Il GARP teme il taglio dei finanziamenti pubblici che minaccia la produzione audiovisiva svizzera
In occasione del Locarno Film Festival, il Gruppo degli autori, registi e produttori di film (GARP) lancia l'allarme contro l'iniziativa "200 franchi bastano!" che potrebbe essere sottoposta a votazione nel 2026. I professionisti del cinema temono uno smantellamento dei finanziamenti pubblici che metterebbe a repentaglio l'intera produzione audiovisiva elvetica.
Nella soleggiata cornice di Locarno, nel cuore di uno dei più antichi festival cinematografici del mondo, il tono è grave. Questa sera, durante il tradizionale "Dîner politique" organizzato dal GARP, l'atmosfera è all'insegna del dialogo, ma anche della preoccupazione. L'iniziativa "200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)", che mira a limitare a 200 franchi all'anno il canone radiotelevisivo, minaccia direttamente un intero settore.
Se questa iniziativa verrà approvata, la Società svizzera di radiotelevisione (SSR) "perderà la possibilità di coprodurre o preacquistare film e serie svizzeri. Attualmente è uno dei pochi finanziatori fondamentali del settore", riassume Aline Schmid, produttrice ginevrina e membro del comitato del GARP. In altre parole: senza il sostegno della SSR, progetti di grande portata come "Davos 1917", "Quartier des Banques" o "Winter Palace" diventerebbero difficilmente realizzabili.
Effetto domino su tutto il settore
Questo possibile taglio alla SSR arriva nel momento peggiore. Da diversi anni il settore cinematografico elvetico sta cercando di remunerare meglio i propri professionisti, riducendo la precarietà e migliorare le condizioni di lavoro. "È una doppia pena", avverte Jacob Berger, regista e copresidente del GARP. "Ci viene chiesto di essere più equi, ma allo stesso tempo si minacciano le risorse fondamentali". Va ricordato che il canone non è solo una tassa: è una leva culturale, afferma il GARP in una nota. Permette la diversità delle produzioni, sostiene i talenti emergenti e offre al pubblico svizzero storie che lo rispecchiano.
Nel 2024, le pellicole elvetiche hanno attirato più di 700'000 spettatori, raggiungendo una quota di mercato record dell'11%. "Non è poco. Questo dato dimostra un vero e proprio attaccamento al nostro cinema", precisa Elena Pedrazzoli, produttrice e copresidente del GARP.
Preservare sovranità immagini
Per il GARP, dietro la questione finanziaria si nasconde una sfida di sovranità culturale. "Se non finanziamo più i nostri film, lo faranno altri al nostro posto, ma non per raccontare le nostre storie", ribadisce Marie Fourquet, sceneggiatrice e attrice vodese, che anima la serata insieme all'attore grigionese Flurin Giger. "Ciò che guardiamo influenza la nostra visione del mondo. È una responsabilità che dobbiamo mantenere".
In un mondo saturo di immagini provenienti dall'estero, continuare a produrre racconti locali diventa un atto politico. Il GARP invita quindi i rappresentanti politici presenti - tra cui la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider e numerosi parlamentari federali e cantonali - a non cedere a una logica di riduzione cieca del bilancio.
La Svizzera, decoro sottosfruttato
Un altro tema affrontato durante il "Dîner politique" è il potenziale della Svizzera come location cinematografica. Sebbene diversi cantoni (Ticino, Ginevra e Vallese) abbiano recentemente lanciato o potenziato le loro film commission, il Paese resta indietro rispetto ai suoi vicini europei. "Una ripresa cinematografica significa 50-100 persone alloggiate, saziate e attive sul territorio per diverse settimane", ricorda Schmid. "Si tratta di un'economia immediata per le regioni, soprattutto in bassa stagione".
Incentivi come crediti d'imposta, finanziamenti pubblici o sportelli semplificati sono ormai la norma in Francia, Italia e Belgio. La Svizzera, invece, rimane timida. Per il GARP è giunto il momento di entrare a pieno titolo nell'economia creativa mondiale: il Paese ha i paesaggi, le competenze tecniche, la stabilità logistica, ma gli manca la volontà politica.