Ticino

Jacqueline Zünd presenta una distopia sul caldo al Locarno Film Festival

Il film "Don't let the sun" esplora un futuro in cui il caldo estremo compromette le relazioni umane

10 agosto 2025
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Il film "Don't let the sun" della regista elvetica Jacqueline Zünd è nel concorso Cineasti del presente al Locarno Film Festival. La sua prima pellicola di finzione parla di un futuro in cui le relazioni tra i personaggi soffrono per il caldo.

Oltre al Pardo d'Oro del concorso Cineasti del presente, il film della regista zurighese può ambire al Pardo Verde. Tale riconoscimento, attribuito dal festival in collaborazione con il WWF Svizzera, premia film che affrontano in modo particolare tematiche ambientali.

Da diversi anni il concorso Cineasti del presente è la sezione preferita di Jacqueline Zünd, ha detto la cineasta all'agenzia Keystone-ATS a Locarno. La sezione è dedicata a film che affrontano temi importanti con un linguaggio cinematografico fresco, originale e libero.

Zero relazioni in una città surriscaldata

È proprio ciò che fa "Don't let the sun". Il film, coprodotto da Svizzera e Italia, è ambientato in un futuro nel quale l'ambiente è talmente deteriorato che le persone faticano ad avere relazioni. Per rendere la vita più sopportabile, vivono di notte. Quando il sole sorge, le strade sono deserte. Un indicatore nella metropoli segna 49 gradi Celsius.

C'è poca vicinanza in questa città insopportabilmente calda, sconosciuta agli spettatori. Fa così caldo che andare alla sauna non rientra tra le attività ricreative. Piuttosto, ci si dà appuntamento per andare in una sorta di cella frigorifera, dove il personale fornisce una coperta di lana. Lì si trascorre un po' di tempo, magari leggendo qualcosa.

La pellicola ruota attorno al 28enne Jonah, che si guadagna da vivere colmando il vuoto lasciato dalla mancanza di vicinanza affettiva con gli altri. Per farlo, assume il ruolo sociale desiderato, quello di figlio o di amico. Poi riceve dalla madre della piccola Nika, di nove anni, l'incarico di entrare nella vita della bambina come padre. È proprio questa relazione padre-figlia simulata che finisce per sconvolgere emotivamente Jonah.

Dramma colmo di stati d'animo

Zünd, che finora si è dedicata soprattutto ai documentari, con il suo primo film di finzione, ha creato un'opera molto suggestiva, che si sviluppa lentamente ed evoca stati d'animo attraverso le immagini. In "Don't let the sun" ci sono pochi dialoghi. Alcuni lo descriverebbero come un "mood film", un film d'atmosfera.

La cineasta, classe 1971, ha precisato di aver sempre lavorato con questo linguaggio cinematografico. "In questo film, però, aveva senso anche dal punto di vista del contenuto: con il caldo, le persone parlano meno." Il film è stato girato a Genova e Milano e a San Paolo (Brasile).

Il dramma abbozza un futuro distopico, ma neanche troppo lontano dalla nostra realtà. Le temperature aumentano continuamente e con il caldo diminuiscono i contatti fisici tra le persone. Partendo da questa osservazione, la regista nella sua opera porta quest'idea all'estremo e si chiede come potrebbe essere un futuro del genere.

Sensibilizzare senza puntare il dito

Zünd non vuole puntare il dito contro il cambiamento climatico, la cui esistenza è nota, ha affermato. "Non volevo dipingere un quadro cupo del futuro, ma piuttosto sensibilizzare ancora una volta sul fatto che questo scenario è assolutamente realistico."

La sceneggiatrice e regista ha girato un ulteriore film sul tema dell'influenza che l'aumento delle temperature ha sulle persone: l'uscita del documentario "Heat" è prevista nel 2026. "Il mio dramma e il mio futuro documentario si sono ispirati a vicenda", afferma.

I pochi dialoghi nel film sono in inglese, ma i personaggi parlano ognuno con un proprio accento - l'inglese non è la madrelingua del cast. Una decisione consapevole per la regista: "Volevo mostrare una città in cui vivono persone provenienti da tutto il mondo". Il film sembra quindi ambientato in un futuro ancora più globalizzato. Al contempo, sulla città aleggia un vuoto palpabile, forse perché molti si sono già trasferiti in luoghi più freschi.

La distopia esiste già

Zünd, che ha scritto il copione con lo sceneggiatore Arne Kohlweyer, ha lavorato soprattutto come giornalista prima di dedicarsi al cinema. Il legame con la sua precedente professione è particolarmente evidente nei documentari. L'idea di "Don't let the sun" è nata proprio durante le ricerche per un documentario. In Giappone ha scoperto un'agenzia simile a quella del film, dove è possibile affittare contatti sociali. Per approfondire questioni quali il cambiamento delle relazioni interpersonali e quali fattori, come l'aumento delle temperature, influiscono su di esse, la fiction le è sembrata però più adatta.

"Don't let the sun" ha festeggiato ieri sera la sua prima mondiale a Locarno con 33 gradi. Si saprà solo sabato prossimo, ultimo giorno del festival, se il film si sarà aggiudicato il Pardo d'Oro del concorso Cineasti del presente. Una cosa è già certa: con il suo linguaggio cinematografico suggestivo, silenzioso e ricco di immagini, si adatta perfettamente alla sezione dedicata al cinema del futuro.