Alunni ed ex alunni rendono pubblica la lettera indirizzata ad agosto al Consiglio di Stato
Gli alunni ed ex alunni del collettivo Scintilla studentesca ce lo avevano confidato qualche settimana fa, appena venuti a conoscenza della sentenza del Tram, il Tribunale cantonale amministrativo, sul loro prof della Spai di Mendrisio, Roberto Caruso. Avevano dato voce a tutta la loro delusione e chiesto al governo di tornare sui suoi passi. Una richiesta che poco dopo, il 26 agosto scorso, hanno messo nero su bianco e imbucato all’indirizzo del Consiglio di Stato, vestendo di ufficialità il loro pensiero. Una missiva che i giovani oggi, mercoledì, hanno deciso di rendere pubblica. E la ragione sta nel silenzio dell’autorità cantonale e del Decs, il Dipartimento educazione, cultura e sport. Trascorse ormai tre settimane, la lettera, spiegano, non ha ricevuto alcuna risposta, "nemmeno un riscontro formale". Un'attesa andata, ancora una volta, delusa che fa pensare loro che le segnalazioni inviate a più riprese "sono state ignorate". E questo, annotano, per loro è "grave".
I ragazzi si sono schierati da subito al fianco del loro docente di elettrotecnica. Insegnante prima ammonito, poi sospeso, nel 2024, e quindi licenziato, ora in via definitiva: Caruso ha infatti rinunciato ad appellarsi al Tribunale federale. Studenti ed ex studenti, però, non hanno perso la voglia di lottare. Certo, ammettono, speravano in un ritorno in classe del docente. In ogni caso, ribadiscono nello scritto al Cantone, "sentiamo il bisogno di far arrivare forte e chiara la nostra voce". In effetti, rimarcano, in questo anno e mezzo "nonostante tutto, non ci siamo fermati: abbiamo continuato a raccogliere segnalazioni da altri studenti e a febbraio abbiamo pubblicato una lettera aperta al direttore del Centro (professionale tecnico, Cpt, ndr). Anche questa volta: nessun cambiamento. Chi denuncia viene ignorato, chi sbaglia rimane al suo posto".
E ancora, si legge: "Non volevamo arrivare a questo punto. Abbiamo provato a costruire un dialogo, ma ci siamo scontrati con un sistema che difende sé stesso. Per noi, il licenziamento del professor Caruso è solo il modo più semplice per eliminare chi prova a cambiare le cose". A colpire il collettivo sono altresì le motivazioni "soggettive" portate dal Tram ed emanazione della legge vigente (la Lord). "Se la soggettività – annotano nella missiva – diventa il solo metro di giudizio, allora è ancora più grave ignorare quella degli studenti, che hanno espresso in modo chiaro la loro fiducia e il loro sostegno al docente. È difficile accettare che la voce di chi vive la scuola ogni giorno conti meno di impressioni interne o logiche di potere. Dunque, ci chiediamo: per chi è davvero la scuola?".
Ai ragazzi, insomma, rimane l'amaro in bocca, tanto da concludere "che la nostra voce non conta". E guardando al futuro? "Il nostro desiderio – confidano – è chiaro e semplice: una scuola seria, con persone competenti, capaci di ascoltare e di rispettare gli studenti. Una scuola che metta al centro empatia e fiducia, non silenzi e diffidenze". La speranza adesso è un gesto concreto del governo, "un segnale di rettitudine e responsabilità: riassumere il professor Caruso. Non solo per sanare un’ingiustizia, ma per dimostrare che le istituzioni possono ancora riconoscere i propri errori, mettere al centro gli studenti e ricostruire fiducia".
La parola adesso è al Consiglio di Stato, che ha già confermato che si pronuncerà rispondendo ai quesiti posti anche dalla politica.