Il Dipartimento avvia una consultazione interna per decidere quale strumento di valutazione utilizzare nella formazione professionale di base
Saranno i Cantoni a scegliere la forma dell’esame per il programma di insegnamento della Cultura generale nella formazione professionale di base. Lo stabilisce la Sefri, Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l'innovazione, nell'ambito della revisione del Programma quadro. La scelta sarà tra un esame scritto o un esame orale finale. E il Ticino? Il Dipartimento dell'educazione della cultura e dello sport (Decs) – rispondendo a un'interrogazione sul tema del deputato liberale radicale Alessandro Speziali – fa sapere che prenderà una decisione a riguardo per l’autunno 2025. Decisione che arriverà solo dopo aver consultato gli attori coinvolti: le direzioni scolastiche e i docenti di cultura generale.
La riforma della Cultura generale, va ricordato, entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2026. Materia introdotta nella formazione professionale di base nel 1996, la Cultura generale è stata posta a revisione a livello nazionale negli scorsi anni con lo scopo di rafforzarne il ruolo e mettere al centro lo sviluppo delle competenze degli studenti. L’idea, come ricorda il governo nella sua risposta, è di promuovere un apprendimento più efficace, in grado di accrescere il pensiero critico e la capacità di verificare la veridicità delle fonti.
Durante la consultazione a livello nazionale, svolta nella primavera dello scorso anno, è emerso che molti Cantoni, partiti e organizzazioni apprezzano l’aumento del carattere vincolante e la garanzia di qualità che la riforma offre. Inoltre, come risponde l'Esecutivo ticinese a Speziali, è gradita l’uniformità a livello nazionale e la verifica periodica della normativa ogni sette anni, oltre che la valorizzazione della Cultura generale e la semplificazione della procedura di qualificazione.
Destano invece preoccupazione l’impatto organizzativo e finanziario della valutazione con due esaminatori. Altro problema: le tempistiche strette per l’adeguamento dei programmi e dei materiali didattici. Inoltre vengono sottolineati i rischi legati all’uso dell’intelligenza artificiale e la perdita di oggettività nella valutazione, dovuta a prove prevalentemente orali e dal peso eccessivo della nota scolastica. Infine, sempre durante la consultazione nazionale, si è segnalata la scarsa attenzione a gruppi target speciali (sportivi d’élite, adulti, migranti) e la mancata inclusione della seconda lingua.
La riforma, come spiega il Consiglio di Stato, presuppone il superamento di approcci didattici più tradizionali. “Il passaggio a una didattica per competenze comporta una ristrutturazione delle lezioni”, fa inoltre notare il governo. “È quindi necessario un ulteriore passo nello sviluppo professionale del corpo docente, che implica un importante investimento in termini di impegno”.
Come spiegato nella risposta al presidente del Plr, “la procedura posta in consultazione a livello federale non eliminava la componente scritta, ma la integrava nel lavoro finale, che comprendeva la realizzazione di un elaborato scritto, la sua presentazione e un colloquio”. Secondo il Decs è importante una valutazione che consideri sia l’acquisizione di quanto insegnato, sia il monitoraggio dei risultati scolastici. Inoltre, al momento, non è previsto l’abbandono delle note.