Ticino

Marchesi e Dadò all'attacco di Zali: ‘Gli si tolga la gestione del lupo’, la Lega: ‘Soliti interessi di cadreghe...’

Botta e risposta a suon di comunicati tra i presidenti di Udc, Centro e il Movimento. ‘Gli altri Cantoni agiscono, il Ticino invece è fermo’

(Ti-Press)
21 luglio 2025
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Claudio Zali ha fallito nella gestione del lupo in Ticino. Il dossier è di competenza del Dipartimento del territorio ma, visto che di questi tempi in Consiglio di Stato va di moda scambiarsi incarti e responsabilità, c’è chi chiede che il consigliere di Stato leghista ceda il tema a un suo collega. O che gli venga ritirato. La proposta, anzi la richiesta, è avanzata attraverso un duro comunicato dal presidente dell’Udc Piero Marchesi e da quello del Centro Fiorenzo Dadò. “La gestione del lupo in Ticino è un disastro che ricade interamente su Claudio Zali” è l’incipit della missiva inviata questa mattina alla stampa. Missiva che riporta le cifre: “Tra il 1° febbraio 2024 e il 31 gennaio 2025, il Vallese ha abbattuto 35 lupi, i Grigioni 48, mentre in Ticino solo 3. E non solo: a conferma dell’insuccesso, il 70% degli alpeggi non è nemmeno proteggibile”. E quindi l’affondo a Zali: “Il direttore del Dt ha fallito clamorosamente, mettendo in pericolo la sicurezza dei contadini e distruggendo il lavoro e la vita di molti che, a causa del suo manifesto disinteresse, se non addirittura disprezzo, sono costretti ad abbandonare alpeggi e attività agricole”. Anche perché, ricordano Marchesi e Dadò: “Il Gran Consiglio ha già preso posizione, approvando un piano cantonale per la gestione del lupo che richiede misure concrete e urgenti. Tuttavia, il Dipartimento del territorio, sotto la guida del consigliere di Stato leghista, continua a fare melina, con gravi ripercussioni per i contadini. Non solo non ha gestito la situazione, ma ha anche reso ancora più difficile la vita di chi lavora con fatica e dedizione sulle nostre montagne”.

Da qui la richiesta – inoltrata “con urgenza” – al Consiglio di Stato: “Imporre a Zali e al Dipartimento del territorio misure concrete e tempestive, rendendole pubbliche. Non possiamo più tollerare che il suo disinteresse e disprezzo continui a compromettere la sicurezza dei nostri agricoltori e il futuro delle regioni periferiche”. Aggiungono Marchesi e Dadò, “se il direttore del Dt non è in grado o, meglio, non vuole agire, il Consiglio di Stato deve allora intervenire rapidamente, ritirandogli le competenze in merito alla gestione del lupo. Non è il momento per altri mini arrocchi o ulteriori pasticci organizzativi, ma per un’azione decisa a tutela di un settore economico importante per il cantone”.

Altra frecciatina, nemmeno troppo velata, dei due presidenti: “Diversamente da Zali, noi difendiamo chi vive nelle periferie e nelle valli, chi lavora con impegno per mantenere le proprie tradizioni e attività, chi mantiene la propria famiglia con il suo duro lavoro. La vita di un contadino, che combatte quotidianamente contro il lupo e le sfide del suo mestiere, è molto più ardua di quella di chi, confinato nel Palazzo delle Orsoline, presume di sapere cosa sia giusto o sbagliato per un settore economico cruciale”.

La Lega: ‘Non siamo sorpresi’

Sempre questa mattina, poche ore dopo il comunicato di Marchesi e Dadò, è arrivata la risposta della Lega dei ticinesi. “Non siamo sorpresi della mossa di Dadò e Marchesi, gli stessi che poche settimane fa si stracciavano le vesti contro il cosiddetto ‘arrocchino’”, si legge in un comunicato dal titolo ‘Non è il lupo ma la Lega a far paura’. “Questa è una giravolta vergognosa che smaschera definitivamente Centro e Udc: non è mai stato un problema di metodo, ma di poltrone. Non è mai stato un problema di metodo o contenuti: è sempre stata una questione di potere e di cadreghe. Quando l'arrocco non lo decidevano loro, era ‘una forzatura istituzionale’. Ora che serve a loro, diventa improvvisamente legittimo. L'ipocrisia è evidente”. Nel comunicato viene poi ricordato che il tema del lupo è regolato da molte leggi federali. “La Lega ha chiesto un cambio di passo nella gestione di questo dossier, ed è proprio questo che dà fastidio. Lo dimostrano gli ordini di abbattimento emanati, che non devono rimanere una semplice parentesi nella gestione dei grandi predatori in Ticino. Ciò che davvero terrorizza certi partiti – conclude il comunicato – è perdere il controllo. Infatti, non è il lupo a far paura: è Claudio Zali che dà fastidio, perché lavora bene e senza inchinarsi ai soliti giochi di potere”.