Per il fronte sindacale a pagare è solo il Ticino. Comitato contrario pronto a manifestare davanti a Palazzo delle Orsoline
Prima è toccato ai terminali di Cadenazzo e Lugano Vedeggio. Adesso potrebbe essere la volta del deposito di Chiasso, destinato, secondo notizie che rimbalzano da Oltregottardo, a chiudere come quelli di Buchs e Briga. Una decisione che, se confermata, costerebbe altri 17 posti di lavoro di altrettanti macchinisti. Ancora una volta, insomma, il Ticino è chiamato a pagare pegno sotto la forbice delle Ffs. E una volta di più chi si oppone allo smantellamento di Cargo è pronto a scendere in piazza, di nuovo. Dopo Mendrisio, il 6 ottobre (alle 18) si manifesterà davanti al Gran consiglio, a Bellinzona. E il Comitato contrario alla riorganizzazione messa in atto dalle Ferrovie - che vede far quadrato i sindacati Sev, Vslf, Transfair, Uss Ticino, Vpod, Ssm, Syndicom, Ocst e Unia, Pro Alps (già Iniziativa delle Alpi) e la politica con Mps, Verdi, Ps, L’Alternativa Verdi e Sinistra di Mendrisio, Forum Alternativo, Pc e Pop - confida che al fianco dei ferrovieri, quel giorno, vi siano cittadine, cittadini e autorità cantonali e comunali.
Il fronte sindacale, del resto, temeva che il riorientamento del trasporto combinato e i 40 posti persi in Ticino non fossero che l'inizio. Le Ferrovie precisano, dal canto loro, che si sta ancora valutando. Si sta vedendo, in altre parole, se rinunciare o meno a uno dei due depositi - il secondo è a Belinzona - presenti nel cantone; un edificio, quello chiassese, ristrutturato peraltro un paio di anni fa. Se così sarà, il taglio ha tutta l'aria di essere la conseguenza della nuova politica messa in campo per il traffico merci che, stando a voci di corridoio, potrebbe diventare tale a inizio 2027. Eppure solo alcune settimane orsono, era la fine di agosto, le parole stesse dell’uomo del traffico merci delle Ffs, Alexander Muhm, avevano rassicurato sul futuro ferroviario di Chiasso, annunciando ulteriori investimenti a vantaggio delle officine locali. Ciò non ha messo al riparo, a quanto pare, le altre infrastrutture della stazione.
Le informazioni che giungono ai sindacati, in ogni caso, danno già per definitiva la chiusura dei tre depositi. Tanto che il Vslf ribadisce in una nota che "le ripercussioni sul personale di locomotiva sono immense". In effetti, «la cosa che dà più fastidio è che nella Svizzera interna si prospettano già delle alternative, mentre in Ticino si sta smantellando e chiudendo tutto – fa presente Luca Benato del Sindacato Vslf –. Stanno facendo tabula rasa. Il grosso problema adesso è che alla ventina o poco meno di macchinisti che devono ancora essere ricollocati a seguito della strategia Cargo si aggiunge il personale di Chiasso. In Ticino in futuro andrà persa una cinquantina di posti per macchinisti». A questo punto Benato spera che il Consiglio di Stato prenda una posizione «forte e decisa». Governo al quale ieri si è rivolto anche il gran consigliere della Lega Stefano Tonini. Anche perché quanto sta accadendo "avverrebbe – annota – in un contesto in cui la presenza di Ffs Cargo nel nostro Cantone ha un valore strategico non solo occupazionale, ma anche logistico e territoriale, essendo Chiasso storicamente una porta d’ingresso del traffico ferroviario merci internazionale". Quindi, chiede fra le altre cose, "quali valutazioni fa il Consiglio di Stato sulle conseguenze economiche e sociali di una simile decisione per il Mendrisiotto e per l’intero Cantone?".
Per Thomas Giedemann, segretario sindacale Sev, ora serve «uno stop allo smantellamento». Ormai, fa notare, «si è entrati in una spirale». Ancora non si sa quali risultati porteranno le trattative con la clientela, inoltre «Ffs Cargo rifiuta traffici, come ad esempio quelli legati ai lavori per il secondo tubo autostradale del San Gottardo, senza pensare alle conseguenze sul personale. Dei macchinisti in Ticino restano senza lavoro? Nessun problema, possono trasferirsi a Nord delle Alpi, dove vi è mancanza di personale». Le incognite, insomma, sono davvero troppe.