Duro comunicato del governo. Sui due leghisti piovono le pesanti critiche degli altri partiti. Approfondimenti giuridici sullo scambio dei Dipartimenti
Il governo prende tempo e intanto i consiglieri di Stato leghisti... si scusano con i colleghi dell’Esecutivo cantonale. Ha rapidamente assunto una piega grottesca l’intenzione annunciata dal movimento di via Monte Boglia di procedere con l’arrocco tra i Dipartimenti diretti da Norman Gobbi e Claudio Zali, oggi rispettivamente alla testa delle Istituzioni e del Territorio. Scenario strombazzato in prima pagina dell’ultima edizione del ‘Mattino della domenica’ e confermato il giorno seguente, ma non ancora avallato dal governo, dai due ministri alla cerimonia di apertura a Lugano dell’anno giudiziario 2025-2026. Il caso ha occupato il Consiglio di Stato nella seduta straordinaria di oggi, già pianificata e dedicata al Preventivo 2026.
Alla fine della riunione il comunicato. Nella nota stampa il governo constata con toni piccati di “aver preso atto con disappunto delle modalità di comunicazione pubblica sull’argomento” e di aver “deciso di prendersi il tempo necessario per analizzare la questione”. Rilevante il passaggio nel quale si riferisce che Zali e Gobbi “si sono scusati, riconoscendo di aver anticipato i tempi dell’informazione in merito a una richiesta che in governo era stata formulata, ma non ancora discussa”. Gobbi, lo ricordiamo, è l’attuale presidente del Consiglio di Stato. E Zali il vice.
“È il lavoro che conta, non la poltrona sulla quale si siede”. È lapidaria la reazione del presidente dell’Udc Piero Marchesi al comunicato del governo. L’invito del democentrista al Consiglio di Stato, come si legge in una nota a nome del partito, è di “soppesare con grande attenzione ciò che è in gioco e a non concedere il cambio di Dipartimenti”. E avverte: “Dare seguito a questa proposta significherebbe non solo bloccare due Dipartimenti, e di conseguenza peggiorare la già poco edificante progettualità del governo, ma impoverire ulteriormente una legislatura già pesante di ritardi e progetti fermi”. Marchesi si rivolge anche direttamente a entrambi i consiglieri di Stato della Lega, in teoria alleata dell’Udc: “È ora di lavorare, e di portare risultati. I ticinesi non chiedono giochi di potere, ma risposte concrete”. Il tutto lo si evince anche da due sondaggi online, citati nella nota, uno sul portale ‘Tio’, l’altro su quello del ‘Mattinonline’, da cui emerge una bocciatura su tutta la linea dell’operazione. Di più. “Ci sono momenti – evidenzia Marchesi – in cui il rispetto delle istituzioni non è un dettaglio, è la sostanza stessa della politica”. Ragione per cui l’Udc, viene chiarito nel comunicato, ha atteso la comunicazione ufficiale del governo prima di esprimersi. “Ora che il quadro è chiaro, il giudizio è netto”, scrive Marchesi. E sottolinea: “Le modalità con cui i due consiglieri hanno agito sono ingiustificabili”. Due esempi su tutti: “La presenza di Zali all’inaugurazione dell’anno giudiziario come direttore del Dipartimento istituzioni in pectore, oppure Gobbi che ha già provveduto a congedarsi dai poliziotti con un email, hanno violato lo spirito stesso delle Istituzioni che rappresentano”. Insomma, per il presidente democentrista, “la proposta di cambio di Dipartimento è inopportuna, inutile e dannosa... altro che uscita dalla comfort zone e rinnovamento in favore dei ticinesi”.
È schietto anche il presidente del Centro Fiorenzo Dadò. «Le scuse erano il minimo che ci si potesse attendere», rimarca, ma aggiunge: «Quanto fatto è tuttavia di una gravità tale che è impensabile che delle semplici scuse possano riparare al danno istituzionale fatto». E ora? «Per poter portare avanti una legislatura già parzialmente compromessa e tentare di portare a buon fine i grossi cantieri, come il risanamento delle finanze e il Preventivo, è auspicabile che questa proposta dell’arrocco venga definitivamente ritirata e non se ne parli più fino alla prossima legislatura. Il nuovo governo, qualunque esso sarà, potrà decidere autonomamente chi prenderà in mano un Dipartimento o l’altro». Il presidente del Centro non transige: «Se aggiungiamo ai fallimenti che entrambi i consiglieri di Stato hanno collezionato negli anni a quest’ultima sceneggiata istituzionale, il tutto solleva forti dubbi sulla loro compatibilità con le cariche che ricoprono».
«Il duro comunicato stampa del Consiglio di Stato suona come una chiara sconfitta, sul piano politico e su quello della credibilità, per Gobbi e Zali, che hanno tentato di mettere tutti davanti al fatto compiuto, in barba al rispetto delle procedure istituzionali, anteponendo i propri interessi di partito. Hanno cercato di fare tutta questa operazione per marketing elettorale, per rafforzarsi, ma ne sono usciti ancora più indeboliti». Non usa giri di parole la copresidente del Ps Laura Riget. La nota del governo, prosegue, «è un segnale importante in un periodo in cui gli attacchi alle istituzioni si moltiplicano». Continua Riget: «Al di là della procedura e del merito noi restiamo scettici in merito a un eventuale scambio dei Dipartimenti fra Gobbi e Zali. Non pensiamo che questo sia nell’interesse del Ticino. Non solo, rischia di ritardare ulteriormente progetti importanti per il cantone».
Resta però da capire il perché di tanta sicurezza in Gobbi e Zali, una sicumera tale da portarli alla cerimonia di apertura dell’anno giudiziario a confermare pubblicamente quanto annunciato il giorno precedente, e in prima pagina, dal ‘Mattino’. Una sicumera tale da portare Zali sul palco e a rivolgersi a magistrati e avvocati come se fosse già il direttore del Di, come se l’arrocco fosse già stato avallato dal Consiglio di Stato. C’era un accordo preesistente tra la Lega e, come si mormora(va), il Plr e quindi il suo consigliere di Stato Christian Vitta? Il rimpasto in cambio del ritiro dell’iniziativa popolare lanciata dal movimento di via Monte Boglia sulla deduzione integrale dei premi di cassa malati (la Lega ha nel frattempo aderito al controprogetto stilato dai liberali ma mantenendo, per ora, l’iniziativa)? «Come partito non ho stretto accordi per scambi di Dipartimenti fra Gobbi e Zali, ritiri di iniziative o altro. Poi non so cosa si siano detti in governo – dice, contattato da ‘laRegione’, il presidente del Plr Alessandro Speziali –. Domenica ero sorpreso quanto gli altri a scoprire la prima pagina del ‘Mattino’. Come Plr abbiamo discusso in tempi recenti con la Lega per quanto riguarda ovviamente il controprogetto all’iniziativa. Così come abbiamo discusso di altri temi con vari partiti. Quanto a domenica, mi ero posto una domanda. Vista la sostanziale ammissione di stanchezza di Gobbi e Zali, il rimpasto può servire davvero a rilanciare l’azione di governo? Mi sono permesso di sollevare il quesito, alla luce delle critiche che muoviamo da tempo: al Dipartimento istituzioni su riforma giustizia e autonomia dei Comuni ferme, mentre al Dipartimento del territorio negli anni ha preso piede un approccio rigido e ambientalista, con diversi progetti fermi. Occorre dunque un cambio di passo deciso. Aggiungo che questa fuga in avanti da parte dei due consiglieri di Stato leghisti, all’apertura dell’anno giudiziario e sul ‘Mattino’, è stato istituzionalmente impertinente e irrispettoso, che ha scandalizzato molti e condivido. Ora si rischia di ipotecare il resto della legislatura. Hanno sbagliato la tempistica e le modalità di comunicazione, venendo così meno al loro ruolo istituzionale che dovrebbero conoscere a menadito. Ora, indipendentemente dalla decisione che prenderà il governo su questo arrocco, temo che il clima in Consiglio di Stato cambierà, con conseguenze negative per il Paese».
La partecipazione di Zali all’apertura dell’anno giudiziario fa discutere pure i Verdi che, in una nota, si dicono “allibiti”. “Quanto si è prodotto – redarguiscono senza mezzi termini – non ha niente a che vedere con il rispetto nei confronti del terzo potere dello Stato, come vuole far credere il consigliere di Stato Gobbi, che più che comportarsi da presidente del governo sta agendo da re del carnevale che ha rubato le chiavi della Città”. Gli ecologisti ritengono quindi che “annunciare davanti al potere giudiziario qualcosa che non è stato deciso e comunicato ufficialmente dal Consiglio di Stato è indegno del potere che rappresentano e in spregio della collegialità dovuta costituzionalmente al governo stesso”. Un comportamento ritenuto dai Vedi “inaccettabile”, in quanto con “la comunicazione ‘urbi et orbi’ dell’arrocco dei loro Dipartimenti vogliono forzare la mano al Collegio governativo”, trattando “lo Stato e le sue Istituzioni come se fosse ‘cosa loro’”.
«Dal comunicato traspare un certo imbarazzo del governo, sia dal punto di vista politico sia sul piano giuridico per quanto attiene alla procedura da adottare in caso di arrocco – rileva Giuseppe Sergi, deputato con Matteo Pronzini dell’Mps –. In ogni caso stiamo valutando l’organizzazione di qualche iniziativa per mantenere la pressione contro questo scambio di Dipartimenti, con cui la Lega ha tentato di aggirare persino il dettato costituzionale. E le scuse dei due consiglieri di Stato appartengono alla tradizione del peggior leghismo: si fanno le cose per i propri interessi sapendo di fare cose inadeguate, dopodiché si fa finta di essere pentiti. Uno spettacolo di pura ipocrisia politica».
«Ci siamo scusati per la forma, ma la sostanza non cambia: io e Zali confermiamo la richiesta di arrocco e il governo è pronto per entrare in materia», dice a ‘laRegione’ Norman Gobbi, presidente del Consiglio di Stato e capo (per ora) del Dipartimento istituzioni. L’Esecutivo tuttavia prende tempo… «Per approfondimenti giuridici, in ogni caso la competenza è del governo». Zali alla guida del Dipartimento istituzioni e Gobbi alla testa di quello del Territorio (governo permettendo). Perché il trasloco? «Per quel che mi concerne – risponde Gobbi –, dopo quattordici anni alla direzione dello stesso Dipartimento, credo sia comprensibile la volontà di cambiare, visto anche che in tempi non sospetti ho annunciato la mia ricandidatura. E il cambiamento è un’opportunità, per tutte le persone coinvolte, di migliorare». Non poteva allora aspettare il 2027 per chiedere il Dipartimento del territorio? «Io e Zali siamo entrambi convinti che questo è il momento giusto. Lui potrà ancora dare qualche impulso alla Giustizia, il sottoscritto al Territorio. Aggiungo che nei miei incontri istituzionali con i Comuni uno dei temi ricorrenti è la loro difficoltà a dialogare con il Dipartimento del territorio, ebbene fra i miei obiettivi vi è il miglioramento dei rapporti». In certi contesti la forma però è anche sostanza. Le scuse non vi indeboliscono politicamente agli occhi del Paese? «Pensiamo appunto alla sostanza. Uno dei rimproveri mossi al governo – ricorda Gobbi – è di essere statico. Se però si vogliono cambiare le cose, non va bene comunque. Fra coloro che si dicono contrari a questo arrocco, c’è anche chi auspica una rotazione periodica dei Dipartimenti per dare spazio a nuove idee e visioni. La critica fa parte del gioco politico, ma talvolta è fine a se stessa, come in questo caso».