘Sanità e sicurezza sociale’, che però è stata smentita dal plenum.

Le blacklist sono in ogni caso uno strumento molto dibattuto e criticato in tutta la Svizzera. Dalla loro introduzione a livello federale solo pochi Cantoni le hanno attivate e alcuni, come ad esempio i Grigioni e Lucerna, sono recentemente tornati sui propri passi disattivandole. Attualmente le “liste nere” sono utilizzate solo a Turgovia, Zugo e Argovia. E in Ticino? Fino ad oggi le blacklist risultavano “congelate”. Una decisione presa dopo che l'Ufficio federale di sanità pubblica nel 2020 aveva chiesto ai Cantoni di sospendere questo strumento visto l'aggravarsi della pandemia e la necessità di tutelare la salute pubblica.

Gli argomenti di chi le sostiene...

Chi è favorevole alle blacklist porta motivazioni sia di principio che di praticità. Da un punto di vista concettuale: non è giusto che chi non paga i premi obbligatori nonostante ne abbia la possibilità poi sfrutti il sistema sanitario sulle spalle degli altri cittadini. Questo non vuol dire escludere totalmente le persone inadempienti dalle cure, quelle necessarie (anche di lunga degenza o croniche) e quelle urgenti sarebbero sempre garantite. Non lo sarebbero invece tutti i controlli o le consultazioni non necessarie. Secondo i sostenitori e i Comuni questo avrebbe anche un positivo effetto deterrente: private della possibilità di recarsi dal medico i morosi sarebbero spinti a mettersi in regola e saldare le fatture dei premi. Secondo il rapporto di maggioranza redatto da Alessandro Cedraschi (Plr) il 30 per cento delle persone che subiscono la sospensione della copertura sanitaria decide di pagare e chi finisce nella blacklist sono spesso persone che si rifiutano di interfacciarsi con l'apparato di supporto comunale.

... e quelli di chi le critica

Pure i contrari hanno motivazioni sia di principio che di praticità. Concettualmente: non è giusto negare le cure a una persona, che sono un diritto fondamentale, anche se non si tratta di trattamenti vitali. Un esempio: gli antibiotici. Allo stesso tempo, ricordano i contrari alle blacklist, questo strumento non ha nessuno beneficio pratico: il numero dei morosi nel 2019 (quando c'erano le blacklist in Ticino) era più alto che lo scorso anno. E questo nonostante gli aumenti dei premi di cassa malati. Il rapporto di minoranza ricorda anche come le liste nere generino una stigmatizzazione sociale e una penalizzazione delle fasce più fragili della popolazione. Il fatto che la stragrande maggioranza dei Cantoni, così come anche la Confederazione, ritengano questo strumento inutile se non addirittura dannoso è la dimostrazione che anche in Ticino non servirebbe a risolvere i problemi. Come alternative il fronte progressista propone di rafforzare la riduzione dei premi attraverso la Ripam e di avere un approccio più attento quando si entra in contatto con i morosi.

Come funzionavano le blacklist

Dopo un mancato pagamento e un sollecito scritto, l'assicuratore malattia diffidava la persona notificandole un invito a procedere con il pagamento entro trenta giorni. Se il debito non veniva saldato l'assicuratore non poteva bloccare la copertura, come invece avveniva con la prima versione delle blacklist in vigore fino al 2012, ma avviava una procedura d'esecuzione. I dati della persona venivano trasmessi all'autorità cantonale e registrati su una lista visibile solo ai fornitori di prestazioni riconosciuti (esempio: i medici). I Comuni ricevevano dall'Autorità cantonale i nominativi degli assicurati morosi e avevano il compito di verificare, attraverso la convocazione del loro cittadino moroso, la sua situazione economica e determinare i motivi del perché fosse inadempiente verso la cassa malati obbligatoria. In seguito, sempre che la persona convocata rispondesse alla convocazione, il Comune emetteva un preavviso favorevole (copertura non da sospendere) o non favorevole (coperture da sospendere). Detto altrimenti: il Comune, che è l'autorità più prossima al cittadino, determinava se il moroso è volutamente inadempiente o se si trova in una situazione di difficoltà e quindi ha diritti ad altri tipi di aiuto.

Governo schierato con i Comuni

In aula il direttore del Dipartimento sanità e socialità (Dss) Raffaele De Rosa ha difeso la posizione del Consiglio di Stato, allineata alle preoccupazioni dei Comuni. «Ogni anno i morosi di cassa malati costano 25 milioni allo Stato», afferma De Rosa. «In questa situazione i veri vincitori sono le casse malati, che dal 2012 hanno visto l’onere degli inadempienti passare sulle spalle dell'Ente pubblico». In Ticino, ricorda De Rosa, è stata adottata una versione più morbida delle liste nere rispetto ad altri Cantoni. Non sono mai stati inseriti minorenni, persone con malattie croniche o a beneficio di aiuti sociali. «Durante la pandemia il numero di morosi è calato fortemente. Migliaia di persone hanno ripreso spontaneamente a pagare i premi, probabilmente perché hanno avuto paura della situazione». Detto tra le righe: un certo numero di furbetti pare esserci.

Il dibattito

Per l'iniziativista Ivo Durisch (Ps): «Le liste nere sono delle vere e proprie liste di proscrizione, che tolgono diritti fondamentali». Replica Alessandro Cedraschi (Plr): «Ci sono anche dei benefici, persone che non pagano scoprono dopo essere contattate di avere diritto a determinate prestazioni sociali». Per Alessandro Corti: «C'è un tema di responsabilità che va portato avanti. Le blacklist ticinesi, più morbide che altrove, lo fanno». Secondo Lara Filippini (Udc): «L'abolizione della blacklist può sembrare una misura di umanità, ma in realtà è un regalo ai furbi e un colpo basso a chi con fatica paga i premi». Non ci sta Danilo Forini (Ps): «Il bilancio, anche economico oltre che morale, è negativo. Le persone se non fanno controlli hanno un rischio più alto di malattie gravi. Questo fa aumentare la spesa sanitaria». Aggiunge Giulia Petralli (Verdi): «Finire nella lista nera trasforma una difficoltà economica in uno stigma sociale».