Troppa gente: o restare in Piazza Nosetto con al massimo mille persone, o traslocare ma forse con numero chiuso. Presto la decisione del comitato
Uno Stato che non si riforma sarà inetto di fronte alle sfide del futuro. Un principio che anche il regno del Rabadan ha fatto proprio, sia rinnovando di anno in anno la formula del divertimento, sia designando ora il nuovo Re nella persona del 31enne Igor Pesciallo, sia prestando tutta l’attenzione necessaria al fondamentale aspetto della sicurezza. A questo riguardo, a margine dell’assemblea societaria tenutasi lunedì sera a Carasso, emerge che è imminente una decisione del comitato sullo svolgimento della cerimonia inaugurale, tornata nel 2016 in Piazza Nosetto, sede delle autorità cittadine, dopo le due edizioni del 2013 e ’14 aperte nella più ampia e capiente Piazza Collegiata e la parentesi del ’15 nel poco emozionante capannone di Piazza Governo. Nosetto dove durante l'ultima edizione di quest'anno – baciata dal bel tempo e che ha demolito ogni record di affluenza – è emersa chiaramente l’inadeguatezza a causa del super pienone. Motivo: sarebbe stato impossibile gestire un malore o eventi particolari come l’utilizzo scriteriato di fumogeni e spray al pepe. Insufficienti infatti le vie di fuga, considerate le strettoie in direzione della Collegiata, del Teatro e di Piazza Indipendenza. Che fare?
Intervistato dalla Regione lo scorso 27 marzo, il comandante della Polizia comunale Fabrizio Martinella aveva spiegato di aver subito condiviso i propri timori con gli addetti ai lavori e le autorità. Due/tre le ipotesi possibili: o rimanere in Piazza Nosetto introducendo il numero chiuso, o spostare nuovamente la consegna delle chiavi in Piazza Collegiata, dove problemi identici emersi nel 2013 erano stati risolti l’anno successivo col numero chiuso. Da qualsiasi parte la si guardi, la situazione richiede una soluzione. Il comitato deciderà perciò nei prossimi giorni in vista dell’edizione 163 che scatterà il 12 febbraio 2026. La soluzione sarà concordata con le autorità cittadine. Lo stesso presidente Giovanni Capoferri rispondendo in quell'occasione al nostro giornale aveva rivelato che «una riflessione l’avevo già fatta l’anno scorso immaginando per il 2025 un ritorno in Piazza Collegiata, che è più capiente ed è dotata di una via di fuga verso il viale Stazione molto più larga e agevole. L’anno scorso abbiamo lasciato il tema in sospeso ma ora, entro l’autunno, una decisione dovrà essere presa. Se da una parte le autorità cittadine preferirebbero evitare di dover lasciare Palazzo Civico, ritengo che in ogni caso occorra seriamente pensare al numero chiuso. Un massimo di 3’000 persone in Piazza Collegiata e un migliaio in Piazza Nosetto». L’autunno è arrivato e a giorni, come detto, sarà comunicata la decisione. In assemblea Giovanni Capoferri ha detto che l'ipotesi più accreditata è in effetti il ritorno in Piazza Collegiata.
Il municipale Mauro Minotti, capodicastero Sicurezza, interpellato dalla redazione si dice ben cosciente del problema: «Lo abbiamo visto tutti, è troppo elevato il rischio che succeda qualcosa e che non si possa fare nulla per intervenire adeguatamente in tempi rapidi. Vedo positivamente qualsiasi soluzione migliorativa, a titolo personale anche l'eventuale trasferimento in Piazza Collegiata. La sicurezza al primo posto! La questione dovrà ovviamente essere discussa con i colleghi di Municipio». Intanto ieri sera l’assemblea ha acclamato l’elezione di Re Pesciallo II, essendo Igor figlio di Dante che aveva regnato dal 2002 al 2013. La sua spontaneità e contagiosa allegria, insieme alla grande passione per la musica e il Rabadan, indicano chiaramente l’impronta che vorrà dare al proprio mandato, in attesa di scegliere Regina e corte completa. Dal canto suo Capoferri ha dedicato un «ringraziamento sincero» alla Corte uscente «che ci ha accompagnato con passione, energia e calore umano per oltre un decennio». Quanto alle modalità di destituzione, su cui si è polemizzato in agosto, ha ricordato di aver proposto a Dotta il ruolo di Re emerito, però rifiutato.
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Scalpita il nuovo Re, Igor Pesciallo
Si diceva all’inizio dello Stato che si riforma. Ancora Capoferri: «La nostra contabile Agnese Aspari Pellanda (eletta ieri in comitato) ha introdotto un nuovo sistema più completo e trasparente: ogni voce viene ripresa con precisione e sono stati inseriti anche tutti i collaboratori, così che ciascuno possa ricevere la propria busta paga in modo regolare. Si tratta di un passo importante e a prova di verifica da parte delle autorità in materia di Iva e oneri sociali». Bene anche le finanze: «La situazione è solida, perciò il comitato ha deciso di devolvere 1’000 franchi ai carristi e 500 ai gruppi e guggen quale riconoscimento per il loro fondamentale contributo al successo della manifestazione». Quanto alle recenti dimissioni di due membri di comitato, fra cui Marco Ottini che ha avanzato critiche sulla conduzione, saranno evase in occasione della prossima assemblea. Critiche erano già emerse sia durante l'assemblea del 2022 sia in quella del 2023, ma Capoferri ieri le ha ricondotte in maggior parte non a contrasti interni ma a difficoltà a conciliare la vita professionale e privata con l’impegno richiesto.
Quattro lunghi applausi sono stati attribuiti alla Corte destituita. L’ormai ex regina Elisa Ghelmini-Brenna è intervenuta per «chiudere il cerchio. Dapprima, non sono stata scelta dal re, come si farà adesso, ma dal comitato. Quanto successo questa estate è una scusa per detronizzare l'intera corte. E ad oggi non ne conosco ancora il motivo. Per me sono stati anni di impegno tra famiglia, rinunce e compromessi. Una decisione forse comprensibile, quella del rinnovo, ma i modi sono stati poco eleganti. Confido che quanto successo possa fare da spunto per una riflessione approfondita su cosa state facendo». Dal canto suo un commosso Renato Dotta ha puntualizzato quanto detto dal presidente: «Vero che mi è stata proposta la funzione di re emerito. Ma per fare cosa? Prendere parte alla giornata di San Nicolao e fare il giro delle case anziani. Con tutto il rispetto per loro, ho rifiutato. Inoltre era chiara a tutti la mia volontà di proseguire fino all’edizione 165 per il centenario del Re Rabadan». A ogni modo, ha concluso, «nessuno potrà mai toglierci i bellissimi ricordi che abbiamo accumulato in questo decennio».