Lo chiede al governo Roncelli (Avanti con Ticino&Lavoro) in un’interrogazione: ‘Troppi casi in cui i docenti vengono assunti senza concorso pubblico’
Procedure di assunzione dei docenti nelle scuole professionali, il deputato di Avanti con Ticino & Lavoro Evaristo Roncelli ha dubbi sulla loro trasparenza. Interrogativi e richiesta di maggiori precisazioni che gira al Consiglio di Stato in un’interrogazione.
“Negli ultimi anni – scrive quindi il granconsigliere nell’atto parlamentare –, diverse segnalazioni raccolte tra professionisti della scuola, candidati ai concorsi e cittadini, mettono in luce una crescente preoccupazione riguardo alla trasparenza e all’equità delle procedure di assunzione dei docenti nelle scuole professionali cantonali”. E precisa: “In particolare, si moltiplicherebbero i casi in cui docenti vengono impiegati senza essere passati da una selezione tramite concorso pubblico, o addirittura senza il possesso dei titoli richiesti”. Per il deputato, il discorso è chiaro: “Queste situazioni sollevano interrogativi importanti sull’effettiva aderenza dell’Amministrazione scolastica ai principi costituzionali di accesso equo alla funzione pubblica”. La sensazione, rileva Roncelli, “è che stia prevalendo un sistema informale, dove più che i titoli e le competenze contino le relazioni personali, rischia di compromettere non solo la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, ma anche la qualità e la stabilità del sistema educativo”. Non solo. “È inoltre fonte di inquietudine – prosegue l’interrogazione – il fatto che talvolta i candidati preferiti dagli esperti nei concorsi non vengano scelti e che invece vengano poi assunti docenti che non avevano superato o neppure svolto i colloqui ufficiali”. Insomma, mette in guardia, “la discrepanza tra i posti messi a concorso e i numeri effettivi di assunzione al momento dell’inizio dell’anno scolastico fa pensare che l’intero processo risulti svuotato di efficacia”. Se confermato, rimarca Roncelli, l’attuale assetto “non solo mina il principio di parità di trattamento, ma rischia anche di rafforzare la percezione che il sistema favorisca pochi a scapito di molti candidati qualificati che non riescono a entrare nella scuola pubblica, generando frustrazione tra giovani professionisti e famiglie ticinesi”.
Da qui, la decina di domande inoltrata al Consiglio di Stato. Roncelli chiede innanzitutto quanto duri “la procedura di selezione e assunzione”, quando vengano “informati i docenti assunti”, ma anche quanti docenti e in quali materie siano “stati assunti nelle scuole professionali ticinesi negli anni scolastici 2022/2023, 2023/2024 e 2024/2025 senza essere passati attraverso un concorso pubblico”. Di più. “Tra questi docenti, quanti non possedevano, al momento dell’assunzione, i titoli formali richiesti per l’insegnamento (formazione pedagogica e titolo di studio nella materia insegnata)? Se ce ne sono, quali correttivi sono stati attuati per compensare le lacune? Quanti tra i docenti assunti negli ultimi tre anni risiedevano in Ticino al momento dell’assunzione? E quanti avevano completato i propri studi universitari presso un ateneo svizzero? Quanti concorsi sono stati banditi per l’insegnamento nelle scuole professionali negli ultimi tre anni, suddivisi per materia? Quanti candidati si sono iscritti per ciascun concorso e quanti colloqui sono stati effettivamente svolti? Quanti di questi docenti giudicati idonei sono stati assunti? Quale invece il numero totale di docenti assunti? Qual era il numero di posti disponibili dichiarato nelle diverse procedure di concorso e quanti docenti sono poi effettivamente entrati in servizio a settembre, suddivisi per materia?”. Non da ultimo. “In quanti casi la selezione finale dei docenti assunti ha visto divergenze rispetto alla valutazione della commissione di esperti presenti nei colloqui ufficiali (ossia candidati non giudicati idonei che sono stati assunti o candidati giudicati idonei che non sono stati assunti)? Come giustifica il Dipartimento educazione, cultura e sport queste discrepanze? Quale ruolo formale rivestono i direttori delle sedi scolastiche nel processo di selezione dei docenti anche in caso di concorso pubblico? E la Divisione della formazione professionale? Esistono margini di discrezionalità nel non assumere candidati idonei sulla base delle graduatorie? Quali misure intende adottare il Consiglio di Stato per garantire maggiore trasparenza e tracciabilità nelle procedure di assunzione, anche in assenza di concorso pubblico? Alla luce dei dati raccolti, il governo ritiene che l’attuale sistema garantisca pari opportunità d’accesso alle professioni dell’insegnamento e rispetti i principi della funzione pubblica? In caso contrario, quali correttivi intende proporre?”.