Consiglio di Stato, finita la riunione: all'unanimità la decisione di trasferire a tempo alcune competenze. Ma nessuna riorganizzazione dei dipartimenti
A Claudio Zali, temporaneamente, la conduzione politica del settore della magistratura e, su richiesta di Norman Gobbi, della Polizia cantonale, “tenuto conto delle sinergie operative” con gli ambiti giudiziari e “del prospettato processo che coinvolge due agenti della Polizia cantonale”. Quelli coinvolti nel post incidente di Gobbi stesso. E, “al fine di riequilibrare i carichi di lavoro”, Gobbi assume, sempre temporaneamente, la conduzione politica della Divisione delle costruzioni.
Nella lunga, quasi eterna e secondo fonti ben informate "tortuosa" riunione extramuros del Consiglio di Stato tenutasi oggi in Val Bedretto, il risultato di ormai più di un mese di trattativa sulla proposta di arrocco leghista in Consiglio di Stato è questo: un comunicato a tratti circense, dove non viene spiegato molto di più, se non che “queste decisioni, che avranno effetto dal 1° settembre 2025 di principio fino al termine della legislatura, non comportano una modifica della struttura organizzativa dei dipartimenti”, che la decisione è stata “presa all'unanimità” e che sull'arrocco iniziale – lo scambio tra Dipartimento istituzioni e Dipartimento del territorio tra Gobbi e Zali – “non vi sono le condizioni per procedere in questa direzione”.
Cosa si intende per “settore della magistratura”? Non, parrebbe, la Divisione della giustizia, visto che non è stata menzionata direttamente nel comunicato governativo. La conferma arriva da Gobbi, interpellato dalla ’Regione‘: la Divisione, dice il presidente del governo, resterà sotto il Dipartimento istituzioni per quanto riguarda i settori «esecuzione pene, registri, esecuzione e fallimenti». A eccezione della Giustizia: la magistratura invece sotto la conduzione di Zali. Non suona come un atto di sfiducia nei confronti di chi è alla guida del Dipartimento istituzioni? «Io non la leggo così – taglia corto Gobbi –. Claudio darà, dal suo punto di vista, altri impulsi, se poi avrà successo questo dipenderà da una serie di fattori». D'accordo, ma i dossier che lei, Gobbi, sta portando avanti, pensiamo ad esempio alla proposta di potenziamento della Pretura penale o alla digitalizzazione della giustizia, che fine faranno? «Sono dossier già incanalati», risponde il direttore del Dipartimento istituzioni.
Non solo la magistratura, anche la Polizia cantonale passa dunque sotto Zali. E nel comunicato del governo si cita il processo previsto a carico dei due agenti, per favoreggiamento, in relazione al controllo alcolemico al quale Gobbi venne sottoposto... «Non sono il favorito, ma so benissimo – afferma il presidente del Consiglio di Stato – come questo Cantone reagirà quando verrà comunicata la data del prospettato processo. Ho quindi anticipato una discussione che sarebbe sorta». Non è invece uno scappar via? «No, come ho sempre detto, mi dispiace che i due agenti siano finiti in una storia che non doveva esserci». E del Gobbi vicino comunque alla truppa, alla fanteria? «La truppa c’è anche alla Divisione costruzioni, dove potrò portare la mia esperienza nel contatto con i Comuni e con Berna». Al presidente del governo, infine, tornando al comunicato, “è affidato il progetto di semplificazione delle procedure nei rapporti con le cittadine e i cittadini, le aziende e i Comuni”.
Resta comunque la domanda di fondo, perché questa manovra? «È una questione di nuovi stimoli – sostiene Gobbi –. Nel caso specifico si tratta di un compromesso raggiunto in Consiglio di Stato. I compromessi non accontentano nessuno ma perlomeno permettono a ognuno di convivere con una soluzione».
La montagna ha partorito il topolino? Per il coordinatore della Lega Daniele Piccaluga, raggiunto da ‘laRegione’, «neanche per idea!». Perché «siamo soddisfatti, non era scontato assolutamente niente, e siamo riusciti nell'intento di portare un cambiamento concreto all'interno del governo». Piccaluga insiste: «Abbiamo lanciato il sasso nello stagno, e qualcosa finalmente si è mosso innescando un confronto vero e onesto sia all'interno del governo sia nel Paese». Certo, lo concede: «Abbiamo puntato in alto con proposte chiare e ambiziose, il risultato finale non rispecchia tutto ciò che chiedevamo. Ma – attacca – è comunque molto più di quanto altri fossero pronti ad accettare». Per il coordinatore leghista, con questa decisione «si è rotto un automatismo, aperta una breccia e costretto il sistema a cambiare passo. Questo, per noi, è già un risultato più che concreto e che speriamo possa essere adottato in futuro su tutti i dipartimenti». Nel senso del premiare le competenze? «Esatto». Ma al di là di questo, davvero non c'è un grammo di delusione? In questi giorni si è parlato di scambi ben più sostanziosi tra Gobbi e Zali, e la Divisione della giustizia non è stata ‘arroccata’ nel suo insieme. «Tutte speculazioni che si sono diffuse ad arte, rivendico che la mia proposta iniziale abbia comunque portato a un risultato che, se ripenso al mese appena trascorso, sembrava un miraggio», conclude Piccaluga.
A prendere posizione è anche il Plr, con una nota firmata dal presidente Alessandro Speziali e dal capogruppo Matteo Quadranti. La decisione, si legge, “era di competenza governativa e la rispettiamo dal profilo istituzionale, augurandoci che sia stata presa con l’unico obiettivo migliorare l’azione governativa nell’interesse del Paese”. E fin qui il Plr istituzionale. Che però mette l'elmetto affermando di “non poter non sottolineare come questa scelta sia anche una clamorosa ammissione di fallimento politico su tutta la linea della direzione leghista dei due dipartimenti. Il Plr ha spesso criticato Di e Dt per i progetti fermi e per il metodo di lavoro. Alla luce di questa decisione parziale e rattoppata – che conferma tutti i dubbi molto spesso evidenziati – l’attenzione liberale radicale per il buon funzionamento dello Stato sarà ancora più accentuata e severa”.
I liberali radicali ne hanno anche per il governo nel suo insieme, però. Perché “nel comunicare la propria decisione, il Consiglio di Stato ha perso un’importante occasione per illustrare con chiarezza le ragioni e, soprattutto, gli obiettivi della riattribuzione. Ciò avrebbe consentito al governo di dimostrare un orientamento strategico e costruttivo, anche nei confronti del Paese. Il Plr si attende ora che le priorità e l’agenda operativa dei due dipartimenti coinvolti vengano presentate senza indugio”.
«I partiti di governo si erano espressi in modo chiaro contro l’arrocco, ma non si può condividere neppure questa soluzione, del tutto illogica – afferma perentorio il presidente del Centro Fiorenzo Dadò –. Paradossalmente sarebbe stato più logico l’arrocco. Ma tornando alla decisione, dico che se si vuole fare una riforma dei dipartimenti e delle competenze questa va fatta in modo serio, come avvenne con la riforma del lago d’Orta». Tagliente Dadò sui due ministri leghisti: «Qui si sono fatti degli annunci reboanti circa volontà di raggiungere la cima dell’Everest e invece si è malapena scalato il Generoso. Politicamente parlando, di fatto Gobbi esce da questa operazione ridimensionato e, aggiungo, quasi in modo incomprensibile: si può capire la questione della polizia, ma mollare la competenza sulla magistratura sorprende». E per quanto riguarda la magistratura, aggiunge il presidente e deputato centrista, «il rischio è che la già delicata riforma che è stata avviata in seno alla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ dai partiti subisca una battuta d’arresto. Perché se con Gobbi si poteva discutere e non cercava a tutti i costi di imporre la sua visione, con Zali, come ha dimostrato in tutti questi anni, non sarà semplice intavolare un dialogo». Conclude Dadò: «A ogni modo il governo gode della completa autonomia, ci lasceremo sorprendere. Spetterà al Consiglio di Stato far sì che questa lillipuziana riforma dia i frutti sperati e cambi il corso della legislatura…».
“Il governo ha trasformato una pessima proposta di arrocco in qualcosa di ancora peggiore”. Per i democentristi il quadro è chiaro, peggio di così non poteva andare. Il “trasferimento parziale di Divisioni e competenze”, si legge nella nota diramata dall’Udc immediatamente dopo la comunicazione del governo, è “una soluzione, dal punto di vista amministrativo e funzionale, addirittura peggiore dell’arrocco inizialmente ipotizzato”. Questo “minestrone istituzionale”, così viene definito nel comunicato firmato dal presidente Piero Marchesi e dal capogruppo Sergio Morisoli, “è l’ennesima conferma che il cosiddetto ‘governo del Mulino Bianco’ non riesce a governare con visione e fermezza”. Ma anzi “si piega agli interessi di bottega e dirige alla giornata”. Di più. Mantenere “l’apparente quiete dell’Esecutivo” non fa altro che andare “a scapito della funzionalità dell’Amministrazione cantonale e dell’interesse della cittadinanza. Una riorganizzazione decisa non per esigenze oggettive, ma per rispondere a interessi personali e a equilibri interni tra consiglieri”. L’Udc non vuole vedere ragione e denuncia “l’assenza di coraggio politico e di visione aziendale da parte dell’intero Consiglio di Stato”. Da una porta sbattuta e murata, a una socchiusa: “Una vera riorganizzazione dei dipartimenti – si aggiunge però nel comunicato – può essere auspicabile”. Ma, si precisa, “sa solo se pensata con serietà, con tempistiche adeguate, con la necessaria tranquillità e con l’obiettivo di migliorare i servizi pubblici. Non così. Non a legislatura avanzata e non per rispondere, come ormai tutti hanno capito, a logiche di convenienza personali”.
Nel campo delle metafore culinarie, anche il copresidente del Ps Fabrizio Sirica che parla di «pasticcio della Lega». E spiega: «Di primo acchito, nella cittadinanza così come nel governo, questa decisione lascia un po’ confusi. Anche le modalità comunicative del governo non rispondono ancora a tutta una serie di perplessità e criticità. Dallo stringato comunicato – osserva il socialista – sembra trasparire che la riorganizzazione delle competenze fosse più un’esigenza della Lega che del Paese: lo scambio della Polizia per le problematiche create da Gobbi e della magistratura per dare un rilancio a Zali». Ed ecco arrivare il ‘ma’, grande come una casa: «Comprendiamo tuttavia che il governo abbia dovuto scegliere la soluzione di maggiore governabilità per il futuro. L’unanimità ci dice che oggi non è passato l’arrocco, ma un compromesso che speriamo permetta di lavorare sulle priorità, senza strappi istituzionali». Sirica mette poi due punti fermi. Il primo: «Le aspettative su Zali sono ora molto alte. Vedremo cosa presenterà al governo e se e cosa arriverà in aula». Due: «La colossale bocciatura di Gobbi, a cui viene decurtato il dipartimento, è lampante».
Lapidari i Verdi: “Il Consiglio di Stato invece di essere coraggioso e di risolvere la situazione per il bene del Paese, in fondo bastavano umiltà e rimboccarsi le maniche, ha scelto di essere colpevolmente codardo, all’unanimità”.
Pronto alla trincea è il Movimento per il socialismo, che nella decisione del governo vede “problemi politici di fondo sui quali il parlamento dovrebbe riflettere e discutere”. Per questo motivo, “nei prossimi giorni i deputati dell'Mps avvieranno i contatti necessari per vedere se ci sono le condizioni per la tenuta di una seduta straordinaria del Gran Consiglio che possa affrontare la questione, chiedendo a tutti i deputati di aderire a questa nostra proposta”.
Ride il socialista Pietro Martinelli, già consigliere di Stato e tra i ministri protagonisti della riforma dei dipartimenti decisa in una riunione extramuros del governo nel 1992 al lago d’Orta: «Era una situazione dalla quale il Consiglio di Stato doveva venire fuori per mantenere un clima di collaborazione al suo interno, perlomeno nei prossimi due anni di questa legislatura. E quindi ha escogitato un rammendo. Ma la toppa mi sembra che sia peggio del buco, dal punto di vista sostanziale. Da quello formale, diciamo così, se la sono cavata».