Nel 2024 Telefono Sos Infanzia ha ricevuto 58 segnalazioni. Raccontano storie di disagio, di dipendenza (anche dai social), di bullismo e maltrattamenti
Sono solo dei bambini. Eppure sembrano già essere dei piccoli adulti. Tanto da avere sufficiente forza e coraggio per prendere il telefono, comporre da tutto il cantone lo 091 682 33 33, e chiedere aiuto. L'età dei minori che fa appello ai volontari dell'Associazione Telefono Sos Infanzia, oggi coordinata da Paolo Frangi, è sempre più precoce. Un fenomeno che si era palesato già nel 2023 e che si è confermato l'anno scorso. E c’è una costante che attraversa le generazioni – i casi interessano giovani sino ai 18 anni –: il bisogno di essere ascoltati. Cosa c’è dietro quel loro malessere? Il più delle volte storie che raccontano di dipendenze dalle sostanze – droga e alcol – e dai social network. Anche le segnalazioni non sono diminuite, semmai aumentate: nel 2024 al centralino ne sono arrivate 58 (erano 51 nel 2023), per la quasi totalità dal Ticino, e 19 evidenziavano situazioni complesse. E a quel punto si apre anche la porta della sede di via Puccini a Chiasso.
Al di là dei numeri sono però le vicende e il carico di sofferenza a pesare davvero. «Come volontari siamo pronti a raccogliere le loro confidenze, anche più intime e legate alla sfera familiare – ci mette a parte Tina Mantovani, una presenza storica di Telefono Sos Infanzia –. Il nostro ruolo, da volontari, è essere preparati soprattutto all’accoglienza del loro dolore, con accortezza, facendo attenzione a non sconfinare. È importante che chi si trova dall'altra parte del filo ci senta veri, un amico di cui potersi fidare. Anche perché noi diamo loro del tempo». È così che si riesce a tessere un dialogo, grazie innanzitutto all'ascolto, capace di sciogliere anche la rabbia che affiora, a volte, in chi si racconta.
«Il nostro obiettivo, del resto – fa presente Tina Mantovani –, è avvicinare queste persone ai servizi cantonali per assicurare loro la migliore presa a carico possibile. Ecco che diventa cruciale far comprendere che hanno bisogno di aiuto e che devono affidarsi di più alle istituzioni». Un aspetto, quest'ultimo, che negli ultimi tempi ha mostrato delle fragilità. Se è vero, come ci conferma ancora una delle voci di Telefono Sos Infanzia, che la prima a farsi avanti e a segnalare è proprio la famiglia – «entrambi i genitori, sebbene nell'85 per cento dei casi è la mamma ad accorgersi del disagio e a chiedere una mano» –, a seguire i nonni (in particolare la nonna materna); è altresì un dato di fatto che si va alla ricerca della figura del volontario e non di quella istituzionale. «Ce ne siamo resi conto sempre di più. Infatti, soprattutto nei casi complessi viene richiesto un accompagnamento in presenza, per il quale ci affidiamo all'Associazione La Sorgente e a Lidia Canonico». La rete sociale creata sul territorio e con cui l'Associazione si relaziona – dalla scuola ai servizi sociali – diventa quindi fondamentale.
Le problematiche che attendono una risposta e che vengono portate alla luce pure dagli stessi minori – in 6 circostanze nel 2024 –, come dai vicini e dalla scuola, necessitano di un sostegno e sono delicate. Emergono, rimarca Tina Mantovani, contesti di maltrattamento fisico – «tre le situazioni già seguite dalla magistratura, da noi prontamente interpellata» –, di violenza psicologica, ma anche di trascuratezza, come casi di malnutrizione e di incuria nel vestiario dei figli. Ragazzi e ragazze, che le statistiche dell'Associazione indicano alla pari, danno voce, poi, a fenomeni che covano sotto la cenere, come il bullismo o forme di denigrazione da parte degli stessi compagni o di qualche monitore. In via prioritaria, però, Telefono Sos Infanzia si trova confrontato con racconti, come detto, legati alle dipendenze o al mondo dei social. «Ci sono giovani – fa capire Mantovani – che si isolano e si chiudono verso la famiglia e il mondo esterno, che manifestano aggressività o ancora che non vogliono andare a scuola».
E qui ad affiancare il lavoro dei volontari vi sono delle alleanze preziose. È il caso dell'Antidroga, primo interlocutore di riferimento, oppure dei consulenti di cui si avvale l'Associazione, come il sergente maggiore Mauro Mantovani della Polizia Regione I di Chiasso, e la dottoressa Myriam Caranzano Maitre, già direttrice della Fondazione Aspi. Perno dell'attività del Telefono Sos Infanzia è poi la sede di Chiasso, cittadina dove tutto è cominciato nel 1988 su ispirazione di Federico Mari. Un luogo in cui ci si apre, appunto, all'ascolto dei casi più complessi; si coltiva la formazione continua dei volontari; e si organizzano altre attività a favore di bambine e bambini, come le lezioni di pianoforte con Elyse Cerutti, già professoressa di inglese al Liceo di Savosa. Una realtà alla quale l'Associazione spera di poter dare continuità grazie al supporto di enti benevoli.
Un altro punto fermo da ormai dieci anni è il Premio Mari, intitolato al fondatore del Telefono, scomparso nel novembre del 2014. Come ogni anno l'intento è quello di premiare le associazioni che si impegnano a favore del minore e il cui motore è il volontariato puro. I progetti, rilanciano le volontarie, dovranno essere presentati entro il 31 ottobre prossimo. La cerimonia di premiazione, invece, è prevista il 22 novembre a Chiasso. Per saperne di più sulle candidature e le condizioni di partecipazione è possibile consultare il sito adonet.net, e far capo al link dedicato.