La direttrice del Decs fa il punto dei progetti in atto. Scelto il modello per attuare l’anticipo del tedesco che richiederà tredici unità a tempo pieno
Avanzamenti e orizzonti. È una conferenza stampa densa quella tenutasi stamane in occasione della fine dell’anno scolastico. Sul tavolo, molti dei dossier caldi e cantieri in divenire che hanno tenuto banco negli ultimi mesi e anni: dall’abilitazione dei futuri docenti, alla nuova Legge sulla scuola dell’obbligo, passando dalla sperimentazione del superamento dei livelli A e B, fino all’anticipo del tedesco in prima media.
Ma è prendendo la rincorsa che inizia il suo intervento Marina Carobbio, direttrice del Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs). «Lo scorso agosto – rievoca infatti –, alla tradizionale conferenza stampa di inizio anno scolastico, avevo esordito ricordando l’importante contenuto dell’articolo 1 della Legge sulla scuola: ‘La scuola pubblica è un’istituzione educativa al servizio della persona e della società’». E sottolinea: «Tale affermazione è stata al centro dell’operato di questi dieci mesi. La scuola rappresenta davvero un pilastro fondamentale per la coesione sociale e va quindi nutrita e sviluppata assieme a tutti i suoi attori». La consigliera di Stato va poi dritta al punto: «L’anno che sta per concludersi è stato molto intenso, anche per i progetti che sono aperti».
Riferendosi alla vicenda che ha coinvolto i tredici aspiranti docenti di italiano nel medio superiore senza ore di insegnamento, Carobbio ribadisce di aver «preso veramente molto seriamente quanto emerso». Nelle settimane e mesi successivi ha infatti «incontrato studenti in formazione, docenti neoabilitati, docenti attivi da anni e sindacati». Il caso degli abilitandi si inserisce nel solco e ha portato all’attivazione di alcuni progetti. In primis, c’è l’osservatorio docenti, la cui istituzione era stata annunciata il dicembre scorso: «A breve – dice Carobbio – dovremmo ricevere i primi dati per il fabbisogno di insegnanti per i prossimi anni, con particolare attenzione alla scuola media e alla scuola media superiore. Su questi dati verrà stilato un rapporto che sarà reso pubblico verosimilmente nel mese di luglio». C’è poi il gruppo di lavoro sulle modalità di formazione dei docenti. A presiederlo la stessa Carobbio. Lo scopo? «Analizzare i modelli di formazione adottati nel resto della Svizzera. Le prime conclusioni sono attese entro la primavera del 2026». Non da ultimo, la valutazione interna delle procedure di assunzione con l’obiettivo di garantire più trasparenza. «Anche in questo caso – precisa la direttrice del Decs – si tratta di raccogliere molti dati a livello di diversi ordini di scuola e di valutarli. Informeremo nei prossimi mesi».
Alla fine della scorsa legislatura, lo ricordiamo, soli quattro giorni prima delle elezioni cantonali, il Consiglio di Stato aveva approvato il messaggio sulla nuova Legge della scuola dell’obbligo, volto a dotare il Ticino di un solo testo legislativo per l’intera formazione obbligatoria. Per via delle tempistiche e dei risultati di una successiva consultazione, che avevano evidenziato una serie di criticità, il governo aveva ritirato il messaggio nel marzo 2024. «Al momento – rileva Carobbio – stiamo lavorando in particolare sul tema della Legge sulle scuole comunali con una serie di workshop che hanno visto una notevole partecipazione dal mondo della scuola e delle sue componenti, dai Comuni stessi, dalla politica». I workshop si concluderanno in autunno e i lavori generali proseguiranno con l’allestimento di una proposta concreta di modifica di legge delle scuole comunali. Seguirà poi una seconda tappa relativa alle scuole medie.
Con la fine dell’anno scolastico si chiude anche la sperimentazione per il superamento dei livelli A e B, avviata nel settembre 2023 in sei sedi di scuola media. «Il rapporto finale – afferma Carobbio – è atteso per l’autunno». Per Emanuele Berger, coordinatore del Decs e direttore della Divisione della scuola, «lo svolgimento della sperimentazione è stato positivo e ha già permesso di cogliere alcuni spunti interessanti, ad esempio la codocenza e la collaborazione tra docenti. Ora si apre la fase di valutazione a cui, nel caso di esito positivo, seguirà una proposta di Messaggio governativo entro la fine del 2025».
Altro tema centrale, l’anticipo del tedesco in prima media, ma posticipato dal Gran Consiglio in gennaio su richiesta del governo. La scuola media si sta quindi preparando a introdurre l’insegnamento obbligatorio del tedesco in prima a partire dall’anno scolastico 2026-2027. «Per individuare il modello più adeguato – ricorda Berger – il Decs ha condotto a inizio 2024 un’indagine consultiva presso i principali interlocutori scolastici». Tre le opzioni sottoposte: settimane intensive/giornate progetto, laboratori in alternanza tra tedesco e francese a metà classe, oppure l’inserimento di due ore di tedesco nella griglia oraria sostituendo un’ora di francese (da recuperare in seconda media) e spostando un’ora di istruzione religiosa facoltativa (sentite le Chiese riconosciute). «Non essendo emersa dall’indagine una preferenza netta e condivisa per uno dei tre modelli – illustra Berger –, il Consiglio di Stato ha optato per la terza opzione, dando seguito all’indicazione espressa dal Gran Consiglio di tenere in seria considerazione il maggior potenziale d’impatto in termini di apprendimento e la sostenibilità didattica e finanziaria delle opzioni al vaglio». E assicura: «Il Decs, attraverso la Sezione dell’insegnamento medio, sta ora lavorando per garantire una transizione efficace verso il nuovo modello e per garantire che l’anticipo dell’insegnamento del tedesco possa contribuire in modo significativo allo sviluppo delle competenze linguistiche dei giovani ticinesi». Il posticipo dell’anticipo del tedesco era stato motivato dalla necessità di completare la formazione dei docenti necessari. A che punto siamo? «Stiamo lavorando con il Dfa, con le cattedre di germanistica e abbiamo preso contatto con i docenti già attivi per un eventuale aumento della percentuale lavorativa. Saranno necessarie tredici unità lavorative a tempo pieno», spiega Carobbio.
A interpellare, anche il benessere degli allievi. «Il disagio giovanile e la salute psichica – rimarca la consigliera di Stato – chiamano in causa la società e la scuola. Negli ultimi due anni abbiamo intensificato gli sforzi sia sul fronte della promozione del benessere e della prevenzione del disagio, sia su quello della gestione delle singole situazioni». In particolare, ad attirare l’attenzione il benessere nel contesto digitale. «Nelle scuole medie – osserva Carobbio – vige da diversi anni il divieto di utilizzo dei cellulari da parte degli allievi. Intendiamo fare degli approfondimenti ulteriori su un’estensione del divieto nelle scuole comunali». Ed evidenzia: «La dipendenza da dispositivi elettronici pone dei seri problemi di salute pubblica che vanno affrontati con urgenza. Saluto con piacere i cosiddetti patti digitali promossi da genitori volti a diffondere delle buone pratiche anche per ridurre la pressione sociale».
Per la formazione professionale, sostiene l’aggiunto al direttore della Divisione della formazione professionale Oscar Gonzalez, «il bilancio dell’anno scolastico è positivo». Promettenti sono anche i primi risultati intermedi della campagna di collocamento per il prossimo anno scolastico: «A inizio giugno erano stati stipulati 612 nuovi contratti di tirocinio, con un incremento del 15% rispetto allo stesso periodo del 2024. Saranno comunque le prossime settimane a essere determinanti, dal momento che la maggior parte dei contratti è sottoscritta dopo la conclusione dell’anno scolastico».