La Lista civica si appella ai giudici: ‘Troppe le lacune e le mancate risposte sulla riduzione della zona di protezione’
Sulla tutela delle fonti di approvvigionamento idrico non si scherza. E la Lista civica a Mendrisio non intende passare sotto silenzio quanto avvenuto a Rancate attorno alle sorgenti Caressaa. Contraria all'arretramento delle zone di protezione – approvato in seconda battuta nel marzo dell'anno scorso dal Consiglio comunale –, non si è data per vinta davanti al voto consiliare e si è appellata al Consiglio di Stato (CdS), che a inizio agosto ha respinto il ricorso. Una decisione negativa che non ha fiaccato, però, la volontà dei due rappresentanti nel Legislativo e di un gruppo di cittadini, tanto da ripresentare, l'11 settembre, l'intero dossier al Tribunale cantonale amministrativo (Tram). Troppe, si motiva, le criticità rimaste senza risposta. Quanto basta per invocare l'annullamento di tutte le decisioni prese sin qui. Nel frattempo, un paio di anni fa nel comparto di Villa Gerosa, che confina su un lato con la fascia di massima salvaguardia, si è prospettata la costruzione di un padiglione espositivo.
Delle sorgenti di Caressaa, del resto, si parla ormai dal 2017, quando a fare muro alla proposta di allentare la protezione della fonte idrica locale era stato lo stesso Consiglio comunale. Una scelta controcorrente corroborata peraltro all’epoca dal governo, il quale aveva bocciato il ricorso del proprietario di allora, la banca Raiffeisen Mendrisio e Valle di Muggio (che aveva acquistato casa e terreno all'asta). L'Istituto di credito l'aveva poi spuntata davanti proprio al Tram. Lo stesso Tribunale dal quale i ricorrenti odierni vogliono avere un parere, al di fuori della politica. «Si tratta di un caso molto complesso, ma al contempo importante», annota Tiziano Fontana, consigliere comunale della Lista civica. Tre, essenzialmente, i punti su cui fanno leva le censure sollevate di recente, che traducono altrettanti «aspetti spinosi da chiarire». Cosa, rilancia Fontana e con lui la consigliera comunale Antonia Bremer Bernasconi, «che né il legislativo, né il CdS hanno fatto, seguendo un principio di precauzione». D'altro canto, la stessa Sezione protezione aria, acqua e suolo, nella sua prima missiva del 2016, invitava alla cautela trovandosi di fronte a delle sorgenti carsiche.
Non a caso uno dei nodi rimasti da sciogliere agli occhi dei ricorrenti, nonostante un nuovo messaggio e una seconda procedura – peraltro ordinati nel 2022 dal governo, a cui il Tram aveva riconsegnato l'incarto –, rimanda alla perizia tecnica commissionata dalla proprietaria di allora (quindi, di fatto, di parte). Una analisi fatta sua dall’autorità cittadina, «che l'ha sposata in toto senza procedere a una controperizia», osserva Fontana. E qui sta il punto: "Il perito del proprietario non può essere il medesimo chiamato dall'ente pubblico – in seconda battuta da parte delle Aim in coincidenza con la proposta bis di ridurre la fascia di protezione, ndr – a verificare i suoi stessi dati – si legge nel ricorso –. L'apparenza di parzialità, se non il conflitto d’interessi, è palese". Un modus operandi si rincara, ritenuto "scorretto da un punto di vista di etica politica oltre che scientifico e di diritto". A maggior ragione "in presenza di un bene comune vitale come l’acqua".
Ecco che davanti a questioni di natura tecnica, per pronunciarsi con cognizione di causa si sarebbe dovuto far capo, ribadisce Fontana, «a un perito indipendente da qualsiasi interesse di parte, estendendo altresì, come ci ha fatto presente uno degli esperti da noi consultati, la superficie da analizzare. Non basta infatti soffermarsi su un mappale – quello di Villa Gerosa, ndr –, perché la zona di protezione coinvolge un'area più vasta».
Per la Lista civica e i cittadini che si sono messi di traverso a non convincere è, però, anche il lavoro della Commissione delle petizioni, testimoniato da un rapporto ritenuto eccessivamente ‘sbrigativo’. Ci si chiede, insomma, se nel corso del dossier bis i punti sensibili siano davvero stati sviscerati, così da "fugare i dubbi e le criticità". Interrogativi rimasti in sospeso per chi non siede nelle Commissioni e non ha fra le mani l'intera documentazione. Tutti elementi che spingono oggi i ricorrenti a chiedere l’acquisizione delle "registrazioni delle riunioni della Commissione delle petizioni o in loro assenza almeno i relativi verbali", a fronte di quella che viene considerata una grave lacuna sul piano dell'informazione.
A pesare nella vicenda delle sorgenti Caressaa, poi, vi è pure la "mancata trasparenza" attribuita all'agire del Municipio. «In effetti – spiega Fontana –, ai consiglieri comunali non sono mai state trasmesse le due decisioni del Consiglio di Stato e la prima sentenza del Tram. Viene da pensare che, se avessimo avuto accesso al dossier completo il dibattito come gli atti politici avrebbero potuto essere diversi. E questo a maggior ragione davanti a un verdetto che cassava la risoluzione originaria del legislativo. Insomma, vi è il sacrosanto diritto-dovere di sapere perché si è sbagliato come Consiglio comunale». Una ‘fame’ di sapere che ha spronato la Lista civica a presentare tre atti parlamentari fra il 2018 e il 2024.
"Pertanto – si chiosa nel ricorso –, è manifesto che il Consiglio comunale ha deliberato senza aver soppesato le possibilità che aveva alla luce delle motivazioni della decisione del Consiglio di Stato del 2022, fondandosi su un rapporto commissionale superficiale e incompleto, basato inoltre solo su pareri tecnici forniti dal perito di parte, incaricato dalla proprietaria di svolgere i sondaggi".
A non tornare ai ricorrenti è, infine, un passaggio non trascurabile. «Ciò che ci ha stupito in tutta questa vertenza – commenta Fontana – è pure il fatto che la domanda di costruzione per il padiglione espositivo (collocato per metà sulla zona di protezione S2 che si indicava come destinata a essere declassata) è stata depositata nel dicembre del 2023. Quindi ancor prima che il Municipio, nel gennaio del 2024, presentasse il nuovo messaggio». Una tempistica che lascia perlomeno perplessi. Al pari della «superficialità», conclude Luca Bontà, vicepresidente della Lista civica, con cui l'autorità comunale ha affrontato una simile tematica.