Ora la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ chiede al governo ulteriori informazioni. Da ricordare che il dossier coinvolge più Dipartimenti
Continua a rimbalzare tra Gran Consiglio e governo la riforma in Ticino delle autorità di protezione, che prevede l’introduzione delle Preture di protezione con conseguente soppressione delle sedici Arp, le Autorità regionali di protezione: una riorganizzazione del settore tutele e curatele – con passaggio dal vigente modello amministrativo, in cui le Arp fanno capo ai Comuni per funzionamento e costi, al modello giudiziario e quindi alla ‘cantonalizzazione’ del sistema – della quale non si intravede ancora l’implementazione. Ultima puntata nota, in ordine di tempo, è una lettera datata 30 giugno che la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ ha inviato al Consiglio di Stato.
Come aveva succintamente preannunciato la stessa commissione nel comunicato di tre settimane fa, la missiva chiede “un complemento al messaggio” varato dall’Esecutivo nel dicembre 2021, quello sull’adozione, previa modifica della Costituzione cantonale, del modello giudiziario, che nella scorsa legislatura, dopo l’ok del Gran Consiglio, ha incassato il sì anche dei cittadini (il 77,5 per cento dei votanti) in occasione della consultazione popolare (era il 30 ottobre 2022...). In seguito al risultato delle urne, il dossier è tornato sui banchi della ‘Giustizia e diritti’ e del governo per la definizione degli altri tasselli della riforma. Fra questi, le norme di procedura volte a disciplinare l’attività delle Preture di protezione, l’ubicazione delle appena citate autorità giudiziarie e, argomento sensibile, il finanziamento del futuro sistema.
In che cosa consiste il complemento sollecitato dall’organo parlamentare? Nella lettera, che abbiamo potuto visionare, la commissione ‘Giustizia e diritti’ invita il Consiglio di Stato a chiarire i seguenti punti: “Numero esatto del personale amministrativo che verrà ripreso dal Cantone, proveniente dalle attuali Autorità regionali di protezione, e quantificazione del fabbisogno a regime di personale per il pieno funzionamento delle nuove Autorità di protezione (le Preture di protezione, ndr); modalità di finanziamento a regime delle Autorità di protezione, qualora il progetto ‘Ticino 2020’ (la riforma delle competenze e dei relativi flussi finanziari tra Cantone e Comuni, ndr) non venisse approvato dal Gran Consiglio e cessasse la partecipazione ai costi da parte dei Comuni; le modalità con cui si intende, pur restando all’interno della spesa preventivata, procedere al potenziamento dell’Ufficio aiuto e protezione e risolvere la questione del sovraffollamento dei punti di incontro e della rete attraverso cui le Arp attualmente operano”. Non solo. La ‘Giustizia e diritti’ chiede pure al governo “un aggiornamento riguardo alle attese tempistiche per l’arrivo del messaggio che affronterà i temi connessi delle procedure e della logistica, al fine di poter meglio programmare il proprio lavoro commissionale”.
Ciò quanto figura nella missiva firmata, per la ‘Giustizia e diritti’, dalla coordinatrice della ‘Sottocommissione giustizia’, la deputata del Centro Sabrina Gendotti.
«Quello che posso dire al momento è che siamo in fase di redazione del messaggio sulle norme di procedura, tese a regolare il lavoro delle Preture di protezione, alla luce dell’esito della consultazione – spiega, contattata dalla ‘Regione’, la direttrice della Divisione giustizia Frida Andreotti (Dipartimento istituzioni) –. Non ci sono comunque cambiamenti sostanziali rispetto al testo iniziale da noi allestito». Come Divisione, aggiunge Andreotti, «contiamo quindi di sottoporre il messaggio all’approvazione del Consiglio di Stato nel corso dell’autunno. In merito alla logistica, a giorni forniremo indicazioni precise tra l’altro sull’ubicazione della Pretura di protezione di Lugano nel quadro delle proposte governative sulla collocazione nel Luganese delle autorità giudiziarie dopo il no del popolo all’acquisto dello stabile Efg». Il dossier concernente la riorganizzazione delle autorità di protezione, tiene tuttavia a precisare la responsabile della Divisione giustizia, «coinvolge, oltre ai Comuni, più dipartimenti: non solo quello delle Istituzioni, ma anche il Dipartimento sanità e socialità per quel che attiene all’Ufficio dell’aiuto e della protezione e il Dipartimento finanze ed economia per quel che attiene alla Sezione della logistica».
Una cosa è altrettanto sicura: la riforma delle autorità di protezione, ha sottolineato il Consiglio di Stato esprimendosi in aprile su un’interrogazione del socialista Danilo Forini, è importante “per le fasce più fragili della popolazione” e “potrà migliorare la risposta dello Stato ai bisogni di protezione di minori e adulti”. Nel 2023, per esempio, le sedici Autorità regionali di protezione, segnalava il governo, erano “competenti per oltre 7’000 misure di protezione in essere: curatele, collocamenti fuori dalla propria famiglia, ricoveri a scopo di assistenza ecc”.