Sovraffollamento, gestione detenuti con disturbi psichici, personale sotto pressione... La relazione della Commissione parlamentare sulle carceri ticinesi
Le parole al capitolo “Conclusioni” della relazione annuale dell’organo del Gran Consiglio che vigila sulle condizioni detentive in Ticino sono chiarissime. “Secondo la commissione, si rende necessario – afferma il rapporto, relatore il deputato liberale radicale Patrick Rusconi – un intervento urgente e strutturale per affrontare l’ormai cronico e persistente sovraffollamento delle strutture carcerarie cantonali”. Tale situazione “incide in modo significativo sia sulla qualità della vita detentiva, sia sull’equilibrio complessivo delle attività di sorveglianza e, più in generale, sull’operatività del personale” impiegato. “In questo contesto, pur nella consapevolezza delle attuali limitazioni finanziarie, è indispensabile adeguare le risorse umane e materiali alle reali esigenze del sistema: i detenuti ci sono e da qualche parte devono pur essere accolti, in condizioni che rispettino legalità e dignità”. Per la commissione, “non si tratta soltanto di una responsabilità dello Stato, ma anche del parlamento, chiamato a sostenere concretamente ogni sforzo volto a riequilibrare un sistema che presenta evidenti criticità”. Non solo: “È altrettanto urgente migliorare le condizioni lavorative del personale che opera quotidianamente nelle strutture penitenziarie, personale che la commissione ringrazia espressamente per l’impegno profuso in un periodo congiunturale particolarmente complesso”. E ancora: “Va garantito un supporto più incisivo alla medicina penitenziaria, attualmente in sofferenza, affinché sia in grado di rispondere in modo adeguato ai bisogni sanitari all’interno delle strutture carcerarie”.
Considerazioni – quelle formulate, attraverso il suo presidente Rusconi (nel frattempo gli è subentrata Giulia Petralli dei Verdi), dalla Commissione di sorveglianza delle condizioni di detenzione nella relazione sull’attività svolta fra il maggio 2024 e il maggio di quest’anno – che ben riassumono la situazione in cui si trovano le prigioni ticinesi. C’è grande preoccupazione. “Senza interventi strutturali, il sistema penitenziario rischia un progressivo collasso”, si sottolinea nel rapporto redatto da Rusconi e sottoscritto dagli altri membri della commissione parlamentare: Giovanni Berardi del Centro, Lara Filippini dell’Udc, Maruska Ortelli della Lega, Petralli, Josef Savary (Ps e Forum alternativo) e Fabio Schnellmann (Plr). Datata 23 maggio, la relazione sarà oggetto di dibattito in Gran Consiglio nella sessione che si aprirà il 10 giugno, l’ultima prima della pausa estiva. Vedremo allora se si accennerà anche al nuovo carcere, del quale si parla da anni. È uno dei dossier sul tavolo del Consiglio di Stato. È ipotizzabile un investimento (o spesa, dipende dai punti di vista) non indifferente: decine di milioni di franchi. Sta di fatto che al Penitenziario della Stampa, inaugurato nel 1968, “si sta facendo l’impossibile”, scrive Rusconi. Frase significativa. Insomma, l’impegno profuso da direttore (Stefano Laffranchini) e collaboratori (a cominciare dagli agenti di custodia) nella gestione di un settore delicato, come quello carcerario, che ha fra l’altro il compito di contribuire alla risocializzazione del detenuto, si scontra con limiti infrastrutturali.
Limiti che si palesano soprattutto con la sovraoccupazione, segnatamente delle due principali prigioni, entrambe ubicate sul Piano della Stampa a Lugano: il Carcere giudiziario (La Farera), destinato agli imputati in attesa di giudizio per i quali la magistratura ha disposto la detenzione preventiva, e il vicino Carcere penale, riservato alle persone con condanna da espiare dietro le sbarre. “Numeri da record”, ha dichiarato in aprile alla ‘Regione’ la responsabile della Divisione giustizia (Dipartimento istituzioni) Frida Andreotti. Si legge nel rapporto della commissione parlamentare: “Purtroppo sia la Farera sia la Stampa hanno ancora adesso, a parte qualche settimana nel periodo maggio 2024/maggio 2025, seri problemi di sovraffollamento (...) . Vi sono stati infatti periodi molto critici: per ovviare alla mancanza di celle ordinarie i detenuti in attesa di essere trasferiti sono stati collocati in quelle di sicurezza (per al massimo un giorno). Niente di estremo – è bene sottolinearlo –, ma questa soluzione temporanea ben spiega il problema con cui sono state confrontate le strutture carcerarie cantonali, soprattutto gli agenti di custodia – ai quali la commissione fa un plauso per la dedizione al lavoro – che hanno lavorato incessantemente per garantire ai prevenuti e ai detenuti un trattamento rispettoso del regolamento del carcere”.
Non solo sovraffollamento tra le criticità. Criticità emerse, alcune ribadite, anche dagli incontri della commissione granconsiliare – oltre che con la direzione e il personale delle Strutture carcerarie cantonali – con la Divisione giustizia, il Servizio di medicina penitenziaria dell’Ente ospedaliero e l’Organizzazione sociopsichiatrica. C’è fra l’altro una “crescente presenza” di detenuti “con forti disturbi psichici, difficili da gestire”. I servizi psichiatrici “sono nettamente sottodimensionati, con una sola psichiatra all’80% e una psicologa al 50 per tutte le strutture” carcerarie. Il sistema medico penitenziario “è apparso non attrezzato per gestire casi psichiatrici gravi, con una spesa significativa (fino a 1’000 franchi al giorno per i casi gestiti fuori cantone), e una mancanza generale di continuità terapeutica dopo la detenzione”. Non è tutto. “Il personale penitenziario, invariato dal 2006 nonostante l’aumento dei detenuti, ha riportato livelli di stress altissimi, turnazioni scoperte soprattutto nelle ore notturne, ferie difficilmente gestibili e scarso incentivo a salire di grado a causa di retribuzioni inique e inferiori rispetto ad altri cantoni”. Personale a rischio burnout. I laboratori “sono troppo pochi per offrire attività a tutti i detenuti”. La commissione, si sostiene quindi nella relazione, “intravede possibili proposte concrete, chiedendo più risorse umane e finanziarie per tutti i reparti, un adeguamento salariale per rendere più attrattiva la professione di agente di custodia, una revisione dei criteri di assunzione e dei vincoli di residenza per facilitare il reclutamento e la valutazione di nuove strutture psichiatriche dedicate”.