Scatta il ‘modello di regressione’, uno strumento a disposizione dei Cantoni per limitare l'eccesso di offerta sanitaria che genera un aumento dei costi
In otto specializzazioni ci sono troppi medici attivi in Ticino nel settore ambulatoriale. Bisogna quindi impedire che aumentino ancora. Anzi, in cinque di queste specializzazioni – neurologia, oncologia medica, nefrologia, chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, chirurgia – è necessario abbassare il numero di professionisti autorizzati a fatturare a carico della LAMal, e quindi delle casse malati, entro limiti che permettano di mantenere qualità e fabbisogno di cure immutati senza però generare un’eccessiva offerta. Anche perché è dimostrato: nel settore sanitario svizzero è l’offerta a generare la domanda. Il Consiglio di Stato lo sa bene e tira dritto con la limitazione del numero di medici nel settore ambulatoriale. A partire dal 1° luglio di quest’anno entra infatti in vigore la terza e ultima fase del “freno” – una base legale apposita fornita dalla Confederazione nel 2021 – che permette ai Cantoni di limitare il numero di medici in una determinata specializzazione a una soglia anche inferiore a quella attuale: il cosiddetto “modello di regressione”, che tiene conto dei tassi di approvvigionamento (rapporto tra il volume di prestazioni erogate e quello ritenuto necessario) e il numero di medici presenti sul territorio. «Nelle cinque specializzazioni toccate, quando un medico va in pensione, non verrà concessa una nuova autorizzazione. Quindi i medici attualmente attivi non saranno toccati da questa misura», spiega il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa presentando il regolamento definitivo. Nelle tre specializzazioni alle quali si applica una limitazione senza modello regressivo – gastroenterologia, cardiologia e otorinolaringoiatria – i numeri attuali verranno considerati numeri massimi. Detto altrimenti: una nuova autorizzazione verrà rilasciata solo quando un medico attivo smetterà di esercitare.
«Limitare il numero di medici in ambito ambulatoriale è uno dei pochi strumenti a disposizione dei Cantoni per cercare di contenere la spesa sanitaria», chiarisce De Rosa. Gli altri sono la riduzione del valore del Tarmed (che determina le tariffe), la limitazione delle attrezzature diagnostiche costose e la moratoria al rilascio di nuove autorizzazioni per infermieri e organizzazioni attivi nelle cure a domicilio. Tutti strumenti che il Consiglio di Stato ha attivato appena possibile. Tornando alle limitazioni che entreranno in vigore il 1° luglio: «La spesa nel settore ambulatoriale rappresenta il 40 per cento dei costi LAMal, ed è tra quelle che più sono cresciute negli ultimi anni», fa notare De Rosa. Un aumento, quello dei costi ambulatoriali in ambito ospedaliero e di studio medico, che in Ticino si è fatto particolarmente sentire: +88% tra il 2011 e il 2024 (a livello nazionale è stato “solo” del 74 per cento). Questa esplosione ha tra le sue cause anche un vuoto normativo a livello federale, tra il 2012 e il 2013, quando il rilascio delle autorizzazioni è stato sostanzialmente “liberalizzato” prima che venisse reintrodotta una moratoria (anche se più ‘light’ rispetto a quella precedente). «In quel momento, nel giro di soli dodici mesi, in Ticino abbiamo avuto un aumento del 30 per cento di nuovi medici attivi ambulatorialmente», fa notare De Rosa. Da quel momento, rispetto al resto della Svizzera, è rimasta una differenza nel numero di medici attivi. «Ora si potrà rientrare, ma ci vorrà del tempo. Gli effetti si potranno vedere solo sul lungo periodo».
Un primo segnale, però, lo si può registrare: durante la fase transitoria, quella attualmente in vigore e che permette ai Cantoni di ritenere il numero di medici attualmente attivi quello massimo, tre specializzazioni delle 11 toccate dalla misura (dermatologia e venereologia, radiologia, chirurgia ortopedica e traumatologia dell'apparato motorio) sono scese sotto il tasso di approvvigionamento del 100 per cento. Vuol dire che il numero di medici presenti sul territorio corrisponde al fabbisogno. «Il numero massimo dei medici è calcolato tenendo in considerazione il numero dei medici effettivi e il tasso di approvvigionamento, che è stabilito ogni due anni a livello federale dal rapporto dell'Obsan», dichiara il direttore della Divisione salute pubblica, l'avvocato Paolo Bianchi. Questo vuol dire che le soglie verranno aggiornate a livello cantonale al più tardi ogni due anni.
Per definire i numeri massimi era stato istituito anche un gruppo di lavoro, composto da fornitori di prestazioni del settore medico attivi in tutti gli ambiti ambulatoriali, che ha redatto un rapporto inviato al Consiglio di Stato. Rapporto che riconosceva la necessità di limitare alcune specializzazioni senza però introdurre il modello di regressione. «Il Cantone ha poi fatto le sue valutazioni, introducendo le limitazioni e, dove è stato ritenuto necessario, pure la regressione», afferma la capa dell'Ufficio di sanità Patrizia Bottinelli Cancellara. Con alcune eccezioni importanti: sono escluse dalle limitazioni le specializzazioni con meno di dieci medici attivi a tempo pieno, la medicina interna generale, il medico generico, la pediatria e la psichiatria e psicoterapia infantile. «Il tasso di approvvigionamento del 120% non sarà più un criterio fisso come lo è durante questa fase transitoria, ma per ogni specializzazione si faranno approfondite riflessioni che ponderano presenza di medici e garanzia di cure di qualità».