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Traffico illegale di oro, imprenditore italiano conosciuto anche in Ticino

Aveva una Sagl nel Sottoceneri che operava sul fronte del cambio divise e banconote. I corrieri anziani di preziosi

Un sequestro al confine
(Ti-Press)
11 agosto 2025
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L'imprenditore estense, titolare di un ‘Compro oro’ in centro Ferrara, professionista molto noto, al centro dell'inchiesta della Guardia di finanza che nelle scorse settimane ha fatto emergere un traffico illegale di oro (560 chilogrammi) e argento (65 chilogrammi), è conosciuto anche in Canton Ticino, essendo stato il socio unico di una Sagl a Caslano. Sagl la quale operava nell'esercizio di cambio su divise e banconote, oltre che nel trasferimento di denaro dall'estero. Società iscritta nel Registro delle imprese il 14 novembre 2013, cancellata il 16 ottobre 2023 dopo che nel 2021era stata sciolta per decisione della Pretura di Lugano, periodo in cui erano iniziati i sequestri di preziosi nei confronti dell'imprenditore estense, per cui l'inchiesta di cui si è parlato a lungo nelle scorse settimane andava avanti da anni.

Le intercettazioni telefoniche e i contatti svizzeri

Nella richiesta di rinvio a giudizio di venticinque indagati (otto hanno scelto la strada del patteggiamento), accusati di aver movimentato in pochi anni 26 milioni di euro, si parla anche di intercettazioni telefoniche “con contatti nel territorio della Svizzera italiana” a cui l'organizzazione faceva riferimento “per la trasformazione e la riconsegna dell'oro, sotto forma di lingotti, che venivano poi ridistribuiti all'interno della filiera illegale”. Negli ambienti giudiziari estensi non escludono novità sul versante ticinese, soprattutto sui ‘contatti ticinesi’ che avrebbero favorito il traffico illegale di oro e argento, portato in Ticino, attraverso i valichi del Varesotto, fra cui quello di Lavena Ponte Tresa, da un gruppetto di anziani corrieri di preziosi, coinvolti in altre inchieste italiane.

Monili provento anche di furti e truffe ai danni di anziani

Nel frattempo si è appreso che provenivano anche da furti e truffe ai danni di anziani i monili d'oro che da Ferrara finivano in una fonderia svizzera per essere trasformati in lingotti d'oro da investimento. È quanto accertato dalla Procura estense che ha coordinato l'inchiesta delle fiamme gialle del Nucleo di polizia economica della Guardia di finanza.

La difesa: in udienza preliminare contesteremo

Le diciassette persone per le quali il pm Andrea Maggioni, sostituto della Procura di Ferrara, ha chiesto il rinvio a giudizio sono accusate a vario titolo di associazione per delinquere, di carattere transnazionale, commercio abusivo di preziosi usati e riciclaggio. Nel corso dell'indagine le fiamme gialle hanno sequestrato monili d'oro e d'argento per oltre 220mila euro: erano nascosti all'interno di un pozzetto interrato nel giardino della villa dell'imprenditore estense, il cui difensore sostiene che “in udienza preliminare contesteremo alcuni aspetti formulati dall'accusa. Per noi la competenza territoriale è di Varese, mentre l'oro nel pozzetto non ha alcuna attinenza con le contestazioni perché il reato di riciclaggio si concretizza quando viene ceduto al confine con la Svizzera”.

Controlli quotidiani a ridosso del confine

Si è inoltre appreso che l'operazione ha preso il via dai controlli quotidiani delle fiamme gialle a ridosso del confine per contrastare il traffico illecito di denaro e preziosi e possibili attività di riciclaggio. La Guardia di finanza è riuscita a ricostruire passo dopo passo le operazioni compiute dall'imprenditore estense e dai suoi intermediari.