Il ‘numero uno’ delle Ferrovie si dice pronto al dialogo. Fissato un incontro dopo metà novembre: ‘I temi però urgono’
"In Ticino non vi saranno licenziamenti": parola (scritta) di Vincent Ducrot, ‘numero uno’ di Ffs. In effetti, questa volta il Ceo delle Ferrovie l'ha messo nero su bianco rispondendo, a inizio ottobre, alla missiva indirizzata a fine settembre dal Comitato contro lo smantellamento di Ffs Cargo in Ticino. Il tema, del resto, è quanto mai ‘caldo’ e ha portato i manifestanti in piazza per due volte: fine agosto a Mendrisio e lunedì sera a Bellinzona. Anche la richiesta del Comitato di potersi sedere al suo stesso tavolo ha trovato udienza.
Il responsabile di Ffs è pronto a incontrare una delegazione del Comitato dopo la seconda metà di novembre. Perché in quel momento? "Poiché – scrive Ducrot – entro tale data disporremo di informazioni più concrete e aggiornate che riteniamo possano essere di vostro interesse", garantendo, aggiunge, "il massimo grado di chiarezza e completezza possibile". In Ticino, però, urge mettere nel piatto tutte le problematiche che affliggono personale, fronte sindacale, politica e società civile. Nello scambio epistolare il Comitato, per voce dei deputati Maurizio Canetta e Matteo Pronzini, chiedono infatti di anticipare la discussione.
Il Ceo Ducrot si dice, in ogni caso, disposto a "illustrare nuovamente la situazione attuale" e a informare "sui prossimi passi", dando spazio al dialogo. Quello stesso dialogo a cui ha aperto il Consiglio di Stato, deciso a rivendicare "il giusto rispetto e la giusta considerazione" per il Ticino, come ribadito dallo stesso direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta lunedì sera a Bellinzona ai manifestanti; al suo fianco il Gran Consiglio, che ha firmato una moratoria sulla strategia Ffs Cargo da inviare a Berna. Prima di trovarsi con il Comitato, ha fatto sapere altresì il ‘numero uno’ di Ffs, si confronterà appunto con il governo cantonale e i partner sociali.
La lettera spedita all'indirizzo dei contrari ha toni rassicuranti. "Nonostante le attuali grandissime sfide, in particolare a causa della qualità delle linee in Germania, le Ffs intendono continuare a contribuire alla politica di trasferimento del traffico", anche all'interno del Paese. Non di meno, fa presente il Comitato nella sua risposta a Ducrot, resistono dei nodi irrisolti. Il primo, in assoluto, è quello occupazionale, legato al "destino professionale incerto" delle persone toccate dalla riorganizzazione del trasporto combinato. Nel ‘cahiers de doléances’ vi sono poi il "colpo pesante" subito dal cantone a seguito delle decisioni relative ai terminali di Cadenazzo e Lugano-Vedeggio e al deposito di Chiasso, i timori per il traffico viaggiatori e la questione ambientale con il riversamento di mezzi pesanti sulle strade locali.