Slitta di alcune settimane la convocazione, inizialmente prevista in questo mese di settembre, delle assemblee territoriali dei frontalieri chiamate a esprimersi sulla decisione della Regione Lombardia (dichiarata ai quattro venti da esponenti di primo piano della Lega di Salvini) di introdurre entro la fine dell’anno la contestata (“famigerata”, per le organizzazioni sindacali di categoria) ‘tassa sulla salute’ prevista dalla Legge di Bilancio 2024 (e rinnovata dalla Finanziaria 2025), ma mai entrata in vigore in quanto sulla sua strada ha incontrato numerosi ostacoli. Primo fra tutti il macigno posato da Bellinzona e Coira: quello di non fornire l’elenco dei frontalieri e soprattutto gli stipendi netti percepiti dai lavoratori italiani occupati in Ticino e nei Grigioni. Un ‘no’ netto, ricordiamo, per mancanza di una base legale in grado di giustificare la fornitura di dati sensibili, qual è il reddito dei frontalieri.
Il rinvio delle assemblee è stato deciso lo scorso venerdì pomeriggio a Como, nel corso di una lunga riunione dei consigli sindacali italo-svizzeri (Csir Ticino-Lombardia-Piemonte, Sondrio-Grigioni e Alpi centrali per la provincia autonoma Alto Adige e Grigioni) convocata per discutere dello stato di avanzamento della ‘tassa sulla salute’. A Como erano presenti i rappresentanti delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, Unia, Ocst e Syna. I sindacalisti a Como hanno deciso di chiedere un incontro urgente con la Regione Lombardia, per diradare le nebbie attorno alla proposta avanzata un paio di mesi fa da Massimo Sertori, assessore regionale valtellinese leghista con numerose deleghe fra cui quella dei rapporti con la Confederazione (quanto mai necessari considerato che il Consiglio federale e il mondo imprenditoriale ticinese in più occasioni hanno dichiarato la loro contrarietà alla ‘tassa sulla salute’, anche perché nettamente in contrasto con quanto previsto dall’accordo italo-svizzero, firmato nell’estate 2023 sulla nuova fiscalità dei frontalieri che tassativamente esclude una doppia tassazione).
“Nel corso dell’incontro con l’assessore Sertori abbiamo avuto indicazioni molto generiche, niente di preciso sul quale confrontarci e soprattutto vogliamo chiamare i frontalieri, cioè i diretti interessati, a esprimersi – fanno sapere i sindacati di categoria –. Per noi la proposta avanzata dalla Regione Lombardia è confusa, molto generica. Ci sembra approssimativa. Allora ci era stato detto che il Ministero della sanità, di concerto con quello delle Finanze, stava preparando i decreti attuativi. Per quanto è dato sapere non ci sarebbe ancora nulla di concreto. Forse anche perché i tecnici ministeriali sarebbero alle prese con diversi aspetti di non facile soluzione. Comunque sia, nella riunione di Como abbiamo ribadito che per noi la legge sulla salute è anticostituzionale, per cui siamo pronti a impugnarla davanti alla Corte costituzionale, nel momento in cui dovesse entrare in vigore. Insomma, il ricorso da parte nostra alle carte bollate è scontato”.
Fra i nodi da sciogliere c’è soprattutto quello derivante dal fatto che la Regione Lombardia non dispone del dato più importante, quello negato dalla Svizzera, cioè il reddito netto dei frontalieri, per cui si affida all’autocertificazione. Insomma, intende chiedere ai frontalieri cosa percepiscano, giocando sulla buona fede dei lavoratori. Tanto che la Lombardia stima di introitare 90 milioni di euro, rispetto agli iniziali 130. Il Pirellone nelle scorse settimane ha parlato di controlli, prevedendo salatissime sanzioni (il doppio rispetto alla cifra base dovuta) per chi certificherà il falso o per coloro che non faranno l’autocertificazione. L’unico dato certo è che l’aliquota che la Regione Lombardia intende far pagare ai frontalieri sarà del 3% (poteva arrivare fino al 6), nonché che la ‘tassa sulla salute’ non sarà inferiore ai 30 euro e non superiore ai 200 mensili per nucleo familiare. Ciò significa un balzello annuale compreso fra 360 e 2’400 euro. La sicurezza della Regione Lombardia di introdurre la tassa è tale che il Pirellone ha già elaborato uno schema per raggiungere i frontalieri. Una prima comunicazione passerà dal sito della Regione. È infatti allo studio una campagna informativa sui territori della fascia di confine dove risiedono i frontalieri. Sono poi previsti presidi alle dogane utilizzate dai frontalieri e sui treni transfrontalieri che transitano da Chiasso a Stabio. Ai frontalieri saranno anche consegnate lettere informative. Da segnalare infine che le Regioni Piemonte e Valle d’Aosta e la provincia autonoma Alto Adige continuano a stare alla finestra senza prendere posizione. M.M.