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‘Il patentino ai 17enni a volte spinge verso cattive abitudini, e così gli esami bocciati aumentano’

Troppa pratica con genitori e conoscenti può rivelarsi un flop. È quanto ha osservato la Sezione della circolazione dopo l’abbassamento dell’età

Necessarie più ore di insegnamento professionale
(Ti-Press)
21 agosto 2025
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Sempre più giovani vengono bocciati all’esame della patente. Questo nonostante abbiano un anno di pratica alle spalle. Anzi, proprio questo anno di pratica a volte incide negativamente sul risultato finale. «Dal 2021 è possibile ottenere la licenza per allievo conducente già a diciassette anni, ma per chi ne ha meno di venti dovranno trascorrere almeno dodici mesi prima di poter sostenere l’esame pratico», spiega Christian Cattaneo, capo dell’Ufficio tecnico della Sezione della circolazione. «Questa novità ha inciso in modo significativo sulla struttura del percorso formativo, con l’obiettivo di consentire ai giovani di acquisire un’esperienza di guida più ampia e diversificata, affrontando varie situazioni di traffico e condizioni stagionali prima dell’esame pratico», illustra.

Sfide e opportunità: l’impatto sui giovani è considerevole

«In qualità di autorità responsabile dell’organizzazione e dello svolgimento degli esami di guida, abbiamo tuttavia osservato che, in diversi casi, gli allievi iniziano la pratica prevalentemente con i genitori o con dei conoscenti, rivolgendosi al maestro conducente solo poche settimane prima di affrontare l’esame pratico». E qui arrivano i problemi. «Questo approccio presenta lo svantaggio di portare gli allievi conducenti a sviluppare abitudini di guida errate e non conformi agli standard richiesti. Abitudini che risultano più impegnative da correggere nelle fasi finali della preparazione», rimarca Cattaneo. La conseguenza è una diminuzione della percentuale di esami superati. «Benché non sia possibile stabilire un nesso diretto con la modalità di preparazione adottata, si tratta di un elemento che merita attenzione nell’analisi complessiva del fenomeno», sottolinea il capo dell’Ufficio tecnico della Sezione della circolazione.

«In linea generale, un periodo di pratica più lungo può favorire una maggiore maturità e consapevolezza alla guida, elementi fondamentali per la sicurezza stradale», indica Cattaneo. «Tuttavia l’efficacia di questa impostazione dipende in modo rilevante dalla qualità e dalla tempestività dell’insegnamento professionale. Per ottenere risultati migliori raccomandiamo di iniziare sin da subito con alcune lezioni con il maestro conducente, così da acquisire fin dall’inizio le corrette basi di guida, e solo successivamente proseguire la preparazione accompagnati dai genitori o da conoscenti. In alternativa – aggiunge il capo dell’Ufficio tecnico – è possibile integrare regolarmente le lezioni con il maestro conducente lungo tutto il periodo di pratica, oppure riprenderle due o tre mesi prima dell’esame pratico, così da consolidare le competenze, correggere eventuali errori e prepararsi al meglio alla prova finale».

La ragione di base per l’introduzione del periodo minimo di pratica prima dei vent’anni era chiara. «La modifica normativa è stata introdotta a livello federale con l’intento di aumentare la sicurezza stradale, consentendo ai giovani di accumulare un’esperienza di guida più estesa e diversificata prima di accedere all’esame pratico. L’idea di fondo – afferma Cattaneo – è che un’esposizione più lunga a differenti condizioni di traffico contribuisca a ridurre il rischio di incidenti nei primi mesi dopo il conseguimento della patente».

Proposte per il presente e il futuro, in collaborazione con Berna

Sul tema del patentino sono arrivate anche altre proposte. «Il Consiglio cantonale dei giovani ha suggerito di ridurre a sei mesi il periodo minimo di pratica per gli allievi conducenti – rileva Cattaneo –. La Sezione della circolazione condivide, in linea di principio, questa posizione, ritenendo che una maggiore flessibilità possa costituire un incentivo positivo per i candidati meritevoli, senza compromettere gli obiettivi di sicurezza stradale». Ma c’è un vincolo importante: «Occorre precisare che la durata minima del periodo di pratica è stabilita dalla legislazione federale e rientra quindi nella competenza esclusiva del legislatore nazionale. Ogni eventuale modifica richiede pertanto un intervento a livello federale». Il capo dell’Ufficio tecnico della Sezione della circolazione ricorda che «in più occasioni abbiamo già evidenziato alle autorità federali alcuni effetti non pienamente funzionali di recenti modifiche normative, auspicando un confronto più approfondito e una maggiore attenzione alle peculiarità delle realtà cantonali». Per quanto riguarda ulteriori cambiamenti in merito all’ottenimento della patente per l’automobile, «a partire dallo scorso 1° luglio gli esami per il conseguimento della patente di categoria B integreranno progressivamente la valutazione dei sistemi di assistenza alla guida. Questi dispositivi – osserva Cattaneo – se utilizzati correttamente possono contribuire a prevenire fino al 50% degli incidenti gravi, migliorando in modo significativo la sicurezza stradale». Non da ultimo, Cattaneo raccomanda che «per questo motivo, è fondamentale che i futuri conducenti ne conoscano il funzionamento e li impieghino in modo consapevole. L’uso corretto di tali sistemi sarà oggetto sia dell’esame teorico sia di quello pratico, con l’obiettivo di formare guidatori in grado di sfruttare appieno le potenzialità offerte dalla tecnologia, viaggiando in maggiore sicurezza, in modo più rilassato e con un’esperienza di guida più piacevole».