laR+ Mendrisiotto

Ffs Cargo, confronto a distanza a Palazzo

Doppia audizione per la Commissione economia e lavoro che ha incontrato, prima, i vertici delle Ferrovie, poi il Comitato contro lo smantellamento

La delegazione del Comitato contrario all’uscita da Palazzo
30 settembre 2025
|

Doppia audizione oggi, martedì, a Bellinzona per la Commissione economia e lavoro del Gran consiglio che, nel mezzo della ‘crisi’ di Ffs Cargo, ha voluto sentire le proverbiali due campane. Prima si è data così udienza ai vertici delle Ffs, che hanno visto a Palazzo con Roberta Cattaneo, direttrice Ffs Regione sud, anche il numero uno di Ffs Cargo Alexander Muhm. Di seguito si sono aperte le porte a una rappresentanza del Comitato contro lo smantellamento del settore del traffico merci delle Ferrovie. Un confronto a distanza tra due narrazioni che, di fatto, corrono parallele, ma letteralmente su due binari diversi. Certo l'operazione messa in campo per salvare, negli intenti delle Ffs, Cargo non si sta rivelando indolore. Mentre però le Ferrovie rassicurano sul destino del personale raggiunto in Ticino dalle misure di ridimensionamento - in particolare con il passaggio di mano della gestione dei terminali di Cadenazzo (alla Posta) e Lugano-Vedeggio (ancora in cerca di un partner terzo) - e continuano a difendere la strategia in atto, che dal 2026 dirotterà i flussi sulla direttrice Dietikon-Stabio. Sul fronte opposto il Comitato riceve segnali contraddittori, che preoccupano e non lasciano ben sperare sul futuro ticinese del settore. Lunedì 6 ottobre, infatti, il Comitato organizzerà un presidio davanti a Palazzo delle Orsoline. Lo stesso Palazzo da cui, martedì, è uscita la delegazione guidata da Matteo Pronzini, gran consigliere Mps, e composta dai responsabili sindacali (di Sev, Vslf e transfair) e da Nara Valsangiacomo, presidente di Pro Alps, rincuorata per l'attenzione e l'interesse mostrato dalla Commissione.

‘Il timore è che si perdano tutti i posti di lavoro’

«Da parte nostra – ci spiega Thomas Giedemann di Sev a nome dei colleghi – abbiamo dato voce ai nostri timori, fondati sui fatti davanti a uno smantellamento di cui il Ticino soffre in modo particolare rispetto al resto della Svizzera. C‘è il rischio di veder andar persi tutti e 220 i posti che oggi Ffs Cargo conta nel cantone. Quindi abbiamo elencato gli accadimenti degli ultimi mesi e portato esempi concreti. Da quanto ci consta, infatti, i colloqui per ricollocare il personale non stanno avvenendo, nonostante le rassicurazioni. Senza trascurare, poi, l'aspetto ambientale: il traffico nord-sud che non viaggia su ferrovia passa inevitabilmente su strada, colpendo duramente il Mendrisiotto». Il 6 ottobre si riaccenderanno, quindi, i riflettori su quanto sta avvenendo. «In quella occasione – preannuncia Nara Valsangiacomo, nella veste di deputata dei Verdi – consegneremo anche una risoluzione, condivisa dalla stragrande maggioranza del parlamento, affinché si sospendano le misure prese da Ffs».

Ricollocamenti, ‘entro ottobre i contratti saranno chiusi’

Anche sul versante delle Ferrovie l'incontro con la Commissione economia e lavoro è stato letto in modo proficuo. C'era più curiosità di sapere o preoccupazione?, chiediamo a Roberta Cattaneo. «I commissari sono stati molto interessati alla nostra presentazione e ci hanno chiesto chiarimenti sul ‘business care’, sui posti di lavoro soppressi in Ticino e sulle garanzie date a collaboratori e collaboratrici interessati». A questo proposito si è trovato un ricollocamento per il terzo circa dei 40 dipendenti toccati dal riorientamento del trasporto combinato e in attesa di una alternativa? «Stiamo lavorando. Al momento non ci sono ancora i contratti firmati, ma entro la fine di ottobre dovrebbero essere tutto chiuso – ci conferma la direttrice –. Questo pomeriggio sono proseguiti, infatti, i colloqui presso Ffs Infrasttruttura. La cosa si sta muovendo e in ambito positivo».

E per quanto riguarda il destino del deposito di Chiasso? «In vista della trasformazione in corso, occorre fare una valutazione. Non sarà una chiusura totale, quella del deposito di Chiasso, bisogna sottolinearlo – tiene a far sapere la direttrice –. L'anno prossimo ci sarà ancora una discussione con i partner sociali. Fino ad allora non possiamo esprimerci in merito». Come dire, però, che non c’è ancora una decisione definitiva. Sta di fatto che i segnali che arrivano agitano i ferrovieri e non solo. «Capiamo le preoccupazioni, perché sappiamo che sono posti di lavoro che purtroppo vanno persi. Ma è proprio perché vogliamo mantenere il massimo e salvare Cargo. Alla fine è una questione di sopravvivenza in un mercato liberalizzato. Non possiamo non cercare di sopravvivere a fronte della concorrenza sulla strada».

La Commissione: ‘Invitiamo a un vero dialogo’

Il confronto, in ogni caso resta aperto e serrato. Un contraddittorio che si è riproposto, peraltro, davanti alla Commissione economia e lavoro, motivata ad affrontare la tematica e ad andare al fondo della questione. Commissione dalla quale, come ci dice il presidente Claudio Isabella, è giunto (a entrambe le parti) un «invito a un vero dialogo per il bene del nostro cantone». Anche perché, ribadisce Isabella, «l'intendimento comune è quello di salvaguardare tutti i posti di lavoro in Ticino, creandone semmai di nuovi, e di non smantellare nulla. Siamo pur sempre la porta sud della Svizzera. Per noi, del resto, le Ffs rimangono un datore di lavoro importante, dal profilo numerico e sul piano salariale».